venerdì 23 settembre 2011

La mobilitazione sociale … qualche appuntamento

di
Francesco Zanotti


Leggo sul Corriere di oggi, a firma Giuseppe De Rita: “Si muova la classe politica …. Ma più ancora si muovano i soggetti più minuti e quotidiani dell’economia e della società …”.
Condivido per due ragioni. La prima è che, se aspettiamo la famose “riforme”, diventeranno nonni anche i nostri figli prima di vederle. La seconda è che queste riforme sono poco rilevanti.
Ma, dopo aver condiviso, dico che occorre tentare di capire in che direzione muoversi. Altrimenti si rimane a livello di esortazioni retoriche. Di prediche insomma.
Prima di fare una proposta, aggiungo un po’ di altre notizie raccolte sui giornali di oggi che riguardano i corsi delle materie prime. La sintesi di tutte queste notizie è: si sono fermati. Sono calate le richieste di materie prime anche nei Bric.
Credo che oramai sia evidente che l’attuale sistema produttivo mondiale non può espandersi più di tanto. Sia perché sta andando in conflitto sempre più pesante con la natura, sia perché la società è cambiata così profondamente che i manufatti che produce hanno sempre meno significato esistenziale e funzionale. Allora, serve un altro sistema produttivo e un’altra economia complessiva. Perché anche la finanza è carica di guai di suo.
Questa osservazione indica la strada della mobilitazione: un grande sforzo progettuale da parte dei soggetti minuti e quotidiani dell’economia e della società.
Ma andiamo ancora avanti, perché anche parlare di “sforzo progettuale” rischia di essere teorico: come si fa a stimolare uno sforzo progettuale così intenso e profetico da riuscire a progettare tutti insieme una nuova società?

La risposta sta negli “occhiali”. Così vecchi e così appannati che non ci accorgiamo più di averli. E scambiamo le ombre che vediamo per l’unico e vero mondo. La risposta sta nelle parole. Sono sempre le stesse e con le stesse parole si dicono ossessivamente sempre le stesse cose.
Per vedere mondi nuovi e dire cose nuove (raccontare nuove imprese, nuovi attori sociali e politici), è necessario cambiare occhiali e imparare nuove parole. Non si tratta di far trovare la pappa pronta a imprenditori, politici, sindacalisti, consumatori. Sarebbe impossibile ed ingiusto. Si tratta, invece, di fornire loro nuovi occhiali e nuovi linguaggi. Mi si lasci citare uno dei profeti della mia giovinezza: Don Milani. Egli diceva che ai poveri insegnava linguaggi. Poi sapevano loro cosa dire.
Noi abbiamo organizzato una serie di appuntamenti nei quali proviamo a fornire alle classi imprenditoriali, politiche, sindacali, sociali in genere, occhiali nuovi per vedere nuovi mondi, linguaggi nuovi per mobilitare le speranze inespresse. Occhiali e linguaggi vengono dalle scienze. Esse non sono solo il motore delle tecnologie con cui trasformare il mondo. Esse propongono anche modelli e metafore per guardare e parlare diversamente del mondo. Anche per smettere di trasformarlo in una fredda ed insensata natura “calcolata”.

Gli appuntamenti (ovviamente gratuiti) che proponiamo:

Per imprenditori, 19 ottobre: La fisica quantistica e lo sviluppo imprenditoriale.
E’ rivolto agli imprenditori. Non solo quelli riconosciuti come tali delle PMI. Ma anche tutti i grandi managers (delle banche in testa) che non hanno mai sperimentato imprenditorialità, come processo di creazione di mondi. Proveremo a raccontare come, indossando gli occhiali della fisica quantistica, si vedano nuovi mondi, si immaginano nuovi percorsi, ci si accorga di come la crisi attuale sia generata dai modelli mentali con cui guardiamo il mondo e dai linguaggi con cui parliamo del futuro delle imprese.

Per affrontare una tema socialmente drammatico, 20 ottobre: Sicurezza sul lavoro, il martello e il televisore.
E’ indirizzato ovviamente ai RSSP delle imprese. Ma anche ad imprenditori, magistrati, avvocati, sindacalisti.
La sicurezza sul lavoro è generata da investimenti e norme. Ma questi interventi sono necessari, ma non sufficienti. Ogni grande impresa è impegnata nel rendere sicuri gli ambienti di lavoro e nel progettare i migliori processi produttivi e le procedure più salvaguardanti. Ma tutte questa imprese sperimentano che tutto questo non riesce ad eliminare comportamenti indifferenti, distratti, conflittuali, trasgressivi. Per riuscirci non basta martellare più forte sulla dimensione formale dell’organizzazione, occorre anche usare strumenti più soft per riuscire a gestire la dimensione cognitiva, emozionale e sociale di un’organizzazione.
Ancora una volta, insomma, una nuova conoscenza.

Per top managers, 26 ottobre: Perché il top management trascura la conoscenza?
Titolo provocatorio? Non so, ma dopo tutto, è vero! Non è certo voluto, ma è reale. E sono reali gli effetti: non si cambiano mai i modelli mentali con i quali si guarda alla realtà e i linguaggi con cui si progetta il futuro. Risultato: si continua a riscrivere il passato, in forma diverse, ma senza alterarne le fondamenta.

Per cittadini interessati ad una nuova politica, 12 novembre: La partecipazione è creazione sociale.
La partecipazione è una bella parola, ma come praticarla?  Certo, non serve la verticalizzazione del potere, come insegna De Rita. Occorre de-ideologizzare ed arrichire di idee le persone. Occorre stimolare e sintetizzare progettualità. Allora la classe dirigente cambia ruolo: dal gestire potere ad attivare e sintetizzare progettualità sociale.

Per partecipare a questi seminari, basta mandarmi una mail di conferma.

1 commento:

  1. Penso che siamo condannati all’anarchia! Nostro malgrado.
    Proprio ora che le persone hanno bisogno di essere guidate, rassicurate, stimolate ci stiamo accorgendo che queste figure non ci sono, e si sta perdendo anche l’illusione che ci siano; in un mondo in cui gli “scienziati” ci dicono di stare a casa perché alle 20,00 cadranno dei grossi frammenti pericolosi, e poi cadono alle 2,00 di notte nell’oceano pacifico in frammenti minuscoli; in un mondo in cui gli analisti finanziari sanno dirci solo il giorno dopo quello che è successo e perché, ma mai prevedere il giorno prima ( o anche qualche ora prima) quello che accadrà! Siamo sempre più disillusi; abbiamo tutto, ma c’è uno stato d’ansia generale che ci fa viver male; tutti intorno ci dicono che va tutto male senza dirci il perché e, soprattutto, senza dirci cosa fare per cambiare le cose…

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.