domenica 20 maggio 2012

Il rumore della banalità …

di
Francesco Zanotti

E dell’ignoranza. E’ un rumore assordante, inumano. Uomini, facciamolo tacere.
Tutti sono colpiti nel profondo della loro umanità per quello che è successo a Brindisi. Io, come tutti, non so chi è stato così inumano, né perché lo ha fatto. C’è chi deve scoprirlo e tutti siamo certi lo farà con tutta la dedizione di cui è capace e la professionalità che lo contraddistingue.
Ma tutti noi possiamo e dobbiamo riflettere sul mondo futuro che vogliamo costruire. Non possiamo cullarci nell’illusione di far funzionare meglio quello attuale, non possiamo attendere che un nuovo mondo si formi da solo.
E qui nasce la tragedia delle banalità che si rappresenta sia nei commenti all’atrocità brindisina, sia nei discorsi dei grandi della terra.

Se si guarda alle “ricette” proposte per promuovere quella nuova società nella quale episodi come quello di Brindisi non potranno accadere, si leggono auspici del tipo “una coscienza civile vera e diffusa, maggior coesione sociale, più vivo spirito di legalità, forte senso dello Stato”. Sono auspici banali: e chi vorrebbe il contrario? L’assordante rumore delle banalità: tanto assordante quanto uno scoppio inumano. Per far tacere la banalità occorrerebbe dire come si raggiungono questi obiettivi. Forse con una stagione di prediche dai pulpiti dei media, fatte da sacerdoti votati alla religione della conservazione? Provando a dire come si raggiungono questi obiettivi si scoprirebbe che sono obiettivi generici. Cosa significa “coscienza civile?”. Se i nostri lettori provassero a rispondere, si avrebbero tanta definizioni quanti sono i lettori stessi. “Coesione sociale”, ma per costruire che tipo di società? “Forte spirito di legalità”, certo, ma discutiamo della qualità delle leggi che si invita a rispettare. “Senso dello Stato”: dopo aver spiegato di che Stato si tratta. Nel cercare di rendere meno generici questi obiettivi si arriverebbe alla scoperta che abbiamo bisogno di costruire una nuova società in tutte le sue dimensioni. E si dovrebbe progettare un percorso per riuscirci, si proverebbe ad esplorare il processo attraverso il quale costruirla. Ed a questo punto si sentirebbe l’assordante scoppiare dell’ignoranza. Non dell’Uomo, ma delle classi dirigenti che rimangono ancorate a schemi cognitivi superati e non vogliono dotarsi in alcun modo dei nuovi “schemi cognitivi” che stanno nascendo in quasi ogni “disciplina” umana (dalle scienze naturali a quelle umane). Dobbiamo esortarli a farlo. Solo allora potrà nascere quella nuova società nella quale si spegneranno insieme l’assordante rumore degli scoppi e delle banalità.

Se si guarda alle “ricette” proposte dai grandi della terra, esse sono ancora più banali. Sostanzialmente: promuovere la crescita. Forse la proposta della crescita è ancora più banale, generica ed assordante. La cui onda stordente si è diffusa anche nei commenti di tutti i giornali. Non ripeto i passaggi logici proposti nel passo precedente, arrivo subito alla conclusione..
Una banalità che violentemente vuole ignorare la domanda chiave: ma quale crescita? Per arrivare a capire l’importanza di questa domanda e alla violenza sociale di chi vuole limitarla ad una crescita quantitativa dei sistemi economici attuali basterebbe, anche in questo caso, provare ad interrogare la conoscenza disponibile. Invece che ripetere per intero il ragionamento proposto nel paragrafo precedente, propongo subito due fonti di conoscenza “concrete” che i nostri “grandi” farebbero meglio a conoscere per non perpetrare violenza sociale su tutti noi.
La prima è costituita da un post del Prof. Gianfranco Minati sul nostro blog: "Oltre la sostenibilità"
La seconda è costituita da una figura pubblicata a pagina 206 del libro «Sociologia dello sviluppo» di Gianfranco Bottazzi, edito da Laterza. E’ intitolata: “Una mappa di idee e pratiche per lo sviluppo” …

Provo a concludere: Uomini di buona volontà, abbandoniamo la pigrizia e la superficialità intraprendiamo la strada della conoscenza. Ci fornirà gli schemi cognitivi per leggere in modo nuovo la realtà attuale e per trovare la modalità di costruire, tutti insieme, la melodia della nostra Storia futura. Senza il frastuono delle bombe e dell’ignoranza.

1 commento:

  1. ..e che dire dei funzionari dello Stato pagati per fare ispezioni sulla "qualità" nelle scuole?(la mia scuola oggi è sotto ispezione per 8 ore) Quali sono i punti che stanno verificando? Il regolamento d'istituto, il libretto delle assenze e dei voti, la compilazione dei registri...ad un docente è stato contestato questo:se sul registro si scrive 1^h "composizione di un elaborato su un tema sociale a scelta dell'allievo" e nell'ora successiva "continua" non va bene; bisogna ripetere l'argomento(!?!). Ora, ben vengano le ispezioni se lo scopo è verificare che in quella scuola non ci siano corsi truffa e che i soldi dei contribuenti vengono spesi bene. Ben vengano le ispezione se verificano la didattica in termini trasmissione di conoscenze e competenze,ispezioni sulle metodologie didattiche, sul processo educativo,sociale...ma in trent'anni di formazione,ahimè, di questi "controlli" non ne ho visto neanche uno! Ho scritto tra virgolette la parola "controlli" perchè mi è sempre suonata male e la vivo con un certo fastidio. Un passo avanti sarebbe che il ministero dell'Istruzione cambiasse il profilo dei "funzionari ispettivi" ed esigesse dalle scuole la vera "qualità"...questo a proposito del mondo futuro che vogliamo e che dobbiamo costruire.
    fg

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.