martedì 30 novembre 2010

Fazio, Saviano, Paolo Mieli, la riforma della scuola … un discorso difficile


Chi mi dà una mano?
Ieri sera (29 novembre 2010) ho visto la trasmissione di Fazio e Saviano: "Vieni via con me". Emotivamente forte, anche se forse malinconica, un po’ troppo intimista nella prima parte. Di forte denuncia nella seconda. Dopo aver visto la seconda parte, la denuncia mi è parso fosse risuonata anche nella prima.
Appena prima, avevo ascoltato le notizie dei telegiornali che hanno raccontato delle battaglie degli studenti che denunciavano con azioni (giustamente) goliardiche e con slogan incisivi i guasti della Riforma Gelmini.
Prima di addormentarmi, sono riuscito a comprendere la ragione del disagio che tutto questo denunciare mi lasciava. Non era certo per il fatto che le denunce fossero sbagliate. Soprattutto quella di Saviano era puntuale, credo difficilmente discutibile. Era il fatto che, in questi ultimi 40 anni, abbiamo vissuto solo di denunce. Io sono della generazione del ’68, esperta in denunce. E alle denunce non sono mai seguite proposte all’altezza (eticamente e concretamente) delle denunce stesse.
Poi, stamattina ho letto l’opinione di Francesco Giavazzi (non certo filo governativo) sul Corriere della Sera, a riguardo della riforma della scuola. In sostanza, ha sostenuto che vi è denuncia e denuncia. A suo avviso, quella degli studenti era... poco approfondita.
Sullo stesso Corriere, ho letto un articolo di Paolo Mieli che presentava due libri  trasgressivi. Il primo: “Il Malaffare” di Carlo Alberto Brioschi. Il secondo: “Le virtu’ discrete della corruzione” di Gaspar Koening. Nell’articolo, Mieli racconta molti fatti della storia che stanno a dimostrate che la barriera tra etica e non etica è molto sottile. Il più impressionante è, però, quanto riferisce Hanna Arendt  (chi non ha letto i suoi splendidi libri scritti con Toni Negri?)  sulla profonda convinzione di Heicmann  (il criminale nazista) di “esibire un atteggiamento etico dettato non dal fanatismo, ma dalla sua stessa coscienza.”.
Mettendo insieme le impressioni della sera e le letture del mattino, mi sono deciso a scrivere questo post. Pur con la consapevolezza che il rischio che sia male interpretato (perché, ad esempio, mi sono espresso male) è grandissimo.
L’ho scritto per sostenere cosa?
Appunto, un discorso difficile. Dopo quarantanni di denuncia, penso sia certamente il caso di ripensare alla pratica del denunciare con l’accetta, separando con incrollabile certezza il bene dal male, con la convinzione di essere  ovviamente sempre dalla parte del bene.
Ma, soprattutto, penso che sia davvero venuta la stagione della proposta. E qui il discorso si fa ancora più difficile. Perché la proposta non può essere solo eliminare i cattivi. Oramai servono proposte per un nuovo modello di società. Non solo desiderato, ma specificato: quale uomo, quale economia, quale società, quale cultura, quale natura.
Questo tipo di proposte (ed il discorso si fa sempre più difficile) possono nascere solo da una nuova visione del mondo…
Ora, in questi ultimi decenni si sta sviluppando un Evento Epocale Continuativo che, pian piano, sta costruendo una  nuova visione del mondo che può essere il linguaggio essenziale per costruire un nuovo mondo, una nuova società. Questo Evento sta passando completamente sotto silenzio.
Credo che, per poter uscire da una pratica antica di sola denuncia e per superare le tentazioni di proposte del tipo “Cicero pro domo mea” (mandiamo tutti a casa o in galera e mettiamo noi al loro posto), sia necessario portare alla luce questo grande processo di creazione sociale di una nuova visione del mondo, metterne a disposizione delle classi dirigenti i suoi risultati e portarlo avanti tutti insieme.
Ripeto la proposta con un linguaggio più semplice, anche se rischia di essere banale. Oggi, indossiamo tutti occhiali che si stanno rigando ed appannando. Dobbiamo indossarne altri, luminosi e splendenti.
Dobbiamo indossarli e continuare a tessere la nuova visione del mondo che sta nascendo.
Con questi nuovi occhiali, continueremo a vedere chiaro tutto quello che c’è da denunciare, ma non rimarremo ancorati solo alla denuncia, rischiando di dover trovare qualcosa da denunciare solo per dimostrare di esistete. Troveremo il coraggio della proposta. E ne nasceranno proposte decisive per superare tutti i conflitti che stanno accelerando il declino della società industriale.
In un mio post passato (Ho ascoltato l'intervista di Marchionne) esemplifico come, partendo da questa nuova nascente visione del mondo, sia possibile costruire proposte che risolvono la sfida del lavoro intorno alla quale si stanno addensando oggi solo nubi di conflitti.
In altri post, ho descritto iniziative che possono diffondere, completare concretizzare la visione del mondo necessaria a costruire una nuova società. Le ho chiamate Expo della Conoscenza. Esiste anche un libercolo scaricabile dal sito che descrive la proposta di un Expo della conoscenza.

Chi mi da una mano a completare e diffondere queste idee, queste proposte?

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.