mercoledì 7 dicembre 2011

Prof. Zingales … un po’ meno Ok!

di
Francesco Zanotti


Sul Sole 24 Ore di oggi il Prof. Zingales invita il Premier Monti ad una svolta culturale. Essa si sostanzia in tre provvedimenti. Il primo è mettere l’ICI anche sugli immobili non di culto della Chiesa, il secondo è un regolamento che spieghi come e quando le banche potranno godere di garanzie dello Stato. Il terzo più che un provvedimento è un invito al Ministro Passera perché venda le azioni che possiede di Intesa San Paolo.

Posso dire che usare l’espressione “svolta culturale” per questi tre provvedimenti mi sembra eccessivo?
Condivido che sia necessaria una svolta culturale, ma credo sia necessario riempire questa espressione di altri contenuti. Provo ad indicarne alcuni come esempio, come si può fare in un blog. Chi volesse dare una occhiata alla nostra proposta di “cambiamento culturale” potrebbe scaricare dal blog il manifesto della nostra Associazione per l’Expo della Conoscenza.

Compiere una svolta culturale, innanzitutto significa cambiare la visione del mondo che sta alla base della società industriale. Si tratta di una banalizzazione ed assolutizzazione della scienza “classica” (questo termine deriva dal fatto che questa visione della scienza ha come modello di relazione tra l’uomo e il mondo la meccanica classica) che permea la cultura economica e politica. E’ necessario costruire una nuova visione del mondo che oggi inizia ad emergere in tutte le scienze e che ha come ologramma di riferimento la fisica quantistica.
Usando questa nuova visione del mondo ci si accorge che la crisi che stiamo vivendo è causata dal fatto che la società industriale non può più essere il modello di sviluppo della società futura.
In particolare, ci si accorge che l’attuale sistema industriale (i beni che produce, le modalità con cui li produce, il modo in cui li trasporta, le modalità e il tipo di energia che utilizza) è del tutto incompatibile con la Natura (e non parlo solo dei limiti del Pianeta).
Continuando, ci si accorge che oggi stiamo delegando il governo della crisi ad una scienza, l’economia, che non è scienza, né in senso “classico”, né in senso quantistico. E’ un gigante scoordinato, che usa (qualche volta) come paravento la matematica (ma anche sul tipo di matematica usata ci sarebbe molto da dire).
Continuando … si potrebbe continuare davvero per molto parlando delle modalità di Governo e di management, parlando della ricerca scientifica e di molto altro.
Ma non è compito di un blog farlo.
Voglio, però, insistere sull’economia, visto che commento l’articolo di un economista e che il presidente del Consiglio è anch’egli economista.
Se io fossi un piccolo e medio imprenditore che non riesce a pagare né dipendenti, né fornitori, sarei molto felice nel sentire come gli economisti pensano di darmi una mano … Ah, se non si dà una mano subito a questi imprenditori in modo che riescano il prima possibile a tornare a produrre cassa siamo tutti nei guai, guai molto più rilevanti di qualche “spreaduncolo” qua e là …
Dicevo, se fossi un piccolo e medio imprenditore sarei molto felice di sapere che un economista (l’Autore dell’articolo) pensa di aiutarmi facendo vendere le sue quote nella Banca che dirigeva ad un Ministro e un altro (il Presidente del Consiglio) pensa di farlo aumentando il costo dei carburanti. Costo che dovremo pagare io, i miei dipendenti ed i miei fornitori …

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.