mercoledì 24 agosto 2011

Mi fate parlare un po’ di scienza?


di
Francesco Zanotti

Brevemente … perché è interessante e perché mi permette di fare un discorso generale sul fare scienza.

L’occasione è l’articolo di Eduardo Boncinelli sul Corriere di oggi (pag. 37) dal titolo “Il vero albero (laico) della vita”.

E’ un articolo che propone un visione duramente riduzionista della scienza. Il problema non è se questa visione sia giusta o sbagliata. Il problema è che viene spacciata come l’unica possibile. E questo non è vero! Ve ne sono altre che portano a conclusioni opposte di quella proposte da Boncinelli.

Non voglio tediare il lettore con disquisizioni scientifiche. Solo qualche cenno.
Egli considera metafisicamente decisivo che sia la materia animata sia quella inanimata siano fatte delle stesse “cose”, tanto da arrivare ad usare l’aggettivo laico per definire questa scoperta, quasi che essa togliesse legittimità ad ogni discorso religioso. Ora, le obiezioni esistenti alla sua “ideologia” sono moltissime. Il fatto che materia animata e materia inanimata siano fatte delle stesse cose, non significa che siano ontologicamente uguali. La loro diversità radicale può essere data dal fatto che le cose di cui sono fatte si sono organizzate diversamente fino a far emergere, nella materia vivente, “prestazioni” che non sono riducibili alle proprietà delle singole parti di sui sono costituite. Questa obiezione non è una mia scoperta, ma è nota ed arcinota.
Ma ve ne è un’altra più “divertente”: certamente è vero che la materia vivente e non vivente sono fatte delle stesse cose. Il problema è che non sappiamo quali siano. Ma dai, mi dirà qualcuno, ma sono fatte di protoni, neutroni ed elettroni … Certo, ma non sono questi gli elementi ultimi: sono strutture complesse. E si vuole veramente dimostrare che si può comprendere il mondo attraverso i suoi componenti elementari, occorre andare a scovarli e scoprire le leggi che li governano. Cosa che siamo lontanissimi dall’aver fatto. I protoni e i neutroni sono fatti di quark che, però, non hanno la caratteristica fondamentale che un riduzionista deve trovare in essi per poter dire che ha scoperto le componenti ultime del mondo. La caratteristica che manca loro è che non stanno mai da soli. Di più: non hanno senso da soli. Forse i quark sono fatti di stringhe che si sviluppano in nove/dieci dimensioni. Ma solo “forse”, tanto “forse”.
Infine, certo la materia è fatta di protoni elettroni e neutroni. Ma quella che conosciamo. Peccato che essa sia solo il 4% della materia presente nell’universo, almeno se diamo retta alle visione del mondo proposta dalla Teoria Generale della Relatività.

Vi sono poi altre obiezioni evidenti al suo discorso. La prima è che il mondo non è calcolabile. Ecco Boncinelli non usa questa espressione, ma quando suggerisce che il mondo è comprensibile partendo dalle condizioni inziali e dalle leggi fondamentali sostiene che è comprensibile attraverso quel “calcolare” che è egregiamente compiuto dal computer digitale. Quasi letteralmente quanto sosteneva Laplace nel ‘700 e che, per usare un eufemismo, è stato da tempo giudicato ingenuo.

La seconda è che, in realtà, non conosciamo le leggi fondamentali che governano la materia. La teoria del tutto è cercata spasmodicamente, ma non è ancora stata trovata. E, secondo me, non lo sarà mai per la buona ragione che non esistono leggi universali della natura. Per inciso, tanto meno esistono leggi generali dell’economia e dei sistemi umani in genere.

A me piacerebbe avere una risposta a queste obiezioni, ma non è scatenare questo tipo di dibattiti che mi interessa prioritariamente. Il tema che mi interessa, la meta obiezione che voglio proporre è che conoscenze che hanno mille obiezioni (conosciute, straconosciute) vengono spacciate come verità assolute. E queste verità vengono, in un modo che giudico subdolo,  definite laiche. Quasi a dire: vedi che la scienza (il tipo di scienza che racconta Boncinelli, correggo io) spiega tutto?

In sintesi, credo non si possa condividere un articolo che vende come assolute idee che non lo sono. E che, per di più, da queste idee assolute ricava considerazione filosofiche che, proprio perché sono fondate su verità assolute, sono assolute anch’esse. Ma davvero Dio fa così paura?  

Ma voglio andare al di là. E lo faccio con una espressione semplicissima: riprendiamoci in mano la scienza. E più in generale, la conoscenza. Non accettiamo più che esitano scienziati che ci spacciano per verità assolute idee che non lo sono, solo per paura di Dio o perché queste “verità” fanno guadagnare loro un sacco di soldi (è il caso di Craig Venter, sì, quello del genoma). Tanto meno accettiamo che esistano scienziati sociali che ci spaccino per naturali leggi economiche che sono solo banali sovrastrutture nelle quali abbiamo ingabbiato l’agire umano. E che potremmo cambiare (dovremmo farlo) domani mattina.

Riprendiamoci in mano la scienza e la conoscenza: è il passo fondamentale per riprenderci in mano la nostra vita dalle macerie di una crisi che, secondo me, è stata generata proprio dall’abdicare agli specialisti questa nostra vita.

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.