di
Francesco Zanotti
Oggi sul Corriere della Sera Massimiliano Del Barba
racconta le imprese fanno progettare i prodotti ai clienti. Co-creazione, la
chiamano. E’ un caso particolare di un processo più generale di costruzione
sociale del futuro …
“Sono sempre più le community
di consumatori a decidere dove indirizzare ricerca e sviluppo” è il sottotitolo
dell’articolo di Massimiliano del Barba. E il suo articolo racconta di numerose
imprese di bene di utilizzo individuale che seguono questa strada usando social
network ed Eventi.
Si tratta di un metodo
generalizzabile? Io dico che si tratta di un metodo che deve essere
generalizzato. Deve essere generalizzato, almeno, nel settore delle
infrastrutture e nella politica.
Iniziamo dalle infrastrutture. Intendo riferirmi alle infrastrutture di trasporto di
merci, persone ed energia, ma anche alle infrastrutture finanziarie come il
sistema bancario e i social network. A questo proposito è proprio di ieri la
dichiarazione di Zuckerberg che Facebook è una utilities.
Deve essere utilizzato il
metodo della Co-creazione per superare i problemi (conflitti, danni etc.) che
le infrastrutture stanno incontrando nel loro sviluppo. Ma anche per definire
le proprie direzioni di sviluppo. E i due obiettivi sono sinergici: i conflitti
nascono perché le direzioni di sviluppo sono “astratte” (ispirate dalla
tecnologia) e non dalle esigenze di sviluppo delle comunità nazionali o locali.
E ora la politica: deve
essere usato un metodo di progettazione partecipativa (a questo livello
preferisco questa espressione) perché è l’unico che permette lo sviluppo di un
Progetto Paese alto e forte che è il contesto necessario per definire ogni
progetto infrastrutturale.
Ma il metodo può funzionare davvero
al di là dei beni di utilizzo individuale? Certamente … se usato compiutamente.
Infatti, qual è la condizione
che permette al metodo di funzionare nelle imprese che producono beni di
utilizzo individuale? Che i clienti o i cittadini abbiano un sistema di
conoscenze comune e sufficiente che permetta loro di fare riflessioni rilevanti
e di dialogare costruttivamente con le imprese. Cosicché la partecipazione
progettuale diventa un momento di autorealizzazione.
Allora nei mondi più complessi
dei beni comuni e della Politica (del Bene Comune) la progettazione partecipativa
funziona se si diffondono le conoscenze necessarie ad assumere un ruolo
progettuale costruttivo. Sembra strano? Non lo è. Come si fa a dialogare se non
si parla lo stesso linguaggio? Come si fa a progettare se non di dispongono
delle conoscenze adatte?
Allora le società delle infrastrutture
e i politici devono svolgere, innanzitutto, una funzione educativa? Si certo,
altrimenti perdono la loro funzione di servizio. Un servizio che oggi casca giù
dall’altro verso la società. E la società o lo usa male (auto danneggiamento) o
lo rifiuta.
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