di
Francesco Zanotti
Leggo sul Corriere di oggi, a firma Giuseppe De Rita: “Si muova la classe politica …. Ma più ancora si muovano i soggetti più minuti e quotidiani dell’economia e della società …”.
Condivido per due ragioni. La prima è che, se aspettiamo la famose “riforme”, diventeranno nonni anche i nostri figli prima di vederle. La seconda è che queste riforme sono poco rilevanti.
Ma, dopo aver condiviso, dico che occorre tentare di capire in che direzione muoversi. Altrimenti si rimane a livello di esortazioni retoriche. Di prediche insomma.
Prima di fare una proposta, aggiungo un po’ di altre notizie raccolte sui giornali di oggi che riguardano i corsi delle materie prime. La sintesi di tutte queste notizie è: si sono fermati. Sono calate le richieste di materie prime anche nei Bric.
Credo che oramai sia evidente che l’attuale sistema produttivo mondiale non può espandersi più di tanto. Sia perché sta andando in conflitto sempre più pesante con la natura, sia perché la società è cambiata così profondamente che i manufatti che produce hanno sempre meno significato esistenziale e funzionale. Allora, serve un altro sistema produttivo e un’altra economia complessiva. Perché anche la finanza è carica di guai di suo.
Questa osservazione indica la strada della mobilitazione: un grande sforzo progettuale da parte dei soggetti minuti e quotidiani dell’economia e della società.
Ma andiamo ancora avanti, perché anche parlare di “sforzo progettuale” rischia di essere teorico: come si fa a stimolare uno sforzo progettuale così intenso e profetico da riuscire a progettare tutti insieme una nuova società?
La risposta sta negli “occhiali”. Così vecchi e così appannati che non ci accorgiamo più di averli. E scambiamo le ombre che vediamo per l’unico e vero mondo. La risposta sta nelle parole. Sono sempre le stesse e con le stesse parole si dicono ossessivamente sempre le stesse cose.
Per vedere mondi nuovi e dire cose nuove (raccontare nuove imprese, nuovi attori sociali e politici), è necessario cambiare occhiali e imparare nuove parole. Non si tratta di far trovare la pappa pronta a imprenditori, politici, sindacalisti, consumatori. Sarebbe impossibile ed ingiusto. Si tratta, invece, di fornire loro nuovi occhiali e nuovi linguaggi. Mi si lasci citare uno dei profeti della mia giovinezza: Don Milani. Egli diceva che ai poveri insegnava linguaggi. Poi sapevano loro cosa dire.
Noi abbiamo organizzato una serie di appuntamenti nei quali proviamo a fornire alle classi imprenditoriali, politiche, sindacali, sociali in genere, occhiali nuovi per vedere nuovi mondi, linguaggi nuovi per mobilitare le speranze inespresse. Occhiali e linguaggi vengono dalle scienze. Esse non sono solo il motore delle tecnologie con cui trasformare il mondo. Esse propongono anche modelli e metafore per guardare e parlare diversamente del mondo. Anche per smettere di trasformarlo in una fredda ed insensata natura “calcolata”.
Gli appuntamenti (ovviamente gratuiti) che proponiamo:
Per imprenditori, 19 ottobre: La fisica quantistica e lo sviluppo imprenditoriale.
E’ rivolto agli imprenditori. Non solo quelli riconosciuti come tali delle PMI. Ma anche tutti i grandi managers (delle banche in testa) che non hanno mai sperimentato imprenditorialità, come processo di creazione di mondi. Proveremo a raccontare come, indossando gli occhiali della fisica quantistica, si vedano nuovi mondi, si immaginano nuovi percorsi, ci si accorga di come la crisi attuale sia generata dai modelli mentali con cui guardiamo il mondo e dai linguaggi con cui parliamo del futuro delle imprese.
Per affrontare una tema socialmente drammatico, 20 ottobre: Sicurezza sul lavoro, il martello e il televisore.
E’ indirizzato ovviamente ai RSSP delle imprese. Ma anche ad imprenditori, magistrati, avvocati, sindacalisti.
La sicurezza sul lavoro è generata da investimenti e norme. Ma questi interventi sono necessari, ma non sufficienti. Ogni grande impresa è impegnata nel rendere sicuri gli ambienti di lavoro e nel progettare i migliori processi produttivi e le procedure più salvaguardanti. Ma tutte questa imprese sperimentano che tutto questo non riesce ad eliminare comportamenti indifferenti, distratti, conflittuali, trasgressivi. Per riuscirci non basta martellare più forte sulla dimensione formale dell’organizzazione, occorre anche usare strumenti più soft per riuscire a gestire la dimensione cognitiva, emozionale e sociale di un’organizzazione.
Ancora una volta, insomma, una nuova conoscenza.
Per top managers, 26 ottobre: Perché il top management trascura la conoscenza?
Titolo provocatorio? Non so, ma dopo tutto, è vero! Non è certo voluto, ma è reale. E sono reali gli effetti: non si cambiano mai i modelli mentali con i quali si guarda alla realtà e i linguaggi con cui si progetta il futuro. Risultato: si continua a riscrivere il passato, in forma diverse, ma senza alterarne le fondamenta.
Per cittadini interessati ad una nuova politica, 12 novembre: La partecipazione è creazione sociale.
La partecipazione è una bella parola, ma come praticarla? Certo, non serve la verticalizzazione del potere, come insegna De Rita. Occorre de-ideologizzare ed arrichire di idee le persone. Occorre stimolare e sintetizzare progettualità. Allora la classe dirigente cambia ruolo: dal gestire potere ad attivare e sintetizzare progettualità sociale.
Per partecipare a questi seminari, basta mandarmi una mail di conferma.
Penso che siamo condannati all’anarchia! Nostro malgrado.
RispondiEliminaProprio ora che le persone hanno bisogno di essere guidate, rassicurate, stimolate ci stiamo accorgendo che queste figure non ci sono, e si sta perdendo anche l’illusione che ci siano; in un mondo in cui gli “scienziati” ci dicono di stare a casa perché alle 20,00 cadranno dei grossi frammenti pericolosi, e poi cadono alle 2,00 di notte nell’oceano pacifico in frammenti minuscoli; in un mondo in cui gli analisti finanziari sanno dirci solo il giorno dopo quello che è successo e perché, ma mai prevedere il giorno prima ( o anche qualche ora prima) quello che accadrà! Siamo sempre più disillusi; abbiamo tutto, ma c’è uno stato d’ansia generale che ci fa viver male; tutti intorno ci dicono che va tutto male senza dirci il perché e, soprattutto, senza dirci cosa fare per cambiare le cose…