di
Paolo Savona
Mervyn King, stimato economista, già governatore della
Old Lady, ha concesso un’intervista al vetriolo su Brexit e UE. È stata accolta
da un assordante silenzio da parte della nostra Accademia, sempre pronta a
scagliarsi contro i suoi membri che sostengono le stesse tesi di King, anche
quando sono espresse con più moderazione..
Pur essendo il tema centrale
delle prossime elezioni incombenti sull’UE, l’intervista è stata relegata a
pagina 5 del quotidiano, senza richiamo in prima. Nei giorni precedenti lo
stesso giornale si è cimentato con “grandi firme” per sostenere l’opposto di
ciò che sostiene King. Poiché le tesi espresse nel loro giornale non sono
semplici punti di vista, ma vere e proprie linee politiche dei gruppi dirigenti
italiani, ci saremmo aspettati un minimo di reazione, anche perché King era
molto stimato nella nostra banca centrale e nei circoli economici.
Meglio dare una
dimostrazione di essere aperti al dialogo, facendo seguire il silenzio. Ancora
una volta è la confraternita degli economisti italiani a essere passiva e,
quindi, conformista: meglio ignorare King che discutere le sue idee, per il
vago timore che siano giuste. Gli economisti italiani avrebbero meritato
d’essere destinatari da parte del Presidente della Repubblica, l’equivalente
della Regina inglese, del quesito rivolto da Elisabetta II ai membri della
Royal Economic Society: come mai non vi siete accorti che stava arrivando una
grave crisi? Naturalmente l’oggetto del quesito sarebbe oggi l’Unione Europea
nata a Maastricht e le scelte successive.
Solo un bravo giornalista,
Mario Sechi, nel suo blog List, ha colto l’importanza della testimonianza e
sollecitato i suoi colleghi e noi economisti a meditare sull’analisi di King,
fornendo una sintesi delle tesi in essa sostenute nel caso in cui, in
tutt’altre faccende affaccendati, non avessero il tempo di leggere le quattro
colonne del giornale. Riporto anch’io la sintesi per tentare di vitalizzare
l’attenzione (le parole sono quelle usate da King):
• “L’impatto della Brexit
anche nel lungo periodo sarà molto limitato”
• “La Gran Bretagna ha il
diritto di governarsi da sé”
• “Chi ha votato per la
Brexit non è razzista, xenofobo o stupido”
• “Le élite hanno perso il
contatto con i bisogni della gente”
• “È la Ue ad avere lasciato
noi”
• “La Sterlina debole è
benvenuta”
• “Draghi è in una posizione
impossibile”
• “L’Eurozona precipiterà di
nuovo nella crisi senza un dibattito genuino e un reale cambiamento”
• “L’unione monetaria è
stata prematura senza l’unione fiscale, un terribile errore”
• I “nuovi partiti politici
che incolpano l’unione monetaria… vengono liquidati come populisti, ma le loro
critiche sono basate su fatti economici, che le élite non capiscono”
• L’unione fiscale
costerebbe alla Germania “Il 5% del PIL indefinitamente. Perciò il conto sarà
molto alto …, ma necessario per permettere ai Paesi del Sud di conservare la
piena occupazione. Purtroppo i politici tedeschi sono contrari a spiegarlo ai
loro cittadini”
• “Stiamo andando verso il
disastro”.
Visto che non volete
rispondere al quesito che i pochi colleghi che la pensano più o meno come King
vi rivolgono da tempo o, meglio, vi siete collocati in maggioranza nel solco
tracciato dai gruppi dirigenti del Paese di pagare qualsiasi costo pur di
rimanere nell’euro mal costruito e nei vincoli dell’UE, approfondendoli,
vedetevela con queste affermazioni di un illustre economista, oltre che serio
civil servant.
Invero in passato ci fu
anche il documento firmato da sette Premi Nobel sull’insostenibilità dell’euro,
che avete accantonato perché dava fastidio culturale o forse perché credete di
capire meglio di loro come stanno le cose. Neanche la realtà che vi circonda
fiacca le vostre posizioni precostituite. Molti dei giudizi espressi da King
sono stati oggetto da parte mia di pacate valutazioni e non devo essere io a
rispondere. Mi soffermo solo su un punto, quello che l’attuale gestione dell’UE
danneggi il Sud.
Da tempo sono costernato del
sostegno che i Sindacati dei lavoratori danno alla tesi di stare nell’UE e
nell’euro perché ritengono che uscire danneggerebbe i lavoratori, trascurando
di valutare il danno ulteriore per tutti (dato che quello pagato dai
disoccupati non basta) del restarci così com’è. Essi si accontentano di
politiche compensative da parte di Governi che non sanno affrontare il
problema, limitandosi ad affermare che non bastano: accettano infatti gli 80
euro ai giovani, i 500 euro agli studenti, i 450 euro ai poveri e i 200 euro
per ogni nuovo nato e così via. Sono inoltre attratti da un salario di
cittadinanza o termini simili senza collocarlo in una linea di azione di
sviluppo e di compatibilità volta a rimuovere i problemi, non a perpetuarli.
Perché avete chiuso la porta agli eredi di Ezio Tarantelli?
Cari colleghi, ritengo che
la nostra professione abbia gravi responsabilità perché pecca di indipendenza
di pensiero e di coscienza civile. Dovete quindi dare una risposta ai punti
sollevati da Mervyn King.
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