mercoledì 4 gennaio 2012

Decisionismo, concertazione … o progettualità sociale?

di
Francesco Zanotti

Oggi, il Governo Monti si sta qualificando per volerla piantare con la concertazione ed inaugurare una nuova stagione di decisionismo, anche se molto più soft, elegante, di buone maniere rispetto a quello duro e puro della stagione di Craxi. E i commentatori dei giornali benpensanti applaudono.
E’ un insulto dire che questo approccio è sociologicamente primitivo? E, come tale, contribuisce a creare un clima di scontro?
Mi spiego.
Io credo che sia palese che oggi non c’è nulla da decidere. Non ci sono soluzioni efficaci che la concertazione impedisce di mettere in pratica. Oggi occorre riprogettare una società. E questo può essere solo opera di uno sforzo collettivo e non elitario (neanche di una elite di cosiddetti tecnici) perché una società che ci farà più felici sarà solo una società che immagineremo e vorremmo tutti insieme. Non esiste una società ideale già scritta nella Storia (e, poi, se esistesse, perché il conoscerne i tratti dovrebbe essere appannaggio dei Signori che sono al Governo?). Oggi esistono quasi infinite potenzialità di futuro che dobbiamo, quantisticamente, far precipitare in un nostro futuro comune che giudicheremo, insieme, etico ed estetico.
Se così è, allora il metodo è tutto. E questo metodo non è certo il decisionismo. Che è fondato sul fatto che si delega a qualcuno il compito di scegliere il futuro di tutti.  Qualcuno che, per di più, non ha nessuna voglia (non ne vede né l’urgenza, né la possibilità) di progettare un’altra società, ma ci sta trascinando nell’assurdo sforzo di provare a far funzionare meglio quella che esiste.
Non può esserlo perché il decisionismo di vertice non permette di raccogliere le innovazioni profonde che, sempre, nascono negli interstizi della società o dell’accademia. Non può esserlo perché il decisionismo non permette agli attori sociali di affermare il loro ruolo e la loro esistenza. E, quindi, genera conflitti ed impossibilità esecutiva. Il decisionismo finisce per essere uno sfogo di ansia impotente.
Il metodo non può, però, neanche una concertazione asfissiante.
Il metodo dovrà essere capace di ispirare e portare a compimento un processo di progettazione sociale. Esiste questo metodo? Noi abbiamo una nostra proposta e abbiamo parlato a noia. Si chiama Sorgente Aperta e sta descritto in mille luoghi del nostro blog. Uscirà entro gennaio la III edizione del mio libretto sull’Expo della Conoscenza che descriverà Sorgente Aperta in dettaglio. Il risultato dell’applicazione di Sorgente Aperta (o di una sua evoluzione, completamento, miglioramento … se qualcuno ha qualche proposta) non sarà nè compromesso né una lista di sacrifici. Sarà un grande affresco di una società che tutti desidereremo e che incominceremmo a costruire. Convinti che la strada si fa con l’andare. E il disegno ci si trasformerà sotto le mani, lo sguardo, il cuore e la mente … inaugurando un’era di continuo progresso comune.
La ragione di questo scaricare ansie di tutta una classe dirigente reclamando di poter governare senza “disturbi”? La ragione è la conoscenza dimenticata. E’ quasi imbarazzante scriverlo: tutta una classe dirigente politico economica sembra ignorare completamente tutto quello che il ’900 ha prodotto in alternativa alla visione classica della scienza che l’unico tipo di conoscenza di cui sembrano disporre e voler disporre.

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.