domenica 15 novembre 2015

Ancora Parigi, 13 novembre 2015. Religione e ragione

di
Francesco Zanotti

Risultati immagini per Religione e ragione

La forza vitale del popolo dei credenti” è il titolo dell’articolo di S.E. Bruno Forte sul Sole 24 Ore di oggi. “La trappola jihadistae il valore della ragione” quello di Alain Touraine.
Vella pena di parlarne.
Proviamo a generalizzare il messaggio dell’Arcivescovo di Chieti e Vasto: la forza del popolo di tutti i credenti. Credo che una ricchezza che occorre ridonare al mondo è la forza di tutti i credenti, insieme. Oggi sono separati da autoreferenzialità cognitive, ma uniti dalla profondità del sentimento religioso. Uniti anche dalla storia. Abramo è padre comune delle tre grandi religioni monotetistiche i cui figli più primitivi di tutte le tre parti stoltamente si combattono.
Quale potrebbe essere il contributo di tutti i credenti? Uno molto semplice: preferisco esser ucciso che uccidere. Soprattutto se sono riuscito a cantare e vivere ogni giorno il servizio ai fratelli.

E veniamo ad Alain Touraine che vede nelle religioni uno dei nemici da battere. Soprattutto nei loro richiami a dimensioni escatologiche che egli definisce: apocalittiche, ispirate, fanatiche.
Ovvio che molti figli primitivi di religioni (che sono “ontologicamente” orientate ogni giorno e nel concreto alla escatologia) siano scaduti nell’apocalittico e nel fanatico.
Ma la primitività cognitiva di alcuni non può essere presa a misura di un popolo che ama la pace fino al martirio. Ed ha dimostrato (Gandhi in testa, se ci fosse bisogno di un esempio) che la somma dei morti per costruire la pace è sempre stato molto minore della somma dei morti che ogni guerra genera. Preferire essere uccisi che uccidere è una soluzione anche ottimizzante, oltre che umanizzante. Ah certo l’uso di una forza che si definisce legale dopo la seconda guerra mondiale non ha certo costruito la pace.

Ma veniamo a cosa contrappone Alain Tourain alla forza dei credenti.
Contrappone la forza della ragione e, in particolare della scienza. Come fonte della “Verità che rende liberi” (… Ma anche questa è una affermazione religiosa.). Ecco Alain Tourain vuole ridurre a consigli etici il pensiero e la vita religiosa in nome della razionalità scientifica con la quale combattere il fanatismo. Purtroppo si tratta di un altro fanatismo. Tipico di coloro che di scienza hanno solo sentito parlare. E se ne sono fatte una immagine primitiva. Tanto primitiva quanto primitiva è l’immagine che i fanatici si sono fatti della religione.
E’ la vecchia immagine di fine Ottocento della scienza che oggi non esiste più. La scienza è turbata da un grande progresso che non si sa dove ci porterà. 
Mi si permette una battuta? Volete parlare di scienza? Provate a leggere prima: “Conceptual foundations of quantum field theory”. Provare a gustare fino in fondo le equazioni (certo! Le equazioni! Non si può parlare di scienza se non se ne conosce operativamente, e non per sentito dire, il suo linguaggio: la matematica) della Relatività Generale cercando di coglierne il senso profondo. Scoprirete una scienza in cammino, non una scienza che distribuisce certezze anti religiose.

Dimostra la sterilità di una visione primitiva della scienza il risultato a cui arriva Alain Tourain: "non sappiamo come gestire questi sentimenti estremi (quelli dei fanatici), non sappiamo come assorbirli. L’unica difesa che abbiamo è restare noi stessi”. Sterile appunto. Perché oggi nessuno può continuare  rimanere come era nel passato. Pena un fanatismo guerrafondaio.

Conclusione, la mia proposta.
Oggi lasciamo che le religioni ci guidino ad amare. E la scienza a conoscere. Viviamo la religione e studiamo la scienza profondamente. Forse scopriremo la verità proposta da Giovanni all’inizio del suo Vangelo: “In principio era il Verbo”.


Nessun commento:

Posta un commento

...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.