di
Francesco Zanotti
Tutti sono colpiti nel profondo della loro
umanità per quello che è successo a Brindisi. Io, come tutti, non so chi è stato
così inumano, né perché lo ha fatto. C’è chi deve scoprirlo e tutti siamo certi
lo farà con tutta la dedizione di cui è capace e la professionalità che lo
contraddistingue.
Ma tutti noi possiamo e dobbiamo riflettere
sul mondo futuro che vogliamo costruire. Non possiamo cullarci nell’illusione
di far funzionare meglio quello attuale, non possiamo attendere che un nuovo
mondo si formi da solo.
E qui nasce la tragedia delle banalità che si
rappresenta sia nei commenti all’atrocità brindisina, sia nei discorsi dei grandi
della terra.
Se si guarda alle “ricette” proposte per promuovere quella nuova società nella quale episodi come quello di Brindisi non potranno accadere, si leggono auspici del tipo “una coscienza civile vera e diffusa, maggior coesione sociale, più vivo spirito di legalità, forte senso dello Stato”. Sono auspici banali: e chi vorrebbe il contrario? L’assordante rumore delle banalità: tanto assordante quanto uno scoppio inumano. Per far tacere la banalità occorrerebbe dire come si raggiungono questi obiettivi. Forse con una stagione di prediche dai pulpiti dei media, fatte da sacerdoti votati alla religione della conservazione? Provando a dire come si raggiungono questi obiettivi si scoprirebbe che sono obiettivi generici. Cosa significa “coscienza civile?”. Se i nostri lettori provassero a rispondere, si avrebbero tanta definizioni quanti sono i lettori stessi. “Coesione sociale”, ma per costruire che tipo di società? “Forte spirito di legalità”, certo, ma discutiamo della qualità delle leggi che si invita a rispettare. “Senso dello Stato”: dopo aver spiegato di che Stato si tratta. Nel cercare di rendere meno generici questi obiettivi si arriverebbe alla scoperta che abbiamo bisogno di costruire una nuova società in tutte le sue dimensioni. E si dovrebbe progettare un percorso per riuscirci, si proverebbe ad esplorare il processo attraverso il quale costruirla. Ed a questo punto si sentirebbe l’assordante scoppiare dell’ignoranza. Non dell’Uomo, ma delle classi dirigenti che rimangono ancorate a schemi cognitivi superati e non vogliono dotarsi in alcun modo dei nuovi “schemi cognitivi” che stanno nascendo in quasi ogni “disciplina” umana (dalle scienze naturali a quelle umane). Dobbiamo esortarli a farlo. Solo allora potrà nascere quella nuova società nella quale si spegneranno insieme l’assordante rumore degli scoppi e delle banalità.
Se si guarda alle “ricette” proposte dai
grandi della terra, esse sono ancora più banali. Sostanzialmente: promuovere la
crescita. Forse la proposta della crescita è ancora più banale, generica ed
assordante. La cui onda stordente si è diffusa anche nei commenti di tutti i
giornali. Non ripeto i passaggi logici proposti nel passo precedente, arrivo
subito alla conclusione..
Una banalità che violentemente vuole ignorare
la domanda chiave: ma quale crescita? Per arrivare a capire l’importanza di
questa domanda e alla violenza sociale di chi vuole limitarla ad una crescita
quantitativa dei sistemi economici attuali basterebbe, anche in questo caso,
provare ad interrogare la conoscenza disponibile. Invece che ripetere per
intero il ragionamento proposto nel paragrafo precedente, propongo subito due
fonti di conoscenza “concrete” che i nostri “grandi” farebbero meglio a
conoscere per non perpetrare violenza sociale su tutti noi.
La prima è costituita da un post del Prof.
Gianfranco Minati sul nostro blog: "Oltre la sostenibilità"
La seconda è costituita da una figura
pubblicata a pagina 206 del libro «Sociologia
dello sviluppo» di Gianfranco Bottazzi, edito da Laterza. E’ intitolata: “Una
mappa di idee e pratiche per lo sviluppo” …
Provo a concludere: Uomini di buona volontà, abbandoniamo
la pigrizia e la superficialità intraprendiamo la strada della conoscenza. Ci
fornirà gli schemi cognitivi per leggere in modo nuovo la realtà attuale e per
trovare la modalità di costruire, tutti insieme, la melodia della nostra Storia
futura. Senza il frastuono delle bombe e dell’ignoranza.
..e che dire dei funzionari dello Stato pagati per fare ispezioni sulla "qualità" nelle scuole?(la mia scuola oggi è sotto ispezione per 8 ore) Quali sono i punti che stanno verificando? Il regolamento d'istituto, il libretto delle assenze e dei voti, la compilazione dei registri...ad un docente è stato contestato questo:se sul registro si scrive 1^h "composizione di un elaborato su un tema sociale a scelta dell'allievo" e nell'ora successiva "continua" non va bene; bisogna ripetere l'argomento(!?!). Ora, ben vengano le ispezioni se lo scopo è verificare che in quella scuola non ci siano corsi truffa e che i soldi dei contribuenti vengono spesi bene. Ben vengano le ispezione se verificano la didattica in termini trasmissione di conoscenze e competenze,ispezioni sulle metodologie didattiche, sul processo educativo,sociale...ma in trent'anni di formazione,ahimè, di questi "controlli" non ne ho visto neanche uno! Ho scritto tra virgolette la parola "controlli" perchè mi è sempre suonata male e la vivo con un certo fastidio. Un passo avanti sarebbe che il ministero dell'Istruzione cambiasse il profilo dei "funzionari ispettivi" ed esigesse dalle scuole la vera "qualità"...questo a proposito del mondo futuro che vogliamo e che dobbiamo costruire.
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