di
Francesco Zanotti
Sul supplemento domenicale del Sole 24 Ore di domenica 9 ottobre 2011, in prima pagina, è pubblicato un articolo su Alan Turing, a firma di Daniel Dennet.
Credo che nel leggerlo molti esperti di epistemologia, matematica, intelligenza artificiale ed altri siano saltati sulla sedia dalla sorpresa ed abbiano provato, nel contempo, una profonda tristezza.
E’ un articolo ideologico e scientificamente non informato.
Obiettivo del mio post è quello di dimostrare queste affermazioni.
E, poi, di farmi e di fare pubblicamente qualche inevitabile domanda sulle politiche editoriali che guidano la preparazione dell’inserto domenicale del Sole 24 Ore.
In sintesi, il Prof. Dennet sostiene che verrà un giorno in cui vi saranno macchine così veloci da arrivare ad avere una intelligenza superiore a quella dell’uomo.
Per evidenziare l’inconsistenza scientifica di questa tesi citerò autorevolissimi autori (Turing stesso) che sostengono la tesi opposta: che la mente umana non è algoritmica e che, quindi, non può essere né simulata, né tanto meno superata da un computer digitale.
Inizio da un fisico (il Prof. Ignazio Licata) che nel suo libro “La logica aperta della mente” illustra chiarissimamente e dettagliatamente che la mente umana non può essere solo algoritmica. Invito il Prof. Dennet e coloro che hanno scelto di pubblicare questo articolo, meta-comunicando (con enfasi, visto che non si fa alcun accenno a diffusissime tesi opposte) che esso racconta una verità scientifica, a leggere attentamente questo libro.
Leggo la pagina 23 della prefazione del libro citato: “A dispetto dei suoi numerosi successi tecnologici, l’insegnamento più grande delle ‘menti artificiali’ è quello di mostrare le profonde differenze tra i processi cognitivi umani e quelli artificiali."
Ma non mi fermo al Prof. Licata. Anche se nel suo libro egli propone una vastissima letteratura a sostegno delle sue tesi. Mille altri autori (fisici, biologi, neuroscienziati) sostengono tesi simili alle sue.
Voglio citare ancora solo Stuart Kaufman, autore che non dovrebbe avere bisogno di presentazione. Egli nel suo libro (edizione italiana) “Reinventare il sacro”, a pagina 185, scrive “Non abbiamo una teoria della mente umana e men che meno una teoria adeguata che dimostri la sua natura algoritmica”.
Finisco con una frase pronunciata da Alan Turing nella conferenza tenuta il 20 febbraio 1947 alla London Mathematical Society “… se si aspetta che la macchina sia infallibile, allora non può essere anche intelligente”. La frase è riportata nel libro citato del Prof. Licata a pag. 107.
Provo a sintetizzare le opinioni precedentemente citate in una sintesi che mi piacerebbe discutere sia con il Prof. Dennet sia con chi ha scelto di pubblicare il suo articolo: la mente non è (solo) una "macchina veloce", una "cosa", ma un processo di accoppiamento con il mondo, impossibile dunque da "zippare" in un algoritmo.
Credo che tutto quanto detto basti a dimostrare che la tesi che il Prof. Dennet spaccia per verità scientifica, non solo non è dimostrata, ma vi è un crescente consenso sul fatto che sia una tesi errata. Come minimo, almeno, da non assolutizzare.
Ma se è così, ecco il problema chiave che voglio proporre: perché Il Sole 24 Ore propone ai suoi lettori le tesi del Prof. Dennet come verità scientifica, senza alcun dubbio o contraddittorio?
E voglio aggiungere: perché sceglie questo modo per aprire la strada alla celebrazione, nel 2012, del centenario della nascita di Turing, invece di avviare un serio ed approfondito dibattito sulla scienza e la ricerca?
Io non tento di dare una risposta. Ma credo che Il Sole 24 Ore dovrebbe darla. E i suoi lettori dovrebbero chiederla.
Mi è balzato subito all'occhio la grossolanità dell'intervento di Dennet, fin dall'affermazione iniziale: "È possibile inventare un'unica macchina che può essere usata per computare qualsiasi sequenza computabile" (Turing 1936).
RispondiEliminaVerissimo, ma se dobbiamo far giustizia al lavoro di Turing e al suo genio bisognerebbe continuare ricordando che lui stesso ha dimostrato (o meglio prima di lui Godel) che non tutte le sequenze sono computabili.
Perchè allora questa affermazione di Dennet?
In USA ferve da tempo il dibattito, sterile e puerile ai nostri occhi europei, tra creazionismo ed evoluzionismo, pro e contro Dio creatore dell'Universo. Vi sono vere e proprie battagli ideologiche nelle scuole, molte delle quali sono chiamate ad esprimersi su questo tema in maniera chiara per poter permettere ai genitori di scegliere il contesto che meno disturba le loro opinioni.
Ritengo proprio che l'articolo sia un azzardato e pericoloso contorsionismo intellettuale di Dennet a favore del costruzionismo di cui, evidentemente, è un appassionato supporter.
Ecco allora che, Dennet a parte, diventa ancora più grave l' ignoranza del Sole24ore che non è capace di distinguere, nella incondizionata e provinciale piaggeria anglofila che spesso lo contraddistingue, una tesi scientifica, per quanto discutibile come tutte le cose della scienza, da una "baruffa chiozzotta" tra comari d'oltreoceano.
Incomprensibile e puerile all'occhio attento e non sprovveduto del lettore domenicale del quotidiano rosa.