lunedì 25 luglio 2011

Tragedia, banalità, sconforto

di
Francesco Zanotti


Ovviamente mi riferisco alla tragedia norvegese.
Nei giorni scorsi, il ministro Tremonti ha usato una metafora efficace, ma incompleta: quando il Titanic è affondato, neanche i passeggeri della scintillante prima classe si sono salvati.
Può sembrare una prefigurazione di quello che è accaduto in Norvegia: neanche i paesi più tranquilli ed avanzati riescono a salvarsi dalla violenza.
Ma perché una metafora incompleta? Perché non si è chiesto come mai il Titanic sia finito contro l’iceberg.
Come non ci chiediamo perché la nostra società industriale stia andando incontro al suo iceberg storico, mentre la sua classe dirigente è davvero convinta che la prima classe possa salvarla.
Se guardiamo dalla parte giusta, davvero vediamo l’iceberg che ci corre incontro. La parte giusta è la sistemica quantistica. Essa ci rivela che il problema non è l’alternativa “capitalismo sì o capitalismo no”.
Se si guarda con gli occhiali della sistemica quantistica, si scopre che in una società dove la cultura dominante è una caricatura della visione del mondo di Galileo (le sensate esperienze e le certe dimostrazioni) si scatena, inevitabilmente,  un “specialismo ideologico”. Esso fa sì che i diversi sistemi che compongono la nostra società tendano a diventare autoreferenziali. Se chi governa, invece di rompere questa autoreferenzialità, ne istituzionalizza l’inevitabilità, costruendo una società fondata sullo scontro, sulla battaglia, allora, l’autoreferenzialità tende a diventare estrema. E la violenza, nelle sue diverse forme, diventa inevitabile.
Faccio degli esempi, volutamente diversificati.
Se affermiamo l’ideologia della competitività, i mercati diverranno sempre più competitivi.
Se dichiariamo che si può governare solo dopo aver vinto una battaglia politica, chi perde non può che avere come unico obiettivo quello di vincere la prossima battaglia politica. Se si costringe la finanza all’autoreferenzialità perché non si attivano occasioni di investimento importanti nell’economia reale, poi scoppiano le bolle.
Se si esaspera il concetto di verità, si creano le stragi.

In sintesi, anche se può sembrare strano, la tragedia di Oslo, la crescita patologica della competizione e dello scontro politico, il crescere canceroso di bolle finanziarie sono tutte catastrofi frutto della tendenza dei sistemi complessi a diventare autoreferenziali.

Come evitare questa tendenza? Cambiando la forma di Governo dei sistemi umani. Cambiando le
pratiche (perché una teoria non c’è) di management, se si vuole parlare di quei sistemi complessi che sono le organizzazioni.

Cambiare come? L’ho proposto più volte in questo blog. Usando quella prassi di Governo e di Management che abbiamo definito “Sorgente Aperta”. Consiste, innanzitutto, nel buttare una nuova visione del mondo nella società. Soprattutto raccontare questa nuova visione del mondo alle classi dirigenti che, oggi, si guardano bene dal cercare nuova conoscenza, troppo impegnate a combattersi con quella vecchia. Galileiani banali e banalizzanti che credono solo nella ideologia e nella lotta.
E, poi, cambiare il ruolo delle classi dirigenti: invece di fare programmi e progetti, devono stimolare un'intensa progettualità sociale e poi portarla a sintesi…
Ve li vedete i manager prometeici o i governati e gli aspiranti governanti attuali tutta retorica o etica fustigante accettare di essere catalizzatori e sintetizzatori e non eroi salvatori della patria?
No, ovviamente. E di questo no, ne paghiamo noi tutti le conseguenze...

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Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.