lunedì 9 gennaio 2012

Ripartiamo da noi





di
Francesco Zanotti




Il Governo ce la sta mettendo tutta, ma è ovvio che non basta la buona volontà. Ma loro hanno anche la conoscenza, dopo tutto sono tecnici ...
Ecco, è proprio questo che non è vero! Meglio: hanno una conoscenza che andava bene il secolo scorso, ma non in questo. Tre soli esempi.

Il primo. Sono convinti che esistano le leggi dell’economia che hanno lo stesso valore ineluttabile delle leggi naturali. Non è vero! Queste cosiddette leggi sono solo un insieme disordinato di modelli (qualche volta matematicamente complessi, quindi non socialmente trasparenti) che valgono per una società industriale stabile per cercare di mantenerne la stabilità. Noi dobbiamo costruire una nuova società, non cercare di far funzionare la società industriale.

Il secondo. Sono convinti che, vista la loro superiore competenza tecnica, le forze sociali devono accettare i loro verdetti. Non sanno che gli attori sociali (non sono forze della natura: sono attori capaci di progettualità e di raccogliere consenso) non possono rinunciare ad un ruolo progettuale attivo. Non possono accettare di essere solo consultati. Allora, occorre subire i riti della concertazione? No, ovviamente. Come ho scritto nel post precedente, la soluzione è quella di avviare una nuova stagione di progettualità sociale per gestire la quale, però, servono competenze adatte che i tecnici che oggi sono al Governo non hanno in alcun modo.

Il terzo. Mancano del tutto di conoscenze di strategia d’impresa. Intendo quelle conoscenze che permettono alle imprese di rendersi conto delle trappole competitive in cui sono cadute e progettare una via di uscita. Se avessero queste conoscenze, potrebbero arrivare al nodo dei problemi: dobbiamo dotare le imprese di queste conoscenze. Come pensare si possa uscire dalla crisi se le imprese non recuperano la loro capacità di produrre valore? E come fanno se non sanno misurare quanto è invecchiato quello che fanno. E non sanno progettare qualcosa d’altro? Pensiamo davvero che liberalizzare permetta a queste imprese di recuperare la loro capacità di produrre valore? Quando si presentano sui mercati credete che possano dire “Devi comprare i miei prodotti anche se non ti interessano più, sono di qualità mediocre e, proprio per queste ragioni, costano troppo”?

Se il problema è la mancanza di conoscenze che porta a immaginare pericoli inesistenti e manovre assurde, allora possiamo ripartire da noi, dal basso! Come? La risposta è semplice. Fornendo a tutti gli imprenditori, di qualunque settore e qualunque dimensione, quelle conoscenze di valutazione e progettualità strategica che non hanno.

Di tutti i settori: quello finanziario in testa. Le banche per prime non dispongono di conoscenze di valutazione e progettualità strategica. Lo dimostra come sono fatti i loro “piani industriali”. Se prendete le conoscenze strategiche più consolidate e tradizionali, esse suggeriscono contenuti e processi di redazione di Piani industriali. Bene, se esaminate quelli delle banche, vedrete che sono scritti senza tener conto di queste conoscenze.

Poi, toccherà alle banche diffondere queste conoscenze presso le imprese. Sono le banche che hanno l’interesse più diretto al rilancio del sistema delle imprese ed alla nascita di nuove imprese che non siano solo giocattoli tecnologici che muoiono quando finisce il capitale.

Da ultimo, occorre immaginare una nuova generazione di grandi progetti fondati sulla conoscenza e che nascano dal basso. Noi ne stiamo avviando due. Il primo è l’Expo della Conoscenza. E il secondo è un Salone Internazionale itinerante, il Salone Internazionale del Cibo e dei sapori del Mediterraneo. Sono disponibili i documenti che li descrivono in questo blog. Ne parleremo nei prossimi post.

2 commenti:

  1. Ciao Laura ...quello che scrivi è convincente:
    - loro non hanno le conoscenze nuove per una società nuova
    - mancano le giuste strategie di impresa

    Quindi la domanda è:
    quali sono le giuste conoscenze e le strategie che servono? e come faccio a distribuirle a tutti i soggetti a cui occorrono?

    RispondiElimina
  2. Cominciamo dalla parola "strategie". Non intendevo parlare di strategie che servono alle imprese. Ma di quel patrimonio di conoscenze e metodologie che servono per valutare il posizionamento strategico, i business plan, per produrre e valutare business plan etc. Sono conoscenze e metodologie delle quali, soprattutto le istituzioni finanziarie, non sanno praticamente nulla.
    Quindi, la parola chiave è conoscenze. Dove si procurano? Innanzitutto serve una nuova visione del mondo (si veda il post di oggi)che ci porti fuori dalle secche della visione classica (ispirata dalla fisica classica)e ci guidi verso una visione "quantistica" del mondo. Poi occorre ricavare da questa nuova visione del mondo una comprensione dei processi autonomi di sviluppo dei sistemi umani (dalle persone, alle imprese, alle istituzioni)ed una nuova metodologie di Governo di questi processi autonomi di sviluppo. Purtroppo (o per fortuna?)tutte queste conoscenze non sono ancora compiutamente disponibili. Allora l'altra parola chiave è "Ricerca". Ma non la ricerca tecnologica degli specialisti e degli istituti di ricerca.Una nuova ricerca sui sistemi umani che deve vedere impegnato ognuno. Noi abbiamo iniziato a raccogliere la conoscenza disponibile ed immaginare un processo di ricerca sociale che si "scatena" intorno ad un Evento: l'Expo della conoscenza. Si possono avere informazioni su tutto questo scaricando da questo blog il Manifesto dell'Associazione per l'Expo della Conoscenza e il libro "Expo della conoscenza per fare emergere una nuova società".
    Grazie
    FZ

    RispondiElimina

...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.