di
Francesco Zanotti
Amici, siamo tutti “liberi e forti”. Non possiamo
lasciarci condizionare da accademici banali. O da politici che usano le teorie
di accademici banali per venire incontro a loro debolezze psicologiche.
Dobbiamo riprendere in mano il nostro destino di costruttori di mondi. Soprattutto
noi italiani, costruttori di imperi ricordati per il diritto, rinascimenti di
bellezza, qualità innate di santi, poeti e navigatori.
A cosa si riferisce questa filippica?
Stamattina sul Corriere leggo che tre economisti
(Ash, Pollin e Herndon) hanno scoperto degli errori nello studio dove altri due
economisti (Reinhart e Rogoff) avevano trovato una correlazione statistica tra alto
debito a bassa crescita, concludendo che sono necessarie politiche di austerity
per ridurre il debito e, così, aumentare la crescita.
Non dico che fare e trovare errori sia uno scandalo.
Dico che è uno scandalo che studi di questo tipo siano presi sul serio ed usati
per condizionare il futuro di interi paesi.
Il problema di fondo è epistemologico e psicologico.
Ma non infieriamo sulle persone e fermiamoci all’epistemologia.
Mi direte, ma l’epistemologia è un mestiere da filosofi:
noi dobbiamo campare tutti i giorni.
Guardate sono proprio considerazioni epistemologiche
che ci possono liberare dalla tirannia stupida di correlazioni che vogliono
tarpare le ali dei liberi e forti.
Provo a spiegarmi. Supponiamo pure che i dati dei
due studiosi “austeristi” siano corretti, non significano nulla lo stesso. Il
trovare una correlazione statistica non significa che si è scoperta una legge.
Non significa che si è scoperto un rapporto di causa ed effetto dal quale non
si può scappare. Nel caso specifico, scoprire una correlazione statistica tra
bassa crescita ed alto debito non significa che abbassato il debito si aumenta
la crescita. Tanto è vero che nello stesso articolo si cita Krugman che propone
una legge “opposta”: l’Italia e il Giappone hanno un alto debito perché hanno
avuto una bassa crescita.
La difesa dei due studiosi, poi, è peggio dell’errore:
“ma il fatto che ci sia qualche errore non inficia la nostra tesi fondamentale
che serve l’austerity”. Come a dire: “Io sostengo l’austerity e vi faccio vedere
delle correlazioni statistiche che ne dimostrano la necessità. Ah … le mie
correlazioni statistiche non esistono? E va beh, ma non saranno due errori nei
dati ad inficiare la mia tesi”. Come a dire: io voglio sostenete a tutti i
costi la tesi dell’austerity.
Al di là della stupidaggine epistemologica del dire
che ad ogni correlazione statistica corrisponde una legge, una tale ostinazione
può derivare solo dalla paura (le debolezze psicologiche di cui parlavo all'inizio di un mondo che vuole ... diventare un altro mondo. Ah già, ma ho promesso di
non infierire sulle persone …
Ok ... basta l’epistemologia. Essa ci difende dunque
da tutti i tarpatori di ali. Ma fa anche molto di più: ci dice che il nostro
sviluppo futuro non dipende da presunte “leggi dell’economia”, ma dipende
dalle nostre ali. Quanto sono libere e
forti. Quanto abbiamo voglia di usarle per viaggiare in altri mondi.
Infatti, le conclusioni che ricaviamo quando “analizziamo”
un sistema complesso (la società) dipendono dalle risorse cognitive con cui
guardiamo questo sistema che, di suo, è “uno nessuno e centomila.
Allora, tocca a noi progettare come vogliamo che
diventi questo mondo che oggi è uno, nessuno e centomila. Noi che siamo tutte le “cose” che ho detto all'inizio.
Se continuiamo a dare retta ad economisti che
credono di esporre tesi e invece raccontano delle loro paure, allora ogni “uno,
nessuno, centomila, diverrà il nulla.
E noi pavidamente ed ingloriosamente parleremo di
crisi.
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