mercoledì 3 agosto 2011

Una storia per le vacanze…


di
Samira Tasso

Oggi vogliamo condividere la storia di Maria Mirò che, da quanto ci racconta, coltiva delle specie tanto belle quanto insolite di fiori.
Prima di iniziare, è bene che sappiate che questa storia è attendibile nella misura in cui vi aggrada, in quanto la protagonista che ce l’ha raccontata non ci ha rassicurato sulla veridicità dei fatti, ma solo sulle intenzioni narrative.
I fiori di Mirò sono molto rari ed estremamente curati, lei li annaffia ogni mattina e conosce delle tecniche speciali per farli crescere in tutto il loro incanto. Come tutti i fiori, anche loro appassiscono, ma sono anche un po’ magici: acquistano forza e bellezza se ammirati da un vasto pubblico.
Mirò, che abita da sola e non ama la mondanità, è la sola però a godere di quelle bellezze e, nonostante i suoi grandi sforzi, i fiori, non appagati nella loro vanità, non resistono più di qualche giorno. Lei desidera ardentemente non essere la sola a trarre beneficio e ammirazione da tanta bellezza, che attraverso altri sguardi potrebbe essere accresciuta e prolungata. Decide allora di dover darsi da fare e mostrare al mondo i suoi bei fiori.
Il problema è che sono molto delicati, devono crescere in un giardino pulito, fresco e ventilato,  e solo uno sguardo raffinato può coglierne lo splendore. Mirò decide così di fare delle foto del giardino e mostrarle alla gente.
Entra nel bar vicino casa e vi trova un ragazzotto dall’aria assopita e le guance rosse. Cerca di destarlo mostrandogli le foto: <Caro ragazzo, queste foto sono nulla in confronto alla reale grazia di questi fiori. Seguimi a vieni a guardarli>. Il ragazzo ubriaco riusciva solo a scorgere solo delle macchie colorate e diceva <Belli questi colori, ma troppo tenui …il mio colore preferito è il rosso, il rosso del vino, del tramonto, della passione..queste sono le vere bellezze!>
Mirò lascia il bar avvilita, ma presto scorge la grande e prestigiosa banca del paese. Dando un occhiata dal di fuori, scorge all’interno una grande sala con tanta gente indaffarata in continuo movimento. Pensa a quanto sia triste e freddo quel luogo in confronto al suo bel giardino, ma c’è tanta gente acculturata e raffinata che le darà ascolto.   Colta dall’entusiasmo irrompe nella sala esclamando <Lasciate per un momento le vostre attività e venite a vedere quanto sono belli i miei fiori. Non vi pentirete del tempo che mi avete dedicato, ve lo prometto. Attraverso i vostri sguardi il loro prodigio potrà durare per sempre e  tutti d’oggi in poi vivremo solo in posti incantevoli>.
Il direttore della filiale si avvcina a Mirò: < Buongiorno Signora, si accomodi pure, prenda un numerino e parli con il nostro cosulente corporate se ha bisogno di finanziare la sua piccola impresa. Si ricordi di specificare quante fiorerie intende aprire e il tempo di pay back dell’investimento da lei previsto. Le consiglio di procurarsi un business plan per aumentare le possibilità di erogazione del finanziamento. Se vuole le posso consigliare un mio amico consulente molto bravo…>
Mirò perplessa e frastornata lascia la banca e si rivolge a dei passanti, raccogliendo le reazioni più disparate.
Primo passante:  <Sono sicuro che una donna affascinante come lei non potrà che coltivare dei bellissimi fiori, ma il mio tempo, ormai, è andato: lascio ai giovani l’onore di godere delle sue meraviglie>
Secondo passante:  < Mi scusi, ma proprio non capisco quale sia il processo chimico che permette di prolungare la vita dei suoi fiori attraverso semplici sguardi, che sono per natura non correlati al processo fotosintetico. Cara signora lei è una ciarlatana.>
Terzo passante: Silenzio e sguardo impassibile
Quarto passante: < Mi piacerebbe tantissimo guardare le bellezze di cui parla, ma ahimè sono cieco>
Quinto passante:  <Lo so voi come fate, parlate del paradiso in terra, promettete mari e monti... ma siete solo pagani, comunisti e ladri... io signora mia ho faticato tanto nella vita per guadagnarmi da vivere, per assicurare un futuro degno ai miei bambini, i soldi non si raccolgono nei campi e non permetterò ad una drogata figlia dei fiori di farmi portare via tutto questo>.
Sesto passante: Silenzio e guardo scettico. Torna indietro: < Lei è della corrente di Osho vero? C’è anche un momento meditativo contemplativo o un buffet macrobiotico? Se è così la seguo volentieri.>
Mirò, tornando a casa, ripensa a tutte le persone che ha incontrato quel giorno. Pensa che mostrando a tutti le stesse bellissime foto nessuno le ha guardate veramente, ma ha assistito alle reazioni più strane e disparate. Mirò pensa che ognuno, in fondo, sia schiavo della sua visione del mondo e anche lei forse è schiava dei fiori. Pensa che nessuno dei discorsi sentiti quel giorno le piace davvero, ma che i suoi fiori le piacciono tanto. Pensa che è importante non offendersi, ma pensa che è lo è altrettanto non essere umiliati. Pensa che
le cose belle vanno conservate e custodite, ma anche condivise. Pensa che questo mondo è più strano e incomprensibile di come le appariva nel suo giardino.
Immersa nei suoi pensieri, arriva nel  giardino. I fiori in sua assenza erano più opachi del solito e anche la “sporcizia” dei suoi pensieri le faceva apparire tutto meno bello… nell’angolo accanto alla fontana, scorge la sagoma del quarto passante.  <Sarò anche cieco, ma ho ancora le mani per annaffiare>.  Le faceva ridere come chi avesse deciso di aiutarla a curare i suoi fiori fosse l’unico che non poteva ammirarli.

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.