Ieri sera (29 novembre 2010) ho visto la trasmissione di Fazio e Saviano: "Vieni via con me". Emotivamente forte, anche se forse malinconica, un po’ troppo intimista nella prima parte. Di forte denuncia nella seconda. Dopo aver visto la seconda parte, la denuncia mi è parso fosse risuonata anche nella prima.
Appena prima, avevo ascoltato le notizie dei telegiornali che hanno raccontato delle battaglie degli studenti che denunciavano con azioni (giustamente) goliardiche e con slogan incisivi i guasti della Riforma Gelmini.
Prima di addormentarmi, sono riuscito a comprendere la ragione del disagio che tutto questo denunciare mi lasciava. Non era certo per il fatto che le denunce fossero sbagliate. Soprattutto quella di Saviano era puntuale, credo difficilmente discutibile. Era il fatto che, in questi ultimi 40 anni, abbiamo vissuto solo di denunce. Io sono della generazione del ’68, esperta in denunce. E alle denunce non sono mai seguite proposte all’altezza (eticamente e concretamente) delle denunce stesse.
Sullo stesso Corriere, ho letto un articolo di Paolo Mieli che presentava due libri trasgressivi. Il primo: “Il Malaffare” di Carlo Alberto Brioschi. Il secondo: “Le virtu’ discrete della corruzione” di Gaspar Koening. Nell’articolo, Mieli racconta molti fatti della storia che stanno a dimostrate che la barriera tra etica e non etica è molto sottile. Il più impressionante è, però, quanto riferisce Hanna Arendt (chi non ha letto i suoi splendidi libri scritti con Toni Negri?) sulla profonda convinzione di Heicmann (il criminale nazista) di “esibire un atteggiamento etico dettato non dal fanatismo, ma dalla sua stessa coscienza.”.
Mettendo insieme le impressioni della sera e le letture del mattino, mi sono deciso a scrivere questo post. Pur con la consapevolezza che il rischio che sia male interpretato (perché, ad esempio, mi sono espresso male) è grandissimo.
L’ho scritto per sostenere cosa?
Appunto, un discorso difficile. Dopo quarantanni di denuncia, penso sia certamente il caso di ripensare alla pratica del denunciare con l’accetta, separando con incrollabile certezza il bene dal male, con la convinzione di essere ovviamente sempre dalla parte del bene.
Ma, soprattutto, penso che sia davvero venuta la stagione della proposta. E qui il discorso si fa ancora più difficile. Perché la proposta non può essere solo eliminare i cattivi. Oramai servono proposte per un nuovo modello di società. Non solo desiderato, ma specificato: quale uomo, quale economia, quale società, quale cultura, quale natura.
Questo tipo di proposte (ed il discorso si fa sempre più difficile) possono nascere solo da una nuova visione del mondo…
Ora, in questi ultimi decenni si sta sviluppando un Evento Epocale Continuativo che, pian piano, sta costruendo una nuova visione del mondo che può essere il linguaggio essenziale per costruire un nuovo mondo, una nuova società. Questo Evento sta passando completamente sotto silenzio.
Credo che, per poter uscire da una pratica antica di sola denuncia e per superare le tentazioni di proposte del tipo “Cicero pro domo mea” (mandiamo tutti a casa o in galera e mettiamo noi al loro posto), sia necessario portare alla luce questo grande processo di creazione sociale di una nuova visione del mondo, metterne a disposizione delle classi dirigenti i suoi risultati e portarlo avanti tutti insieme.
Ripeto la proposta con un linguaggio più semplice, anche se rischia di essere banale. Oggi, indossiamo tutti occhiali che si stanno rigando ed appannando. Dobbiamo indossarne altri, luminosi e splendenti.
Dobbiamo indossarli e continuare a tessere la nuova visione del mondo che sta nascendo.
Con questi nuovi occhiali, continueremo a vedere chiaro tutto quello che c’è da denunciare, ma non rimarremo ancorati solo alla denuncia, rischiando di dover trovare qualcosa da denunciare solo per dimostrare di esistete. Troveremo il coraggio della proposta. E ne nasceranno proposte decisive per superare tutti i conflitti che stanno accelerando il declino della società industriale.
In un mio post passato (Ho ascoltato l'intervista di Marchionne) esemplifico come, partendo da questa nuova nascente visione del mondo, sia possibile costruire proposte che risolvono la sfida del lavoro intorno alla quale si stanno addensando oggi solo nubi di conflitti.
In altri post, ho descritto iniziative che possono diffondere, completare concretizzare la visione del mondo necessaria a costruire una nuova società. Le ho chiamate Expo della Conoscenza. Esiste anche un libercolo scaricabile dal sito che descrive la proposta di un Expo della conoscenza.
Chi mi da una mano a completare e diffondere queste idee, queste proposte?
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