lunedì 21 maggio 2012

Un Commento del Prof. Minati

Riceviamo e pubblichiamo volentieri un commento del Prof. Minati al precedente post.

"Devo dire che i doverosi commenti di stupore e sdegno per l’evento criminale di Brindisi ha, come per tanti altri fatti, valenza locale nel tempo e nello spazio.
Generalizzazioni sono inadeguate per visioni strategiche, e cioè aventi validità trasversali e atemporali, e sono anche un po’ ipocrite.
Stragi e ingiustizie sono avvenute nel tempo e nello spazio della storia dell’uomo e anche mentre noi ci stiamo scandalizzando, qui e adesso. E spesso validate da religioni e ideologie.

Non credo che il problema riguardi l’adozione, prescrizione di software sociale che vieti tali crimini.
E’ senz’altro più potente generare un ambito sociale in cui non siano concepibili, primo passo perché non siano possibili.

Questo richiede conoscenza per azioni strategiche sul divenire sociale che oggi sono ancora giacenti sulla capacità progettuale e di manipolazione.

Aspetti di una tale nuova conoscenza sono individuabili anche in variazioni profonde che si attuano nella scienza, basate, ad esempio, sulla visione sistemica dell’emergenza, auto-organizzazione, fisica quantistica e teorie cosmologiche.
Ma, ammesso che siano confermati come aspetti interessanti, dovrebbero poi essere trasformati in cultura, pratica sociale che non possa contemplare quello che da sempre si è chiamato semplicisticamente il male.

Questa problematica, oserei dire di strategia di specie più che di generazioni, si coniuga con le problematiche economico-sociale della crescita e dello sviluppo, oggi a stento distinte con l’uso di conoscenza e linguaggio approssimativi, adeguati e mantenuti per ‘competenti’ azioni di consumo.

La distinzione andrebbe prima di tutto coniugata nella vita dei singoli e alle diverse stagioni della vita.
Ecco, poi ne potremo parlare come proprietà dei sistemi sociali.

Crescita. 
Di che cosa? Di mercati saturi?
Usando che cosa? Risorse sottopagate in processi non-sostenibili?

Sviluppo.
Non credo possa a lungo coincidere con abitudine alla crescita ed usi connessi.
Sembra non vi siano professioni e ruoli validati per proporne.
Siamo tutti chiamati a pensarci in una imprenditorialità diffusa che è aperta a tutti.

Propongo, in questo sforzo complessivo che crea coerenze e non toni alti impositivi, di inspirarci ai grandi.

Per esempio alle parole-chiave introdotte da Italo Calvino nel suo libro Lezioni americane: Sei proposte per il prossimo millennio, basato su di una serie di lezioni da lui tenute all'Università di Harvard, come "Norton Lectures".
Riuscì a tenere cinque lezioni. Morì prima di poter tenere la sesta.
Le parole-chiave delle lezioni erano: 
1. Leggerezza
2. Rapidità
3. Esattezza
4. Visibilità
5. Molteplicità
6. Consistenza (solo progettata).
Mi permetto, non per presunzione certo ma per responsabilità di dover rischiare per poter contribuire, di leggere un parametro d’ordine trasversale comune e di eventuale significato operativo.
Penso alla virtualità.
E’ ormai storico l’uso del denaro come virtualmente rappresentante materialità e servizi. E poi rappresentante il denaro stesso.
Nella nostra epoca questo ha grandi riferimenti alla web-economy per cui è immediato pensare a investimenti strutturali come la banda larga.
Ma la virtualità cui pensiamo ha molti aspetti legati, ad esempio, alla non-intrusività, all’entaglment quantistico e alla non isolabilità, al vuoto come sorgente di proprietà, il tutto conducente a nuovi potenti concetti come coerenza sincronica (non più solo dovuta a causalità) e approcci ai problemi visti come soluzioni incomplete, in medicina la malattia come guarigione incompleta in cui indurre e non prescrivere recupero di coerenza.
Ciò significa avere una conoscenza con cui si rappresentano processi, il loro tempo, livello di descrizione, molteplicità e coerenza in modo multiplo.

Teoria? Certo, primo passo necessario per non essere praticoni ma pratici, per non calcolare futuro partendo dal passato. Si ridefinisce il concetto di imparare.
L’Expo2015 “Nutrire il pianeta” ha un disperato bisogno di teoria per pensare a crescita e sviluppo, per la sostenibilità (di cosa?), dinamica delle popolazioni, problemi sanitari, biotecnologia, economia e finanza, diritto all’educazione, inquinamento ecc.
E’ un problema immenso ed il primo passo è ammetterlo, descriverlo e lavorarci con umiltà per capirlo.

Ci proveremo con il progetto Expo della Conoscenza (Zanotti 2010) e il Manifesto dell’Associazione creata a   http://balbettantipoietici.blogspot.it/   avendo come obbiettivo di attivare chi potrà far meglio.
Al riguardo il gruppo Crescendo supporta la pubblicazione del secondo volume di Strutture di Mondo  http://www.mulino.it/edizioni/volumi/scheda_volume.php?vista=scheda&ISBNART=13985   , edito da Il Mulino e dedicato, a cura della prof. Urbani, a delineare la ricerca sistemica in Italia. In tale contesto elaboreremo le tematiche sopra solamente accennate."
Una anticipazione in (Minati, a cura di, publicazione Luglio 2012).

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.