domenica 17 agosto 2014

Aspettando il 10 ottobre Ancora sulla matematica: contenuti mai!

di
Francesco Zanotti



Stamattina ho comprato, come sempre d'altronde, il Sole 24 Ore che contiene lo splendido inserto culturale “Domenica”. Ed ho subito visto che proponeva un doveroso commento alla medaglia Fields per la matematica assegnata a Maryam Mirzakhani.
L’ho subito cercato per verificare quante sciocchezze avessi detto nel mio commento di qualche giorno fa.
Ed ho scoperto con sorpresa che non si parlava di contenuti: solo sociologia di genere spicciola.
Credo che il rifiuto di esporre i contenuti (cosa studia Maryam Mirzakhani e perché i suoi studi sono importanti) all’inclito volgo sia, da parte dei matematici, come da parte di troppi scienziati, una presunzione che svilisce la ricerca.
Il tentare di illustrare i contenuti non è solo divulgazione. Anzi, non deve essere divulgazione. E’ una nuova forma di ricerca fondamentale. Una ricerca che si avvale di due nuovi armi: l’utilizzo di nuove linguaggi e la ricerca di senso.
Mi spiego.
Le conoscenze, la scienze in particolare, la matematica in particolarissimo, si stanno chiudendo sempre di più in specializzazioni del tutto autoreferenziali che non comunicano neanche più tra di loro, all'interno della stessa scienza. Si dice che l’ultimo matematico che sia stato in grado di padroneggiare tutta la matematica sia stato Poincarè, morto nel 1912.
E’ il naturale approdo dell’approfondimento della ricerca? No! E’ il risultato di usare solo linguaggi specialistici. Sempre più specialistici che portano a creare isole di pensiero incomprensibili all'esterno. E sempre più aggrovigliate. Il voler tradurre i temi di ricerca in un nuovo linguaggio potrebbe funzionare come una sorta di liberazione che riuscirebbe ad indicare nuovi percorsi di ricerca. Proprio la matematica e la fisica stanno sperimentando la fecondità della trasgressione: impicciarsi di altre scienze e lasciare che altre scienze si impiccino della propria ha portato negli ultimi decenni a risultati importanti. La teoria delle stringhe ne è la prova. Una nuova teoria fisica che ha permesso lo sviluppo di una nuova matematica. Tanto che Edward Witten (forse il massimo teorico delle stringhe) è stato il primo ed unico fisico a vincere nel 1990 la Fields Medal.
Il senso. Intendo dire che si possono immaginare nuovi percorsi di ricerca che abbiano come orizzonte di senso l’umano. Le diverse scienze sono anche (solo?) serbatoi di modi di pensare che possono permettere di ampliare la nostra capacità di parlare dell’umano. In un altro nostro blog ho cercato di dimostrare che contributo potrebbe dare il ”pensare topologico” alla riflessione sulle organizzazioni.

Allora decisivo è istituzionalizzare questo filone di ricerca: esplorare i diversi modi di pensare delle diverse scienze per capire come esse possano permettere lo sviluppo di nuovi sistemi umani. Lo abbiamo definito: Expo della Conoscenza.

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.