di
Francesco Zanotti
Ho letto la prima puntata di una serie di articoli dedicati, come annuncia Il Sole 24 Ore, "alla stampa del denaro ed alla inflazione”. E’ scritta da un economista autorevole: Fabrizio Galimberti.
Certamente iniziativa lodevole. Ma lasciatemi aggiungere qualche “ma” … e finire con una proposta.
Il primo “ma” è banale: forse sarebbe stato meglio spiegare che il vecchio gioco delle parti tra Banca Centrale e Stato nell’usare il “potere monetario” è, per noi europei, un pizzico complicato dal fatto che vi è la Banca Centrale Europea, ma non un Governo Europeo votato dai cittadini. Ed una banca Centrale un po’ particolare che si è messa a dare suggerimenti (pesanti) agli Stati. Suggerimenti che vengono usati dai nostri politici come occasione per combattersi … Tutto questo complica ulteriormente il gioco della moneta dall’ illuministica semplicità proposta nell’articolo. Forse ne altera radicalmente le regole …
Il secondo “ma” riguarda la generazione dell’inflazione. Galimberti suggerisce che si crea inflazione solo se i soldi stampati vengono usati per i consumi. Se rimangono all’interno del gioco della finanza, no!
Per la parte che riguarda la finanza, mi sembra una “legge” un po’del tipo “Cicero pro domo sua”. Mi sembra, poi,del tutto non dimostrata per la parte che riguarda noi tutti poveri mortali. Lascio stare la finanza e mi occupo di tutti noi semplici consumatori.
L’esempio che l’Autore propone per illustrare questa parte della legge, non funziona. Egli sostiene che, se si crea una penuria di beni, allora i prezzi aumentano. Ma questo cosa c’entra? Occorre dimostrare che l’aumentare la moneta disponibile crea inflazione quando i beni sono disponibili in abbondanza. Se i beni mancano, l’aumento dei prezzi è creato da questa carenza e non da eccesso di moneta.
Se i beni sono disponibili, l’inflazione aumenta solo se le persone hanno un desiderio di acquisto infinito di uno stesso bene. Ma dei beni indispensabili la gente ha un bisogno finito. Potete dargli tutti i soldi che volete, ma (per rimanere negli esempi di Galimberti) non comprerà mai eccessi di patate o cipolle tali da alterare i meccanismi del prezzo.
Sto cercando di non essere polemico, ma la tentazione è grande. Come si fa a spacciare per legge un presunto e non dimostrato rapporto di causa ed effetto tra aumento dell’inflazione e aumento dei prezzi? Il prof. Galimberti non ha citato né dati sperimentali, né ha proposto un meccanismo deduttivo. Il suo discorso ha un forte sapore tautologico. Poiché si sostiene che, aumentando la quantità di moneta disponibile, si genera inflazione, allora ecco cosa dovrebbe accadere (gli esempi che cita sono un “dovrebbe accadere” e non un accaduto sperimentale) se si aumenta la quantità di moneta.
Ed arriviamo al terzo “ma” che mi porterà ad un invito. Le leggi dell’economia. Dietro questo articolo esiste l’ideologia delle “leggi dell’economia”. L’economista sta ancora cercando “leggi” che lo tranquillizzino che anche l’economia è una scienza. Le ragioni di questa ricerca? Ad essere benevoli si può dire che l’economista è rimasto ancorato a una visione classica della scienza. A voler pensar male (Andreotti diceva che a pensare male di fa peccato, ma ci si indovina) si può malignare che l’esistenza di leggi dell’economia dia identità e ruolo sociale ad un economista. Se non esistessero, la vita sarebbe un po’più dura.
L’economista sta cercando leggi (che vorrebbe ovviamente universali), ma occorrerebbe dirgli che non esistono leggi universali dell’economia. Non esistono neanche per la fisica (considerata la scienza per antonomasia) dove si sta piano piano scoprendo che il concetto di legge ha senso solo “localmente”. Cioè nel contesto nel quale le leggi sono “scoperte” e verificate. Non solo non esistono leggi economiche universali, ma sembra proprio che non se siano ancora sviluppate neanche di locali. Neanche quando si è cercato di “matematizzare” in ambiti specifici (come i mercati finanziari) non si sono ottenuti risultati particolarmente brillanti.
Ma lascio il terreno della critica ed arrivo alla proposta.
Credo che occorrerebbe dire ai ragazzi di oggi: “Cari ragazzi, per quanto riguarda il problema del concetto di “valore” e le dinamiche degli “scambi” siamo arrivati a una visione del tutto insoddisfacente anche all’interno dell’attuale modello di società. Se poi pensate che dobbiamo assolutamente costruire un nuovo modello di società … allora capite che anche le piccole idee economiche che ci sembrano ancora valide (ma pensandoci bene: quali sono?) possono essere del tutto sbagliate.
Cosa vi lasciamo in eredità? Il fatto che il genere umano può costruire società “positive”. La società che oggi non funziona più (la società industriale) ha funzionato egregiamente nel passato. Oggi essa va superata, ma abbiate la speranza che è possibile farlo. Sentitevi sulle spalle la responsabilità di costruire una nuova società. Ed una nuova economia, se pure questa divisione in dimensioni della società sarà ancora utile nel futuro.
Vi lasciamo in eredità mille “linguaggi”. Tutte le conoscenze che vi proponiamo sono in realtà “linguaggi”: molti, diversi, ricchissimi. Vi faccio un solo esempio (ma davvero in ogni scienza ne trovate): la fisica quantistica. Noi siamo stati capaci di costruire questi linguaggi, ma non di usarli, se non in ambiti molti ristretti. Tocca a voi utilizzarne le potenzialità (ovviamente aggiungendone molti altri) per dialogare e progettare una nuova società."
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