giovedì 13 ottobre 2011

Il Sole 24 Ore ed Alan Turing: perché “confondere” i lettori?

di
Francesco Zanotti


Sul supplemento domenicale del Sole 24 Ore di domenica 9 ottobre 2011, in prima pagina, è pubblicato un articolo su Alan Turing, a firma di Daniel Dennet.

Credo che nel leggerlo molti esperti di epistemologia, matematica, intelligenza artificiale ed altri siano saltati sulla sedia dalla sorpresa ed abbiano provato, nel contempo, una profonda tristezza.
E’ un articolo ideologico e scientificamente non informato.

Obiettivo del mio post è quello di dimostrare queste affermazioni.
E, poi, di farmi e di fare pubblicamente qualche inevitabile domanda sulle politiche editoriali che guidano la preparazione dell’inserto domenicale del Sole 24 Ore.


In sintesi, il Prof. Dennet sostiene che verrà un giorno in cui vi saranno macchine così veloci da arrivare ad avere una intelligenza superiore a quella dell’uomo.

Per evidenziare l’inconsistenza scientifica di questa tesi citerò autorevolissimi autori (Turing stesso) che sostengono la tesi opposta: che la mente umana non è algoritmica e che, quindi, non può essere né simulata, né tanto meno superata da un computer digitale.

Inizio da un fisico (il Prof. Ignazio Licata) che nel suo libro “La logica aperta della mente” illustra chiarissimamente e dettagliatamente che la mente umana non può essere solo algoritmica. Invito il Prof. Dennet e coloro che hanno scelto di pubblicare questo articolo, meta-comunicando (con enfasi, visto che non si fa alcun accenno a diffusissime tesi opposte) che esso racconta una verità scientifica, a leggere attentamente questo libro.

Leggo la pagina 23 della prefazione del libro citato: “A dispetto dei suoi numerosi successi tecnologici, l’insegnamento più grande delle ‘menti artificiali’ è quello di mostrare le profonde differenze tra i processi cognitivi umani e quelli artificiali."

Ma non mi fermo al Prof. Licata. Anche se nel suo libro egli propone una vastissima letteratura a sostegno delle sue tesi. Mille altri autori (fisici, biologi, neuroscienziati) sostengono tesi simili alle sue.

Voglio citare ancora solo Stuart Kaufman, autore che non dovrebbe avere bisogno di presentazione. Egli nel suo libro (edizione italiana) “Reinventare il sacro”, a pagina 185, scrive “Non abbiamo una teoria della mente umana e men che meno una teoria adeguata che dimostri la sua natura algoritmica”.

Finisco con una frase pronunciata da Alan Turing nella conferenza tenuta il 20 febbraio 1947 alla London Mathematical Society “… se si aspetta che la macchina sia infallibile, allora non può essere anche intelligente”. La frase è riportata nel libro citato del Prof. Licata a pag. 107.

Provo a sintetizzare le opinioni precedentemente citate in una sintesi che mi piacerebbe discutere sia con il Prof. Dennet sia con chi ha scelto di pubblicare il suo articolo: la mente non è (solo) una "macchina veloce", una "cosa", ma un processo di accoppiamento con il mondo, impossibile dunque da "zippare" in un algoritmo.

Credo che tutto quanto detto basti a dimostrare che la tesi che il Prof. Dennet spaccia per verità scientifica, non solo non è dimostrata, ma vi è un crescente consenso sul fatto che sia una tesi errata. Come minimo, almeno, da non assolutizzare.
Ma se è così, ecco il problema chiave che voglio proporre: perché Il Sole 24 Ore propone ai suoi lettori le tesi del Prof. Dennet come verità scientifica, senza alcun dubbio o contraddittorio?
E voglio aggiungere: perché sceglie questo modo per aprire la strada alla celebrazione, nel 2012, del centenario della nascita di Turing, invece di avviare un serio ed approfondito dibattito sulla scienza e la ricerca?

Io non tento di dare una risposta. Ma credo che Il Sole 24 Ore dovrebbe darla. E i suoi lettori dovrebbero chiederla.

1 commento:

  1. Mi è balzato subito all'occhio la grossolanità dell'intervento di Dennet, fin dall'affermazione iniziale: "È possibile inventare un'unica macchina che può essere usata per computare qualsiasi sequenza computabile" (Turing 1936).
    Verissimo, ma se dobbiamo far giustizia al lavoro di Turing e al suo genio bisognerebbe continuare ricordando che lui stesso ha dimostrato (o meglio prima di lui Godel) che non tutte le sequenze sono computabili.

    Perchè allora questa affermazione di Dennet?
    In USA ferve da tempo il dibattito, sterile e puerile ai nostri occhi europei, tra creazionismo ed evoluzionismo, pro e contro Dio creatore dell'Universo. Vi sono vere e proprie battagli ideologiche nelle scuole, molte delle quali sono chiamate ad esprimersi su questo tema in maniera chiara per poter permettere ai genitori di scegliere il contesto che meno disturba le loro opinioni.
    Ritengo proprio che l'articolo sia un azzardato e pericoloso contorsionismo intellettuale di Dennet a favore del costruzionismo di cui, evidentemente, è un appassionato supporter.

    Ecco allora che, Dennet a parte, diventa ancora più grave l' ignoranza del Sole24ore che non è capace di distinguere, nella incondizionata e provinciale piaggeria anglofila che spesso lo contraddistingue, una tesi scientifica, per quanto discutibile come tutte le cose della scienza, da una "baruffa chiozzotta" tra comari d'oltreoceano.
    Incomprensibile e puerile all'occhio attento e non sprovveduto del lettore domenicale del quotidiano rosa.

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.