martedì 17 maggio 2011

La nuova realtà politica “emergente”…sia a casa nostra che altrove

di
Francesco Zanotti

I nostri politici (anche i commentatori politici) pensano davvero che la conoscenza non serva a nulla. E pensare che, oramai, quasi nessuno discute che la nostra capacità di analisi e progetto dipende dai nostri “modelli mentali”. Più sono ristretti più facciamo analisi banali e progetti banali. E dobbiamo scatenare l’enfasi (fino all’urlo) e la retorica per cercare di dare sostanza alla banalità.

Le analisi del voto amministrativo dimostrano questa triste realtà: si ragiona ancora in termini di chi ha vinto e chi ha perso. Oppure si ammette candidamente (Stefano Folli in prima pagina sul Sole 24 ore di oggi) che “L’Italia sta cambiando … (ma) … non si intravede una prospettiva chiara, una coerente direzione di marcia”.

Io credo che questo ragionare in termini di “chi vince e chi perde” o questo non intravedere dipenda dai modelli mentali che si usano.
Infatti, usando nuovi modelli mentali, ad esempio, usando la nuova teoria dei sistemi che noi definiamo “Sistemica Quantistica”, si capisce esattamente dove si sta andando e come si possa governare questo andare.

Innanzitutto, si sta andando verso un aumento della complessità sociale e culturale. Non si tratta di frammentazione, si tratta dell’emergere di una nuova ricchezza di idee, consapevolezze che vogliono essere riconosciute e diventare protagoniste della vita economica, sociale, politica e culturale. Sta accadendo a Milano, in Italia e nei paesi del Nord Africa e del Medioriente. Si tratta di ricchezze forse ancora grezze, da coltivare, far sviluppare. Ma il come farlo è semplicissimo: occorre arricchire i modelli mentali di chi ha intuito, rappresenta, propone l’emergere di queste novità. E, poi, occorre costruire nuove sintesi, emergenti, inaudite.

Diffondere conoscenza e costruire sintesi, ecco come si valorizza l’emergere di una complessità economica, sociale, politica. Diffondere e costruire sintesi … e il risultato sarà una nuova società.

La nostra classe politica, purtroppo, fa esattamente il contrario. E’ una classe politica di parte che cerca la vittoria come via per “cambiare”. Ovviamente questo “cambiare” rimane in sospeso, non si concretizza nella proposta di una nuova società. Si concretizza solo nel sostituire l’avversario. Vede il crescere di complessità come una frammentazione da eliminare attraverso la concentrazione in due poli che diventano inevitabilmente “due poli di verità”. E come tali non possono che considerarsi alternativi e cercare la vittoria. Così, il fare politica non può che diventare una continua battaglia per far vincere la propria scatola di (presunta) verità. Una battaglia “etica” che porta alla demonizzazione dell’avversario, con tutte le conseguenze che questo comporta.

Mentre sto scrivendo, ricevo una mail di propaganda politica (a favore di uno dei due candidati che affronteranno il ballottaggio: non è importante quale) che, dopo la ovvia sollecitudine a votare per il candidato appoggiato dall’inviante la mail, si conclude con “Ad majorem gloriam Mediolani”. Ecco da nessuna vittoria di una parte sull’altra verrà una maggiore gloria di Milano. Nascerà una nuova società (il nascere di una nuova società più bella e più giusta è la vera vittoria di tutti) solo dal coltivare e sintetizzare la crescente complessità economica, sociale, politica e culturale che sta emergendo a Milano.

E’ ovvio che, guardando la crescita della complessità come un guaio, non immaginando neppure che esista la via della sintesi, non si intravede nessuna strada di futuro, ma si vive una grande incertezza. L’incertezza, però, non è nella società: è nello sguardo. Se si cerca di capire chi vincerà, non si trova una risposta. Perché, a mano a mano che cresce la complessità, la vittoria netta e completa di una parte diventa sempre meno probabile.

Quindi? E la sistemica quantistica? La sistemica quantistica è quell’insieme di modelli che permette di vedere, leggere, valorizzare e portare a sintesi questa crescente complessità, invece di combatterla.

Quindi, banalmente, ma efficacemente, la proposta è inevitabile: diffondere presso la nostra classe politica questa nuova cultura… Non ha importanza chi vince il ballottaggio: ambedue i candidati, anche se non sembra, usano la stessa visione del fare politica come battaglia. Sarebbe meglio usare questo tempo per formare tutte e due alla nuova conoscenza sistemica. Una battuta: diventa sindaco chi la “impara prima” …

Aldilà dei paradossi, non attendiamo che una vittoria possa costruire il futuro. Solo con occhiali nuovi, con strumenti progettuali nuovi si riuscirà a guidare l’emergere di una nuova società.

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.