di
Cesare Sacerdoti
c.sacerdoti@cse-crescendo.com
In uno
scritto del 7 dicembre 2013, “Cosa nutre
la vita”, il Vescovo di Milano, Scola, affrontava il tema di Expo 2015,
“nutrire il pianeta, energia per la vita” e del ruolo futuro di Milano.
Abbiamo
assistito in questi anni a lunghe discussioni di preparazione all'Expo, che
hanno affrontato quasi esclusivamente le questioni delle infrastrutture da
realizzare e, in parte, del loro utilizzo dopo Expo: il contributo di Scola, fornendo
spunti di riflessione e di discussione sia sul tema specifico, sia sul ruolo
della nostra città e dell’Europa, risulta quindi uno dei pochi contributi di
“contenuto” di questo evento, che avrebbe potuto rappresentare una vera svolta
per il futuro di Milano.
Scola
propone di rimettere l’uomo al centro dell’attenzione, invocando un “nuovo
umanesimo” , una “ecologia dell’uomo”, perché, dice Scola, “oggi ripensare il
mondo chiede di ripensare l’uomo…senza ripensare l’uomo l’unico sapere e saper
fare di cui l’uomo contemporaneo si sente certo è quello tecnico-scientifico. A
livello della gestione su grande scala questo significa primato
dell’economico-finanziario, della rete e della comunicazione, e cioè primato
delle grandi leve di un regime tecnocratico”.
Le
parole di Scola appaiono molto dure, ma, in effetti, pensando a tutti i
proclami, a tutti i programmi, a tutte le ricette che ci vengono proposti
quotidianamente, ci accorgiamo che la parola “uomo” è totalmente assente: i
soggetti sono la ripresa economica, la competitività, le riforme, la ricerca,
la produttività, l’ecologia, ma mai la persona umana. Essa è sempre sottintesa.
Si potrebbe obiettare che tutte le parole sopracitate comportino un
miglioramento del livello di vita dei
cittadini, ma l’uomo rimane sullo
sfondo.
Scola
invece ammonisce che “occorre passare da una ragione ridotta a puro calcolo, a
una ragione come capacità di identificare e condividere ciò che è bene per
l’uomo in quanto tale”.
Rileggendo
il percorso di ricerca che CSE Crescendo sta perseguendo da qualche anno,
cercando nelle scienze umane e naturali quegli spunti, quelle metodologie e
quelle metafore necessarie per poter progettare una nuova società, credo che
anch'esso sia animato dalla volontà di ridare all'uomo, agli uomini tutti, la
possibilità di ridisegnare il proprio futuro, i nuovi stili di vita (evocati
anche da Benedetto XVI in Caritas in
veritate) utilizzando le scoperte scientifiche.
Si
veda in proposito il programma dell’Expo della Conoscenza da noi proposto, in cui si cerca di utilizzare le “modalità di pensare” costruite
nell'ambito delle diverse aree di conoscenza (dalla fisica, dalla matematica,
dalle scienze cognitive, dall'arte e dalle religioni) per comprendere i
processi di evoluzione dei sistemi umani, a partire dall'uomo, dalla famiglia
fino all'impresa ed alle istituzioni.
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