di
Francesco Zanotti
Leggo sul Corriere di oggi un articolo di Giuseppe
Sarcina che riferisce di una proposta di Bill Gates. “Tassiamo i robot che rubano
lavoro”: così suona il titolo.
Forse è necessario tener presenta alcune cosette per
discutere seriamente di questi temi. E non costruire, come scrivo nel titolo:
la dittatura di una nuova superstizione.
Oltre ai “classici”, mi
supporteranno le opinioni del prof Giuseppe Longo, espresse nel paper che
potete recuperare qui.
Il primo tema da affrontare
è che in un computer digitale (che è una concretizzazione del modello della
macchina di Turing) ci potete mettere dentro solo alcune cose e non altre. Ad
esempio, non ci potete mettere dentro la radice quadrata di due, ma dovete
sceglierne una approssimazione. E la scelta di una approssimazione non è mani
neutra. Conseguentemente i calcoli che fa il computer generanno conclusioni che
dipenderanno dalla vostra scelta di come rappresentare la realtà. Le simulazioni
della realtà che fa un computer sono, allora, sostanzialmente un videogioco.
Allora vi scordate di
automatizzare la realtà. E qui arriviamo
alle opinioni di Bill Gates. Il computer può fare solo certe cose e non
altre. Questo significa che nel costruire la nuova Industry 4.0 è necessario
aver ben chiare le potenzialità del computer digitale (di una macchina di
Touring di cui si conoscono i limiti, anche se nessuno sembra saperlo) e
costruire intorno i sistemi sociali che permettono di sfruttare queste potenzialità
... non quelle che ci immaginiamo. Questo significa che le tecnologie digitali non
butteranno fuori dal lavoro le persone: permetteranno loro solo di lavorare
diversamente. Purtroppo il dibattito oggi sull’industry 4.0 non arriva neanche
a discutere dei limiti del computer digitale, si ferma a discutere degli
incentivi per comprare quelle particolari macchine di Turing che chiamiamo
robot. La domanda: ma come può Bill Gates limitare la sfida posta dalla
tecnologie digitali ad una dimensione fiscale?
E arriviamo ai Big Data,
alle immense quantità di dati sulla realtà che ci dovrebbero dire tutto sulla
realtà stessa. Dovrebbero non solo eliminare gli scienziati, ma anche insegnare
ad un imprenditore quale strategia adottare, ai politici quale società
costruire etc. Insomma Big data e computer digitali per macinarli dovrebbero
sostituire non solo i lavoratori, ma anche le classi dirigenti.
Ed arriviamo al prof Longo.
Certo il suo testo è “tecnico”. Ma anche il discutere delle prestazioni di un
computer digitale è tecnico. E, insomma, come si fa a discutere di qualcosa
senza accettare di riconoscerne la complessità? Si finisce per parlare a
sproposito di tasse.
Il prof Longo dimostra (chi
non si “sentisse” d’accordo prima di esprimersi legga il paper, però) che
quando fate “interpretare” ad un computer immensi data base tirerà fuori anche “significati”
che non hanno nulla a che vedere con la realtà. Come individuarli? Beh un
suggerimento potrebbe essere: tiriamo a sorte, magari con un cornetto portafortuna
in mano. Così invece di scienza e democrazia avremo la dittatura di una nuova
superstizione. Buon futuro a tutti.
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