lunedì 3 ottobre 2011

Ragazzi e moneta: perché ostinarsi a insegnare “leggi” inesistenti?

di
Francesco Zanotti


Ho letto la prima puntata di una serie di articoli dedicati, come annuncia Il Sole 24 Ore, "alla stampa del denaro ed alla inflazione”. E’ scritta da un economista autorevole: Fabrizio Galimberti.

Certamente iniziativa lodevole. Ma lasciatemi aggiungere qualche “ma” … e finire con una proposta.

Il primo “ma” è banale: forse sarebbe stato meglio spiegare che il vecchio gioco delle parti tra Banca Centrale e Stato nell’usare il “potere monetario” è, per noi europei, un pizzico complicato dal fatto che vi è la Banca Centrale Europea, ma non un Governo Europeo votato dai cittadini. Ed una banca Centrale un po’ particolare che si è messa a dare suggerimenti (pesanti) agli Stati. Suggerimenti che vengono usati  dai nostri politici come occasione per combattersi … Tutto questo complica ulteriormente il gioco della moneta dall’ illuministica semplicità proposta nell’articolo. Forse ne altera radicalmente le regole …

Il secondo “ma” riguarda la generazione dell’inflazione. Galimberti suggerisce che si crea inflazione solo se i soldi stampati vengono usati per i consumi. Se rimangono all’interno del gioco della finanza, no!
Per la parte che riguarda la finanza, mi sembra una “legge” un po’del tipo “Cicero pro domo sua”. Mi sembra, poi,del tutto non dimostrata per la parte che riguarda noi tutti poveri mortali. Lascio stare la finanza e mi occupo di tutti noi semplici consumatori.
L’esempio che l’Autore propone per illustrare questa parte della legge, non funziona. Egli sostiene che, se si crea una penuria di beni, allora i prezzi aumentano. Ma questo cosa c’entra? Occorre dimostrare che l’aumentare la moneta disponibile crea inflazione quando i beni sono disponibili in abbondanza. Se i beni mancano, l’aumento dei prezzi è creato da questa carenza e non da eccesso di moneta.
Se i beni sono disponibili, l’inflazione aumenta  solo se le persone hanno un desiderio di acquisto infinito di uno stesso bene. Ma dei beni indispensabili la gente ha un bisogno finito. Potete dargli tutti i soldi che volete, ma (per rimanere negli esempi di Galimberti) non comprerà mai eccessi di patate o cipolle tali da alterare i meccanismi del prezzo.
Sto cercando di non essere polemico, ma la tentazione è grande. Come si fa a spacciare per legge un presunto e non dimostrato rapporto di causa ed effetto tra aumento dell’inflazione e aumento dei prezzi? Il prof. Galimberti non ha citato né dati sperimentali, né ha proposto un meccanismo deduttivo. Il suo discorso ha un forte sapore tautologico. Poiché si sostiene che, aumentando la quantità di moneta disponibile, si genera inflazione, allora ecco cosa dovrebbe accadere (gli esempi che cita sono un “dovrebbe accadere” e non un accaduto sperimentale) se si aumenta la quantità di moneta.

Ed arriviamo al terzo “ma” che mi porterà ad un invito. Le leggi dell’economia. Dietro questo articolo esiste l’ideologia delle “leggi dell’economia”. L’economista sta ancora cercando “leggi” che lo tranquillizzino che anche l’economia è una scienza. Le ragioni di questa ricerca? Ad essere benevoli si può dire che l’economista è rimasto ancorato a una visione classica della scienza. A voler pensar male (Andreotti diceva che a pensare male di fa peccato, ma ci si indovina) si può malignare che l’esistenza di leggi dell’economia dia identità e ruolo sociale ad un economista. Se non esistessero, la vita sarebbe un po’più dura.

L’economista sta cercando leggi (che vorrebbe ovviamente universali), ma occorrerebbe dirgli che non esistono leggi universali dell’economia. Non esistono neanche per la fisica (considerata la scienza per antonomasia) dove si sta piano piano scoprendo che il concetto di legge ha senso solo “localmente”. Cioè nel contesto nel quale le leggi sono “scoperte” e verificate. Non solo non esistono leggi economiche universali, ma sembra proprio che non se siano ancora sviluppate neanche di locali. Neanche quando si è cercato di “matematizzare” in ambiti specifici (come i mercati finanziari) non si sono ottenuti risultati particolarmente brillanti.

Ma lascio il terreno della critica ed arrivo alla proposta.
Credo che occorrerebbe dire ai ragazzi di oggi: “Cari ragazzi, per quanto riguarda il problema del concetto di “valore” e le dinamiche degli “scambi” siamo arrivati a una visione del tutto insoddisfacente anche all’interno dell’attuale modello di società. Se poi pensate che dobbiamo assolutamente costruire un nuovo modello di società … allora capite che anche le piccole idee economiche che ci sembrano ancora valide (ma pensandoci bene: quali sono?) possono essere del tutto sbagliate.
Cosa vi lasciamo in eredità? Il fatto che il genere umano può costruire società “positive”. La società che oggi non funziona più (la società industriale) ha funzionato egregiamente nel passato. Oggi essa va superata, ma abbiate la speranza che è possibile farlo. Sentitevi sulle spalle la responsabilità di costruire una nuova società. Ed una nuova economia, se pure questa divisione in dimensioni della società sarà ancora utile nel futuro.
Vi lasciamo in eredità mille “linguaggi”. Tutte le conoscenze che vi proponiamo sono in realtà “linguaggi”: molti, diversi, ricchissimi. Vi faccio un solo esempio (ma davvero in ogni scienza ne trovate): la fisica quantistica. Noi siamo stati capaci di costruire questi linguaggi, ma non di usarli, se non in ambiti molti ristretti. Tocca a voi utilizzarne le potenzialità (ovviamente aggiungendone molti altri) per dialogare e progettare una nuova società."

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.