di
Francesco Zanotti
La causa più immediata è evidente. Se in una situazione di grande
disagio sociale si individuano coloro che l’hanno generata, beh non è
sorprendete che qualcuno cerchi la strada più (apparentemente) semplice per
risolvere il problema: eliminarli.
Ma fermarsi alla causa più immediata è pericoloso. Chi è stato additato
come colpevole ha gioco facile a ributtare la palla nel campo avversario, fino
a voler tacitare le proteste. Un po’ come dire: poiché il “dalli all'untore" è
generatore di guai, allora non c’è la peste.
E le cause più profonde? Ne cito alcune.
La prima è la mancanza di proposte alte e forti. Non
ci sono disegni di nuove società che emozionano, fanno sognare, cambiano la
vita e, quindi, cambiano il mondo. Ci sono proposte di piccoli interventi
sintomatici che cercano di aggiustare un mondo che sta perdendo di senso.
La seconda è la istituzionalizzazione del conflitto politico:
per governare occorre battere qualche avversario. Se il conflitto è il
meccanismo sacralizzato dalle istituzioni per scegliere chi governa, come si
può non pensare che il conflitto si riproduca in tutta la società?
Riporto un pezzo del post del 29 gennaio per ricordare come il conflitto
sia diventato carne e sangue dei politici, fino a raggiungere assurdità
assolute.
Si tratta di un dibattito tra Ignazio Marino e Mara Carfagna: riporto a
memoria.
Marino: “Uno degli elementi che distingue il Centro-sinistra dal
Centro-destra riguarda i diritti civili. Noi siamo per i matrimoni gay .. etc.”
La Carfagna ribatte: “Ma guarda che su quel tema le mie posizioni non sono così
distanti dalle vostre.”. A questo punto Marino insorge: “E no! Tu sei di
Centro-destra e devi sostenere le posizioni di Centro-destra che sono
notoriamente anti-diritti civili.”. Straordinario: il fatto di aver individuato
un possibile terreno di dialogo costruttivo l’ha mandato in confusione. Il tema
dei diritti civili (che è molto di più dei matrimoni gay) era uno strumento di
differenziazione che permetteva di caratterizzare negativamente l’avversario.
Lo scoprire che l’avversario non la pensava proprio all'opposto ma si poteva
costruire una strada comune verso maggiori diritti, ha generato
disorientamento. Gli si leggeva in faccia la delusione. Se l’avversario non la
pensa all'opposto (un opposto stereotipato, quasi caricaturale) di come la pensava
lui, come faceva a differenziarsi? Come volevasi dimostrare: i problemi sono
considerati occasioni di differenziazione per competere sui voti.
L’istituzionalizzazione del conflitto avviene anche nell’economia attraverso l’ideologia della competizione. Il
mercato viene visto con una arena dove occorre battere l’avversario.
Sommando tutte questa cause: se le persone vedono combattere, sono chiamati
a partecipare alla lotta, allora … lascio al lettore la conclusione.
Ma perché è emersa in ogni dove questa ideologia del conflitto? Ci deve
essere una causa più profonda, che sta dietro quelle che ho proposto.
Sì, penso ci sia. E stia nella visione del mondo della società
industriale che è una semplificazione ideologica della visione del mondo su cui
si basa la fisica classica.
Cosa dice questa visione del mondo?
Oramai noi tutti abbiamo inculcato nel profondo dell’animo (dove
albergano le visioni del mondo) che noi riusciamo a guardare il mondo “oggettivamente”
e ragioniamo “logicamente”.
Partendo da questo punto di vista, quando incontriamo qualcuno che non
la pensa esattamente come noi che facciamo? Beh prima cerchiamo di convincerlo
che guarda male e ragiona male. E, poi, se non si convince cominciamo a pensare
che abbia il suo bravo interesse personale a mistificare la realtà. Ed ecco che
il conflitto entra nel profondo della società e che il diverso diventa un
nemico.
Ma esiste un’altra visione del mondo? Sì! E e ce la portiamo tutti i
giorni in tasca. E’ la visione quantistica del mondo che ci permette di costruire
tutti i dispositivi a stato solido (smartphone, tablet, pc …) che usiamo tutti i
giorni. Essa porta ad una collaborazione progettuale che, non solo elimina il
conflitto, ma ci permette di costruire una nuova società ed una nuova economia.
Vale la pena, almeno, di parlare di questa diversa visione del mondo.
Se non mi credete ancora, provate a fare un esperimento: provate a non
usare più (per un po’) le parole “logico”, “logicamente”, “oggettivo” ed “oggettivamente":
vi troverete cambiata la vita.
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