di
Francesco Zanotti
Martedì sera, 22 febbraio 2011, sono stato invitato a fare da moderatore alla presentazione del libro di Francesco Samorè dal titolo: “La piramide del gas”. Il testo è arricchito da una prefazione di Giulio Sapelli e da una postfazione di Piero Bassetti che hanno partecipato alla serata.
Francesco Samorè è un giovane storico che propone la storia inedita dello svilupparsi del nostro attuale sistema di distribuzione del gas, dal dopo guerra ad oggi. Il protagonista della storia è il gas, appunto, sullo sfondo del problema/sfida dell’energia per o sviluppo. E si tratta di un “oggetto” quanto mai di attualità non solo per la indiscutibile centralità della sfida energetica per una società che sta cambiando, nonostante le cecità e gli sforzi di conservazione delle classi dirigenti, ma anche per i sommovimenti che stanno travagliando, in questi giorni, molte nazioni che lo forniscono.
Se il gas è il protagonista, Francesco Samorè è un po’ protagonista anche lui. La sua famiglia, il nonno fondatore e il padre continuatore, è stata protagonista di questa storia.
Per introdurre la sua presentazione, mi sono permesso di tentare una sintesi, dal mio punto di vista. Ho provato ad astrarmi dal tema specifico e cercarne significati più generali. Lo sviluppo del nostro sistema di distribuzione del gas è la storia di processo sociale emergente stimolato da un monopolista (l’allora AGIP). Un processo imprenditoriale. Dopo di allora, l’imprenditorialità si è andata affievolendo e agli imprenditori protagonisti di quel tempo, si è sostituita una classe di burocrati che guardano al sistema di distribuzione del gas come ad una arena dove scatenare battaglie di potere. Ho chiesto all’Autore cosa ne pensasse di questa mia analisi.
Francesco Samorè ha condiviso questa mia rilettura ed ha sfruttato questo mio “assist” per raccontare a voce la storia che aveva fissato nella sue pagine.Ed è stato un racconto appassionato, perché il nonno ed il padre sono stati protagonisti di questa storia.
L’immagine sintesi della sua storia è una piramide al vertice della quale c'è l’ENI e la cui base è costituita da… I capitoli fondamentali del libro ripercorrono la memoria di tutti noi che siamo nati negli anni ’40 e ’50: il primo affermarsi del gas metano, la frammentazione locale del mercato della distribuzione, la piramide del gas negli anni ’60, su su fino alla crisi petrolifera agli anni ’80 ed alla situazione attuale che l’Autore descrive come il passaggio “Dal monopolio nazionale alle rendite comunali”.
Partendo dal racconto di Francesco, ho chiamato in causa Giulio Sapelli, storico, da sempre coinvolto nelle problematiche dell’energia. A lui ho chiesto se la storia del gas, come mille altre storie imprenditoriali, non stessero ad indicare come gli attuali paradigmi con i quali parliamo di economia e di dinamiche di mercato non fossero, almeno, da rivedere.
La sua risposta è stata come di consueto profonda e dissacrante. Tra i mille spunti che nascono sempre quando intensità di conoscenza ed esperienza si intrecciano in sintesi “vitali”, Giulio Sapelli, ricordando anche Caffè, Sylos Labini e, prima di loro Shumpeter, ha contestato la demonizzazione del monopolio, ha smantellato la visione riduttiva di un imprenditore mobilitato solo dal profitto affermando il primato della passione. Si è poi soffermato sui guasti del dogma del gigantismo che ha distrutto esperienze storiche di eccellenza come l’ASM e costruito cattedrali burocratiche come ERA. Ha concluso che, alla fine, abbiamo mancato di coraggio: non abbiamo cercato di sviluppare le peculiarità del nostro sistema di distribuzione del gas che era emerso dalla nostra storia per adagiarsi nel modello standard (ma perdente del “grande è bello”).
Piero Bassetti, che non ha bisogno di presentazioni presso il grande pubblico, oltre che primo Presidente della Regione Lombardia ha avuto un ruolo rilevante nella storia della metanizzazione di Milano, in dialogo diretto con Enrico Mattei. A lui ho chiesto di andare la di là della sua postafazione. In queste sue pagine, a conclusione del libro di Samorè, aveva preso spunto dai recenti studi e dibattiti sui “Commons” (l’importanza di questi studi è stata riconosciuta con il Nobel dell’economia) per dichiarare che era necessaria una nuova forma di Governo dei processi economici e sociali. Ma non aveva voluto tentare una risposta. Irriverentemente gli ho chiesto di provarci nel dibattito che stavano conducendo.
Bassetti ha sostenuto che la sfida dei “Commons” e, quindi, dell’energia, deve essere riletta come ologramma (il vocabolo “ologramma” è una mia scelta) di un problema più generale: quello del rapporto tra globale e locale. E’ un problema che sta diventando sempre più intenso, a causa del fatto che le tecnologie hanno annullato lo spazio ed il tempo. E’ un problema che sta rendendo insignificanti gran parte dei nostri schemi di riferimento. E’ un problema che richiama la responsabilità di tutti noi nel cercarne e nel praticarne altri.
La serata si è conclusa con un appassionato invito di Francesco Samorè ad osare la creazione di un nuovo mondo, accettando la sfida multidimensionale di una creazione del futuro che richiede un nuova cultura capace di gestire tecnologia, economia e socialità.
Mi permetto anche un mio commento finale, a mio modo “tecnico”. Prima di porre la mia domanda a Piero Bassetti, ho ricordato il suo ruolo di pioniere nell’attenzione (che ,certo, non per colpa sua, non ha ispirato granché la prassi) alla teoria dei sistemi. Io credo che uno degli strumenti attraverso i quali raccogliere l’invito diretto di Francesco Samorè, ed indiretto di Sapelli e dello stesso Bassetti, sia quello di farsi ispirare da una nuova teoria dei sistemi che stiamo contribuendo a costruire e definiamo “Sistemica Quantistica”. Penso veramente che essa possa guidare alla comprensione dei mille nuovi processi di evoluzione e di innovazione che stanno emergendo nella nostra società e che permetta di formulare una nuova metodologia di Governo di questi stessi processi.
Nel post precedente ho contestato il disinteresse dei politici per la conoscenza. Spero davvero che questa mia generalizzazione sia eccessiva e che qualche politico voglia veramente provare a conoscere ed usare la nuova teoria dei sistemi che stiamo contribuendo a sviluppare.
Nessun commento:
Posta un commento