Il discorso di domenica di Papa Benedetto XVI è stato accolto con grande sorpresa dal mondo laico. Con meno sorpresa, ma certo non con indifferenza dal mondo cattolico.
Si tratta di un messaggio contenutisticamente importante che si unisce a quello di tutti coloro che stanno tentando di dire che la crisi scatenatasi due anni fa, non è frutto di una grave, ma localizzata crisi finanziaria. Ma è solo il sintomo di una crisi complessiva che richiede un vero e proprio cambio di civiltà.
“Io credo, invece, che la crisi finanziaria sia stata il classico “piovere sul bagnato”. Ma poiché è stato uno scrosciare intenso ed improvviso, ci siamo dimenticati che stavamo già ben bene impantanati … Infatti, non una, ma mille altre crisi, stanno affliggendo da tempo l’uomo (tutti gli uomini della terra senza distinzione di sesso, età, religione, origine e quant’altro), gli attori collettivi (economici, sociali, politici, istituzionali e culturali, locali, nazionali ed internazionali) e la natura.
Siamo immersi in una ecologia di tante crisi che si sovrappongono, intrecciano, si aggravano reciprocamente. Esse generano un disagio (materiale ed esistenziale) profondo e crescente sia nell’uomo che nella natura.
Il disagio profondo c’era prima della crisi finanziaria. Essa l’ha certamente aggravato. Oggi, quando la crisi finanziaria sembra attenuarsi (ma è una illusione perché appena sembra sciogliersi, poi, si ripropone immediatamente in mille nuove versioni), questo disagio profondo si guarda bene dallo scomparire, ma continua a crescere, giorno dopo giorno.”
Partendo da questi presupposti, la prima riflessione che viene in mente è che uno dei “valori” che la politica persegue, gli economisti osannano e i media ripetono pappagallescamente, è assolutamente sciocco. Parlo del “valore” della stabilità. Qualcuno riesce a spiegarmi come sia possibile iniziare il grande cambiamento di civiltà necessario, mentre tutta la classe dirigente politica, economica ed istituzionale persegue il “valore” della stabilità?
Ma lasciamo questa pur doverosa, polemica ed andiamo avanti. Come costruire una nuova civiltà? Forse preferirei usare l’espressione più modesta di una “nuova società”…
Innanzitutto, osservando che il discorso del Papa rivela che la convinzione che sia necessario costruire una nuova società è diffusa in tutta la vasta Comunità dei credenti.
Mi scuso per il piccolo intermezzo teologico che mi permetto di fare. Ma è indispensabile per capire quanto profondo significato comunitario abbia il discorso del Papa. La vulgata comune vede la Chiesa Cattolica come una Comunità ideologica, fondata su Dogmi indiscutibili. La Chiesa è, invece, una Comunità in cammino verso la Verità. Oggi ne possiede solo frammenti (le poche affermazioni che la Chiesa considera Dogma) che, con l’assistenza dello Spirito, fa crescere ogni giorno nell’imitazione di Cristo. Allora, la parola del Papa è la sintesi (il Papa è il Protagonista di questa sintesi) ex post di questo cammino. Il Dogma è l’espressione della sintesi che la Chiesa Docente opera sull’esperienza di vita, tra Cristo e lo Spirito, della Comunità ecclesiale. L’ultimo Dogma proclamato dalla Chiesa Cattolica (Maria Assunta in cielo, Pio XII, primi anni ’50) è fondato proprio sul fatto che, se la Comunità cattolica, ispirata dallo Spirito nel suo verso l’incontro con Cristo Verità alla fine della storia, ha da sempre creduto spontaneamente che Maria è stata Assunta in cielo, questo deve essere per forza vero.
Se è diffuso in tutta la comunità dei credenti, la stessa comunità è certamente un alleato forte, deciso, ispirato per costruire questa nuova società che è indispensabile. Non siamo soli.
Se tanti sono uniti nel voler concretamente e profondamente cambiare il mondo, allora la domanda “Come fare?” diventa sempre più forte, urgente …
Ecco la mia proposta. Non è la descrizione di come io penso debba essere una nuova società. Ma è la proposta di un cammino per arrivarci. E il cammino ha l’Expo 2015 come Evento simbolo.
L’Expo 2015 propone il tema chiave dell’alimentazione. La soluzione a questo problema non può essere tecnica, ma deve essere l’ologramma di una nuova società.
Allora, il processo di preparazione dell’Expo deve essere un tempo nel quale viene a formarsi l’immagine della nuova società che riuscirà a sfamare tutti i suoi membri.
Ma da dove partire? Io credo che occorra riflettere sul fondamento ultimo della società industriale e cambiare quello. Il fondamento ultimo della società industriale è costituito dalla prima “edizione” del pensiero scientifico che Galileo ha riassunto nella famosa espressione “Sensate Esperienze e certe dimostrazioni”. Per cambiare la società industriale è necessario sostituire questo fondamento. Nel corso degli ultimi due secoli sono emersi frammenti di una seconda “edizione” del pensiero scientifico, ma non ancora una sintesi compiuta. Questi frammenti indicano che il nuovo pensiero scientifico non si contrapporrà più al pensiero mistico-religoso, ma risuonerà con esso in una nuova sinfonia umana.
Allora, il primo passo dell’Expo 2015 potrebbe essere quello di organizzare un Expo della Conoscenza a livello mondale che dovrebbe raccogliere tutti questi frammenti di una nuova visione del mondo, tentandone una sintesi.
Questo Expo della Conoscenza fornirebbe alla costruzione dei contenuti dell’Expo la materia prima indispensabile.
Faccio un solo, piccolo esempio, ma mille altri potrebbero essere proposti. Si è deciso di costruire cinque padiglioni ognuno dei quali rappresenta uno degli ecosistemi fondamentali del pianeta terra. Credo che sarebbe possibile ascoltare uno dei frammenti del nuovo pensiero scientifico rappresentato dall’ipotesi Gaia formulata dal James Lovelock nel 1979. Essa immagina la Terra come un unico organismo vivente. Allora i cinque padiglioni potrebbero trovare una loro sintesi in un padiglione dedicato a Gaia. La prospettiva di Gaia permetterebbe di pensare con nuovo spirito al problema dell’alimentazione.
Un Expo della Conoscenza farebbe, anche immediatamente, di Milano il luogo dove inizia la riprogettazione complessiva della nuova società prossima ventura. L’Expo 2015 ne sarebbe l’Evento Simbolo, ma il cammino non si fermerebbe con l’Expo, ma proseguirebbe senza soluzione di continuità. Fino a creare una vera e nuova economia della conoscenza, che avrebbe come suo baricentro la città di Milano.
Che ne pensano di tutto questo tutti coloro che, con buona volontà, stanno tentando di sillabare, balbettando, la storia di un nuovo mondo?
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