lunedì 5 settembre 2011

Come funzionano i mercati finanziari? La nuova scienza come linguaggio progettuale per costruire una nuova società

di
Francesco Zanotti

Ieri, ho letto un interessante pezzo di Guido Rossi sul Sole 24 Ore, in cui l’Autore fa notare come le recenti iniziative che il Governo americano ha intrapreso, a controllo/verifica dell’operato delle grandi banche, sia segno di un cambiamento nei rapporti tra finanza, politica e giustizia, che porterà a reimpostare “le regole della globalizzazione capitalista”.
Vorrei fare, brevemente, una riflessione importante ed un'altra apparentemente marginale, ma fondamentale.

La riflessione importante: io non parlerei di “capitalismo”, ma di società industriale. Anche il sistema comunista puro dell’Unione Sovietica è stato una interpretazione della società industriale. Ed oggi non è in discussione il sistema capitalista o il sistema comunista o uno misto. Oggi occorre cambiare la struttura e la cultura della società industriale che è al fondamento sia del capitalismo che del comunismo, che di tutte le ideologie intermedie. Ma di questo nei nostri blog abbiamo detto già moltissimo!

Arrivo subito alla riflessione apparentemente marginale, ma fondamentale.
Me l’ha ispirata la lettura della“Conceptual overview” di Mathias Albert e Lars Erik Cederman al libro “New Systems theories of world politics”.
Gli Autori riportano una sintesi del pensiero del sociologo tedesco Alexander E.Willke, espresso nel libro “Smart Governance: Governing the global knowledge society”.
Propongo una mia traduzione di questa sintesi: “Il sistema finanziario è un sistema autoreferenziale che non può essere ridotto alla somma delle transazioni monetarie internazionali. E’ caratterizzato dalla evoluzione dei suo propri media simbolici. E’, visibilmente, sottoposto a tutti i capricci inattesi dei sistemi non lineari”.
Ora, io non voglio sponsorizzare le idee di Willke. Voglio, invece, dire che, da un lato, mi sembra, la sua, una prospettiva su cui riflettere. Ma soprattutto, dall’altro, voglio far notare non ho trovato nessun accenno all’esistenza di questa prospettiva né da parte dei politici, degli economisti, dei commentatori politici ed economici. Insomma di tutti coloro a cui è stata affidata la responsabilità, diretta o etica, di costruire un sistema finanziario mondiale finalizzato allo sviluppo di una nuova società.

Ed allora è d’obbligo una riflessione e, come è nel nostro stile, una proposta.

Se si vuole veramente costruire una nuova società, allora bisogna partire dal cambiare la cultura di riferimento della società che si vuole cambiare. Qual è la cultura di riferimento della società industriale? E’ la scienza classica (che ha come archetipo la meccanica classica). Oramai nel cuore della scienza classica, in tutte le sue specializzazioni, è nata una nuova scienza. Questa nuova scienza dovrebbe diventare il linguaggio progettuale delle nostre classi dirigenti.

La proposta che proveremo ad attuare, ma che certamente non potremo portare avanti più di tanto da soli, sarà quella di far vedere come, utilizzando i nuovi modelli proposti dalle nuove scienze, si riesca a guardare la situazione attuale da un’altra prospettiva, dove i problemi si sciolgono in opportunità. E le strategie di sviluppo non sono ristrutturazioni lacrime e sangue, ma viaggi emozionanti verso nuovi cieli ed una nuova terra.
La prima iniziativa sarà la pubblicazione e la presentazione di uno studio dal titolo: “Dalla fisica e dalla matematica una nuova visione dei processi di sviluppo e delle modalità di governo di una impresa”. E, ovviamente, non ci riferiamo solo alle PMI. Ci riferiamo soprattutto alla grande industria, alle banche, alle assicurazioni che si considerano istituzioni destinate a vivere ab eterno senza cambiare profondamente i loro sistemi di offerta: le “cose” che vendono, il loro significato, il ruolo sociale che esercitano.

Nessun commento:

Posta un commento

...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.