di
Francesco Zanotti
Oggi ho letto con amarezza e sgomento un articolo di Dario Di Vico sul Corriere, in prima pagina. Mi scuso da subito con Dott. Di Vico che seguo ed apprezzo: la mie parole saranno dure. Ma sui contenuti, non certo sulla sua Persona.
Egli sostiene che, certo, bisogna ricostruire il rapporto tra parti sociali ed il governo, il modello dei corpi intermedi, ma ora occorre fare subito alcune cose urgenti. A cambiare il mondo ci si penserà dopo, quando quello che viviamo oggi sarà sopravvissuto. “Meglio decidere che concertare” titola il suo articolo.
Pensiero apparentemente saggio, forse un po’ “scarica ansie”, ma che rivela quella che a mio parere è la vera causa della crisi: il cercare di comprendere e gestire una società complessa usando la cultura scientifica dell’ ‘800.
Ma che c’entra la cultura scientifica?
Oggi purtroppo la classe dirigente usa ancora, come modello di pensiero, la meccanica classica. Ma essa non è adatta a gestire società complesse.
La posizione di Di Vico né è un esempio. E’ un esempio dell’applicazione della fisica classica alla comprensione ed al governo di una società complessa.
Infatti, il pensiero ispirato alla fisica classica crede che esistano soluzioni ottimali, calcolabili (individuabili da esperti).
Se si usasse la nuova cultura sistemica (la cui ispirazione di fondo sta nella fisica quantistica) si scoprirebbe che non esistono soluzioni ottimali, ma possono esistere solo progetti costruiti socialmente. Anche le soluzioni ottimali progettate dai tecnici sono soluzioni costruite socialmente all’interno della comunità dei tecnici. Poiché sono costruite socialmente all’interno di una comunità, hanno valore solo per quella comunità. Se ne capisce il senso solo se si parte dalla cultura di quella comunità, se si tengono conto delle relazioni all’interno di quella comunità. Per chi sta fuori le soluzioni prodotte all’interno di una comunità a cui non partecipano perdono di senso. Perdono tanto più di senso quanto più la comunità è autoriferita. Oggi la classe dirigente complessivamente è del tutto autoriferita. Tanto da usare, tutta e complessivamente, un pensiero scientifico entrato in crisi già nell’ottocento senza ascoltare tutto quello che è venuto dopo.
Per concretizzare, le riforme di cui si discute sono un patetico tentativo di difesa dal futuro di una classe dirigente (non sono politica) del tutto inconsapevole di quello che sta accadendo, proprio perché autoriferita.
Se si usasse la nuova cultura sistemica si scoprirebbe che in una società complessa le èlite possono pure decidere, ma il problema è che queste decisioni devono essere approvate e messe in pratica. Tanto più sono decisioni prese da comunità ristrette, tanto meno verranno approvate. Tantomeno verranno messe in pratica..
Sono d’accordo con il Dottor Di Vico che la concertazione è una iattura, ma per ragioni opposte
La concertazione è la ricerca di un compromesso con chi non vuole accettare questa soluzioni ottimali e chi, più saggio e colto, le riconosce come le uniche possibili. Ma si tratterebbe di un compromesso che avrebbe un unico destino: quello di essere continuamente rinegoziato. Un compromesso al ribasso. Occorre avviare processi di progettualità sociale che diventano efficaci appena li si avvia.
Ovviamente queste che ho espresso e le molte altre che non ho espresso (in mille ambiti della vita sociale la visione del mondo tipica della fisica classica sta facendo perdere la trebisonda e il futuro) non sono solo una mia opinione. Larghe schiere di studiosi in tutte le discipline umane stanno arrivando alle mie stesse conclusioni. La nuova cultura sistemica avanza ed è disponibile, ma rifiutata …
Che fare, allora?
Non mi voglio ripetere … in questo blog ho più volte parlato del progetto dell’Expo della Conoscenza, è descritto in un libro, abbiamo fatto una Associazione per promuoverlo … basta fare riferimento a tutti questi luoghi...
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