venerdì 27 gennaio 2012

Ma fa così paura la conoscenza?


di
Francesco Zanotti

Oramai credo sia chiaro a tutti che stiamo assistendo alla lunga agonia di un intero modello economico e sociale e che dobbiamo immaginarcene un altro.
Altrettanto chiaro è che non stiamo immaginando alcunchè. Cerchiamo di conservare. Non sono certo liberalizzazioni sostanzialmente ideologiche che sostituiranno una progettualità che non vogliamo avere.
Facciamo qualche esempio.
Le dichiarazioni di Domenico Siniscalco, Presidente di Assogestioni riportate nell'articolo “Il clima sta cambiando” pubblicato sul Sole 24 Ore di oggi, 27 gennaio 2012. Se poi leggete l’articolo è tutto uno stare alla finestra. Se cambierà qui, se cambierà là … Questa non è progettualità strategica. Non è ridisegnare il business del risparmio gestito, come è assolutamente necessario fare collocando, ad esempio, il risparmio più vicino agli investimenti nello sviluppo dei nostri territori. Non necessariamente uno sviluppo industriale. E perché non si cerca di ridisegnare questo business? Perché si è perso il coraggio dell’imprenditore che crea mondi. E perché non si hanno neanche le conoscenze che sarebbero necessarie per sviluppare progetti strategici oggi. Sto parlando delle conoscenze di strategia d’impresa (e della teoria dei sistemi che sta alla sua base) …


Un altro esempio: se leggete l’articolo di Guido Gentili (sempre sul Sole 24 Ore di oggi) scoprirete che l’autore sostiene che siamo ancora a metà strada nell’uscire dalla crisi. Io penso che non siamo neanche agli inizi e carichi di risorse. Mi spiego ...
Il dott. Gentili sostiene che la metà strada fatta è costituita da liberalizzazioni e semplificazioni. E la seconda dovrà essere costituita da riforma del lavoro, tagli di spesa e privatizzazioni. Ma, ad esempio, per fare una riforma del mercato del lavoro devo progettare, prima, quale lavoro sarà necessario nel futuro. Se si parte dal tipo e dalle modalità di lavoro di oggi, si finisce in una lunga via crucis di contrapposizioni che concluderà con un cattivo compromesso disciplinante un tipo di lavoro che non ci sarà più. In questo blog abbiamo più volte descritto come cambierà il ruolo delle persone nelle imprese. Sarà, oltre che un ruolo esecutivo, anche un ruolo progettuale. E questo cambiamento di ruolo permetterà di impostare in modo completamente diverso il rapporto tra Imprenditori, Sindacati e Stato.
Siamo veramente agli inizi, ma abbiamo risorse “cognitive” immense. In Italia sta iniziando un movimento diffuso (non ancora organizzato, ma, forse per questo, più efficace) che sta costruendo nuove conoscenze, modelli e metodologie per arrivare ad una nuova progettualità sociale ed economica. Esistono queste risorse, ma se ci si accorge che ci sono, allora si conclude davvero che, forse, siamo ancora più indietro dell’inizio. Perché le classi dirigenti le rifiutano completamente. Rifiutano anche il concetto che esistono conoscenze di cui non dispongono e che dovrebbero “imparare”. Non da chi è più bravo di loro. Ma di che ha investito nello svilupparle.

Forse leggendo tra le righe di tanti interventi di tanti commentatori, si comprende la ragione del rifiuto della conoscenza. La vera soluzione che si cerca è l’intervento di qualche “Papà” che sistemi le cose così che tutti noi si possa tornare a vivere come prima. E, soprattutto, le classi dirigenti possano continuare a dirigere il mondo che conoscono e che non possono ammettere stia perdendo di senso. Che il “papà” si chiami Monti o Merkel o una nuova BCE poco importa. Serve solo che sia stabilizzante, tranquillizzante … E per carità, non ci chieda di tornare a studiare perché ci proviamo troppo gusto a insegnare.

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.