di
Francesco Zanotti
Ieri sera, sono andato a sentire Emma Bonino alla Associazione per il Progresso Economico. Parlava della crisi del Nord Africa. E’ certamente una delle personalità politiche più preparate, dall’alto senso etico… Ma abita ancora nel ‘900…
Attenzione, non lo dico perché crede ancora in una delle ideologie del ‘900. Ma perché non ha dato evidenza di conoscere il fenomeno degli stormi … e tutta la teoria dei sistemi che ci sta dietro, intorno e sopra e che mi sembra assolutamente chiave sia per comprender cosa sta accadendo in Nord Africa e come poter fare qualcosa.
Mi spiego.
Ora la Senatrice Bonino ha riconosciuto che il sommovimento nel Nord Africa è “emerso” spontaneamente. Ma ha, poi, sostenuto che, perché questo emergere non si perda in un caos conflittuale, è necessario… che si metta ordine a questo spontaneismo sociale attraverso una guida direttiva. La Senatrice spera, si augura che nascano leader carismatici e profondamente etici che possano prendere in mano la situazione e guidarla verso un processo di "democratizzazione". Parallelamente, auspica anche che l’Europa si sbrighi a portare avanti un processo di accentramento del potere (non ha usato questa espressione, ma è questa la sostanza sistemica di quello che ha sostenuto) attraverso la costituzione degli Stati Uniti d’Europa.
Solo l’esistenza di una forte Unione politica (quindi “decisionale”) a livello Europeo potrà far sì che l’Europa possa contare qualcosa rispetto nuovi futuri assetti del Nord Africa.
In sostanza, credo che il pensiero delle Senatrice possa essere il seguente: è accaduto un fenomeno di auto organizzazione, ma, ora, dobbiamo tornare ad una chiara, precisa, controllata “etero-organizzazione”.
Io credo che questo modo di pensare il Governo del mondo futuro sia la causa dei nostri guai attuali. Nonostante tutta la passione civile, prima che politica della Senatrice.
Il Governo del futuro dovrà seguire, assecondare i processi auto organizzativi, emergenti. E’ una utopia? No! In concreto, è necessario che i nuovi Governanti potenzino i processi di auto organizzazione. In modo che possano riuscire ad esprimere non solo rivoluzione, ma anche progettualità. E’ chiaro che le società non è costituita da stormi. Ma l’attuale teoria dei sistemi può aiutare a fare emergere anche fenomeni sociali complessi.
Credo che ogni smantellamento dei fenomeni auto organizzativi verso fenomeni di etero organizzazione crei le condizioni per una grande disillusione verso la rivoluzione vinta e per lo scatenarsi della rivoluzione prossima ventura contro le classi dirigenti che tentino di controllare i fenomeni emergenti.
Come i nostri lettori sanno, come è scritto in tanti post, noi abbiamo costruito una metodologia per il governo dell’emergere di nuovi sistemi sociali. Lo abbiamo definito “Sorgente Aperta”. Essa permette di costruire una reale democrazia progettuale. Essa, ovviamente, si fonda sulla disponibilità, che la Senatrice ha riconosciuto essere diffusissima in Nord Africa, delle Web Technologies.
Ora, il lettore e la Senatrice Bonino possono fare spallucce al pensiero di noi che gestiamo questo blog e considerare utopia Sorgente Aperta (anche senza approfondirne la proposta).
Ma il pensiero sistemico ha altri e più autorevoli propositori. Prima di andare all’incontro, come è mia abitudine, ho dato una occhiata alla letteratura sul tema. Ho trovato due studi che propongono esplicitamente un approccio sistemico non banale alle relazioni internazionali (l’approccio sistemico banale è quello che dice che un sistema è formato da parti in interazione. E, quindi, non si possono avere visioni parziali, perché tutto dipende da tutto.).
Questi studi propongono una teoria dei sistemi molto più evoluta che sta andando verso una “Sistemica Quantistica”.
I due studi sono: New Systems Theories of World Politics e Costructivism and International Relations.
Bene, delle problematiche, delle analisi, delle proposte contenute in questi studi non vi è stato alcun accenno nelle parole della Senatrice. E sì che Ella ha citato due fatti rilevanti che portano a cercare visioni sistemiche, a credere nei processi auto organizzativi, emergenti.
Il primo è la tenuta dell’Euro senza che vi sia un ministro del tesoro europeo. Cioè una etero guida delle dinamiche monetarie. Il secondo è il fatto che molte città arabe non abbiano un centro, una piazza centrale che guidi la vita e lo sviluppo delle città stesse.
La conclusione del discorso della Senatrice poi è stata assolutamente dirigistica e non sistemica: votatemi. Non posso che concludere ripetendo il giudizio inziale. Senatrice, Ella è uno dei migliori vecchi politici. Ma, Senatrice, la nostra generazione ha fatto la rivoluzione, ma non ha saputo guidare il processo di costruzione di una nuova società. Non lo ha fatto perché ha usato una cultura assolutamente inadatta. Senatrice, provi a Roma a guardare gli immensi stormi che si vedono volteggiare nel cielo. Non hanno un leader, vivono senza averlo, vivono proprio perché non ce l’hanno. Non competono l’uno contro l’altro, per guidare lo stormo. Ognuno vive il suo volare insieme con gli altri. Probabilmente felice di essere capace di volare insieme agli altri. Senatrice, facciamo in modo che le giovani generazioni possano accedere alla cultura che permetterà loro di volteggiare insieme verso una nuova società. E piantiamola di volergliela disegnare già bella e fatta. Magari convinti, come quando chiediamo loro di essere votati, che noi sappiamo farlo meglio di chiunque altro al mondo.
Che dire? Che fare?
RispondiEliminaQuello che mi viene in mente da un lato è che non possiamo considerare non sistemicamente il problema dell'imprenditorialità stessa e cioè come una fibra separata, indipendente del tessuto sociale. Fa parte del sistema, ad esempio, linguaggio, didattica, editoria, musica, moda, architettura, tecnologia, religione, scienza, filosofia, la 'convenienza' del'etica ... in una parola cultura dei sistemi sociali.
Solo nei contesti disciplinari singoli vi possono essere interventi non-continui, non-omogenei grazie a intuizioni e genialità.
Come può esservi un'imprenditorialità costruttivista in una società oggettivistica?
L'imprenditorialità richiesta oggi è quella che sa trasformare i limiti in occasioni, mercati. Dare poi coerenza al tutto è un fatto di strategia culturale e politica.
Direi senz'altro di cominciare dall'imprenditoria. Chi farà un'azienda con la mission di attivare mercati su cui a loro volta possano germogliare singole iniziative nella coerenza del costruttivismo e della visione sistemica?
Come rendere economicamente significativa la multidimesionalita che dicevamo e non solo una pedante raccomandazione?
Gianfranco Minati