di
Francesco Zanotti
Ieri, ho letto un interessante pezzo di Guido Rossi sul Sole 24 Ore, in cui l’Autore fa notare come le recenti iniziative che il Governo americano ha intrapreso, a controllo/verifica dell’operato delle grandi banche, sia segno di un cambiamento nei rapporti tra finanza, politica e giustizia, che porterà a reimpostare “le regole della globalizzazione capitalista”.
Vorrei fare, brevemente, una riflessione importante ed un'altra apparentemente marginale, ma fondamentale.
La riflessione importante: io non parlerei di “capitalismo”, ma di società industriale. Anche il sistema comunista puro dell’Unione Sovietica è stato una interpretazione della società industriale. Ed oggi non è in discussione il sistema capitalista o il sistema comunista o uno misto. Oggi occorre cambiare la struttura e la cultura della società industriale che è al fondamento sia del capitalismo che del comunismo, che di tutte le ideologie intermedie. Ma di questo nei nostri blog abbiamo detto già moltissimo!
Arrivo subito alla riflessione apparentemente marginale, ma fondamentale.
Me l’ha ispirata la lettura della“Conceptual overview” di Mathias Albert e Lars Erik Cederman al libro “New Systems theories of world politics”.
Gli Autori riportano una sintesi del pensiero del sociologo tedesco Alexander E.Willke, espresso nel libro “Smart Governance: Governing the global knowledge society”.
Propongo una mia traduzione di questa sintesi: “Il sistema finanziario è un sistema autoreferenziale che non può essere ridotto alla somma delle transazioni monetarie internazionali. E’ caratterizzato dalla evoluzione dei suo propri media simbolici. E’, visibilmente, sottoposto a tutti i capricci inattesi dei sistemi non lineari”.
Ora, io non voglio sponsorizzare le idee di Willke. Voglio, invece, dire che, da un lato, mi sembra, la sua, una prospettiva su cui riflettere. Ma soprattutto, dall’altro, voglio far notare non ho trovato nessun accenno all’esistenza di questa prospettiva né da parte dei politici, degli economisti, dei commentatori politici ed economici. Insomma di tutti coloro a cui è stata affidata la responsabilità, diretta o etica, di costruire un sistema finanziario mondiale finalizzato allo sviluppo di una nuova società.
Ed allora è d’obbligo una riflessione e, come è nel nostro stile, una proposta.
Se si vuole veramente costruire una nuova società, allora bisogna partire dal cambiare la cultura di riferimento della società che si vuole cambiare. Qual è la cultura di riferimento della società industriale? E’ la scienza classica (che ha come archetipo la meccanica classica). Oramai nel cuore della scienza classica, in tutte le sue specializzazioni, è nata una nuova scienza. Questa nuova scienza dovrebbe diventare il linguaggio progettuale delle nostre classi dirigenti.
La proposta che proveremo ad attuare, ma che certamente non potremo portare avanti più di tanto da soli, sarà quella di far vedere come, utilizzando i nuovi modelli proposti dalle nuove scienze, si riesca a guardare la situazione attuale da un’altra prospettiva, dove i problemi si sciolgono in opportunità. E le strategie di sviluppo non sono ristrutturazioni lacrime e sangue, ma viaggi emozionanti verso nuovi cieli ed una nuova terra.
La prima iniziativa sarà la pubblicazione e la presentazione di uno studio dal titolo: “Dalla fisica e dalla matematica una nuova visione dei processi di sviluppo e delle modalità di governo di una impresa”. E, ovviamente, non ci riferiamo solo alle PMI. Ci riferiamo soprattutto alla grande industria, alle banche, alle assicurazioni che si considerano istituzioni destinate a vivere ab eterno senza cambiare profondamente i loro sistemi di offerta: le “cose” che vendono, il loro significato, il ruolo sociale che esercitano.
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