mercoledì 30 novembre 2011

Ho partecipato ad un incontro con Piero Ostellino

di Cesare Sacerdoti
c.sacerdoti@cse-crescendo.com

Ho partecipato ad un incontro con Piero Ostellino organizzato dal Rotary Arco della pace (22 novembre 2011). Credo importante proporre una mia sintesi del pensiero di Ostellino perché egli ci ha proposto un punto di vista sulla crisi e sul Governo Monti che è diverso da quello un po’ stereotipato e noioso che leggiamo tutti i giorni sul giornale.
Seguirà un Commento di Francesco Zanotti che aggiunge la nostra visione della crisi che è altrettanto alternativa a quella di Ostellino, e non è ad essa contrapposta, ma complementare.
Ecco la mia sintesi del pensiero di Piero Ostellino.

“La nostra società è figlia di una cultura “costruttivistica” che ha origine già dalla seconda parte della rivoluzione francese: con il giacobinismo (al contrario dell' illuminismo scozzese più scettico) si considera che i rapporti umani possano essere gestiti in modo razionale come le scienze. J.J Rouseau è il padre di una cultura razionalista da cui sono nati i totalitarismi del 20º secolo: era sufficiente la ragione per risolvere i problemi sociali, si riteneva che con la ragione si possa delineare un modello di Stato e che ad esso si possano adattare tutte le componenti sociali e quindi le politiche. Ma questo approccio ha creato danni irreparabili, perché non tiene conto che ogni uomo ha le sue emozioni e la sua via per raggiungere la propria felicità.
Con il liberismo invece il bene comune è prodotto inconsapevolmente, sottolineando inconsapevolmente: perché ciascuno cerca la propria idea di felicità e tutti insieme costruiscono la società. Il profitto, tanto vituperato dalla Chiesa cattolica, ci ha dato la libertà, permettendoci di scegliere le professioni, uno stile di vita ecc.
Monti non ce la farà perché siamo ancora nella mentalità del novecento, stiamo ancora seguendo un ideale platonico della civiltà perfetta; ci siamo costruiti un modello sociale tipo Keynesiano (che avrebbe dovuto risolvere la crisi del 29, che in realtà fu risolta con una guerra).
Monti, che è un misto tra cattolico liberale e cattolico solidarista, dovrebbe smontare un apparato politico saciale troppo radicato.
Inoltre il governo tecnico dovrà chiedere l'approvazione del Parlamento che, a sua volta, è costituito su un modello di tipo costruttivista e che in realtà non vuole cambiare. La nostra Costituzione è frutto di un compromesso tra la visione di alcuni liberali, di alcuni cattolici e di una maggioranza socialista-comunista e questo ne costituisce il limite: per esempio dire che l'Italia è una democrazia fondata sul lavoro (anziché sul diritto, valori eccetera) è come dire che è fondata su una merce, perché oggi il lavoro è da considerare tale e dire che il lavoro è un diritto è un ossimoro in una civiltà di mercato, a cui si è ovviato con il costruttivismo.
Monti non ce la farà perché avevamo un governo (di cui Ostellino dichiara di non essere mai stato un sostenitore) eletto dal popolo e che aveva presentato la legge di stabilità su cui ha ottenuto la maggioranza e quindi avrebbe avuto il diritto e il dovere di farla applicare, sotto il controllo del Parlamento. E invece si è dimesso per una serie di ragioni non chiare e di pressioni di vario genere. Prima o poi la faranno pagare a Monti per farla pagare a Napolitano.
Monti metterà sì un tampone alla crisi finanziaria, troverà un compromesso con Francia e Germania, ma se non si cambia la struttura dello Stato, il buco si ricostituirà.
Cosa siano le riforme strutturali nessuno lo sa. Uno Stato eccessivamente costoso diventa opprimente. Dobbiamo allora smettere di pensare che lo Stato fa il bene dei cittadini perché lo Stato fa il suo mestiere: se il biglietto dell'autobus costa poco, i cittadini lo pagano con la fiscalità, mentre la nostra cultura ci fa credere che questo sia socialità. In Inghilterra le rette universitarie sono state aumentate fino a un livello che copre i costi di funzionamento, garantendo però borse di studio per i meno abbienti. In Italia invece si arriva all'assurdo che i meno abbienti paghino, con le tasse, il costo di un’università a cui accederanno i figli dei benestanti pagando un basso prezzo.
La cultura del novecento ci ha ingannato.
Noi liberali abbiamo per troppo tempo sofferto di un complesso di inferiorità nei confronti del socialismo che sembrava dare le giuste risposte ai problemi sociali, cedendo in parte le loro idee, da cui è nato il nostro Stato e la nostra costituzione nella quale per esempio viene dichiarato che la proprietà privata deve sottostare all'utilità sociale…”.

Francesco Zanotti
Anche io ho scritto sul Blog il mio scetticismo sul successo di Mario Monti per ragioni diverse da quelle citate da Ostellino.
Esse attengono alla conoscenza ed alla speranza. Serve una conoscenza nuova per capire il “funzionamento” dei sistemi umani. Serve tornare alla speranza di costruire un nuovo mondo. Il Prof. Monti ha parole di serietà e di rigore, non parole di conoscenza e speranza. Noi continuiamo a credere che una vera azione di sviluppo possa partire solo dal riaccendersi di una nuova imprenditorialità (una nuova voglia e capacità di costruire mondi) economica, sociale, politica, istituzionale e culturale. Per riaccendere una nuova e profonda imprenditorialità di popolo, abbiamo immaginato un Expo della conoscenza e abbiamo costituito un’Associazione per realizzarlo. Il lettore del blog potrà trovare il Manifesto dell’Associazione sul blog.

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.