di
Francesco Zanotti
Tutti i giornali di oggi riportano le proposte congiunte delle principali associazioni imprenditoriali e sindacali.
Immaginiamo che io sia uno dei piccoli imprenditori che aveva un mestiere, ma che ora sta perdendo di senso. Oppure un terzista che sta soffrendo la crisi del suo cliente di riferimento… Qualcuno, forse, si ricorda il caso da me citato più volte e raccontato dal prof Sartori: un produttore di scarpe toscano a cui la produzione di scarpe costa 17 Euro che si è trovato sdoganate al porto di Livorno scarpe provenienti dalla Cina a 4 Euro. Ecco prendiamo questo piccolo imprenditore, le sue ansie nel pagare gli stipendi, la sua liquidità esaurita, le banche e i creditori in allarme se non sul sentiero di guerra, come riferimento.
E cerchiamo di capire l’impatto che avranno su di lui queste proposte. Immaginiamo anche che esse possano venire realizzate con un colpo di bacchetta magica …
“Per una crescita duratura, creiamo le condizioni per l’aumento della produttività”. Non dico chi ha fatto né questa proposta, né le altre che citerò in nome del precetto: si dice il peccato e non il peccatore. Se si vuole un riferimento più autorevole, si ricordi papa Giovanni XXIII e la sua distinzione tra errante ed errore …
E’ una proposta che suona come una beffa al nostro amico costruttore di scarpe. Mi sembra di sentirlo “Ma come: io non riesco a vendere le mie scarpe e questi vogliono che ne produca di più?”. Certo, gli si può rispondere: perché così costeranno meno… Ma l’obiezione muore in gola perché è evidente che nessun aumento di produttività potrà ridurre i costi tanto da competere con chi può vendere le stesse scarpe a 4 Euro.
Le altre proposte non sono una beffa, ma molte suonano come la famosa orazione “Cicero pro domo sua”: aiutate il mio settore. Altre chiedono un miglior funzionamento del Sistema Italia nel suo complesso… Altre ancora…
E’ inutile che io entri nei dettagli: basta comprare il Sole 24 Ore di oggi e leggere a pagina 11. Dopo la lettura, il nostro amico imprenditore nelle scarpe (e molti altri imprenditori in condizioni “strategiche” simili) si accorgerebbe che nessuna di questa proposte lo aiuta nei problemi di liquidità che sono diventati insostenibili. Nessuna lo aiuta con un mercato al quale non può chiedere di comprare a 20 Euro (i suoi 17 erano solo i costi di produzione. Poi occorre aggiungere costi di spedizione, vendita etc.) quello che può comprare a 4 Euro (in questo caso tutti i maggiori costi sono già compresi). Soprattutto, nessuna lo aiuta a riprogettare la sua impresa e i suoi prodotti perché quelli che produce attualmente proprio non sono più proponibili.
Certo tutte queste proposte bisognerà realizzarle, ma sarà possibile farlo quando le imprese avranno ripreso la loro capacità di produrre ricchezza. Tentarle oggi sarebbe come stiracchiare una coperta che diventa sempre più corta, perché le imprese stanno perdendo la capacità di produrre valore. Peggio sarebbe coltivare pericolose illusioni: ci si fermerebbe ad attendere (oggi ci fermiamo addirittura ad attendere che vengano approvate) che la realizzazione di queste proposte sviluppasse i suoi effetti … E, così, la coperta si accorcerebbe sempre di più perché lo stiracchiarla non riuscirebbe a coprire le imprese. Ed allora occorrerebbe tirarla ancora di più… fino allo strappo inevitabile del quale si intravvedono i primi sfilacciamenti.
In alternativa? Occorre aumentare la capacità di progettualità strategica delle imprese fornendo loro nuove conoscenze e metodologie di strategia d’impresa. Magari attraverso le banche che potrebbero vendere non solo finanza, ma conoscenza. E’ questa una proposta che va direttamente al nocciolo del problema: permette di costruire dal basso (cioè subito) un nuovo sistema di imprese, nuove banche ed una nuova società.
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