martedì 16 agosto 2011

Il Ferragosto, la crisi e la meccanica quantistica

di
Francesco Zanotti


Il Ferragosto è certamente di stretta attualità: ieri era Ferragosto.
La crisi lo è anche. Ed è di stretta attualità da un po’ troppo tempo. E sembra che lo sarà ancora a lungo. Infatti, l’attesa che la crisi la si superi alla napoletana (a da passa’ a nuttata) è vana: ogni timido segnale di ripresa viene prontamente smentito appena se ne comincia a parlare.
Ma la meccanica quantistica che c’entra? C’entra. C’entra soprattutto quella sua versione “moderna” che si chiama teoria quantistica dei campi.
C’entra, e molto, perché potrebbe dare suggerimenti su come uscire dalla crisi e costruire sviluppo.

Infatti, se si usano i modelli che utilizzano i fisici per capire il mondo delle particelle elementari (la teoria quantistica dei campi che sta a fondamento del cosiddetto modello standard che permette di dare un senso allo sterminato zoo delle particelle elementari), si può capire meglio, tra l’altro:
  • Come si sviluppa il processo imprenditoriale, al di là della creazione distruttrice di Shumpeter (che parte da una indesiderabilissima distruzione) e della creatività auto rappresentativa e consolatoria che produce arte solipsistica.
  • Come si costruisce consenso sociale. Di più: un nuovo impegno individuale e una nuova cooperazione sociale.
  • Come si evitano le resistenze al cambiamento osando navigare l’oceano quantistico della società.
  • Come può essere governata verso lo sviluppo una società complessa, intrinsecamente quantistica.
  • Perché la ricerca della competitività e le riforme istituzionali non possono risolvere, ma, anzi, aggravano la crisi.
Insomma, davvero la teoria quantistica dei campi c’entra con Ferragosto e la crisi. Io credo che la classe dirigente avrebbe fatto meglio a seguire un corso di teoria quantistica dei campi, anziché progettare illusorie manovre di “lacrime e sangue”. Gli sarebbe venuta in mente la strada maestra per uscire dalla crisi che è suggerita proprio dalla teoria quantistica dei campi. E non è una strada di lacrime e sangue ma passione, immaginazione, cooperazione, studio…

Purtroppo, anche se c’entra e molto, la teoria quantistica dei campi è certamente rimasta estranea al Ferragosto delle nostre classi dirigenti. Con essa è però, rimasta estranea anche la probabilità che si cominci veramente un cammino di sviluppo.

1 commento:

  1. Invito a partecipare alla Conferenza Exibition di ARTE e SCIENZA , sul tema: ARTE E SCIENZA QUANTISTICA e REALTA AUMENTATA : SINERGIE DI INNOVAZIONE , che si terra’ il Sabato 09 NOV 2013 ( ore 09–> 18.00) c/o la Sala dell’ Annunziata adiacente al chiostro di S, Agostino in Pietrasanta , con il Patrocinio del Comune di Pietrasanta
    Per maggiori info. Paolo Manzelli 02 AGO/13 pmanzelli.lre@gmail.com

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.