mercoledì 18 settembre 2013

Lettera aperta Franco Moscetti e Giovanni Floris

di
Francesco Zanotti


Ho sentito con emozione l’intervento del Dott. Moscetti ieri sera a Ballarò. Emozione perché sono della Sua generazione e condivido la sua autodenuncia di fallimento.
Ma voglio fare un passo avanti: abbiamo fallito fino ad ora, ma possiamo riscattarci! Anzi abbiamo ancora una chance importante per riscattare la nostra storia. Possiamo attivare un grande processo di auto-cambiamento ed arrivare ad essere la prima generazione della storia che riesce a tramandare ai propri figli e nipoti il seguente messaggio: sono stato ignavo, ma sono riuscito a capirlo e sono riuscito a cambiare.
Mi permetto di indicare l’area fondamentale di cambiamento che possiamo attuare immediatamente: cambiare i sistemi di conoscenze che attualmente utilizziamo e che sono del tutto inadatti a comprendere e governare il mondo che si è affacciato al nuovo millennio.
E’ vero che abbiamo incespicato gravemente, ma non è accaduto perché è scesa una pesantissima nebbia che ci ha impedito di vedere. E’ accaduto perché ci si sono appannati gli occhiali. Purtroppo noi non ce ne accorgiamo e pensiamo che la patina che oscura il nostro sguardo sia la confusione del mondo.
E’ accaduto perchè sappiamo usare linguaggi (modelli, schemi di riferimento) molto poveri che ci permettono solo di balbettare banalità, di urlare invettive immersi nella nebbia che sta nei nostri occhi.
Il problema non è nel mondo. Il problema sono le modalità con cui guardiamo e ragioniamo del mondo. Siamo come colui che vuole aggiustare il televisore, ma lo prende a martellate perché pensa che sia ancora il teatrino delle marionette.
Faccio degli esempi.
L’attuale classe dirigente è, complessivamente, ancora totalmente succube della visione del mondo propria della fisica e della matematica classica che sono del tutto inadatte a ragionare e progettare intorno a società complesse. Sono del tutto ignoranti dei modi di pensare e di ragionare della nuova matematica, della nuova fisica, della nuova biologia che permetterebbero loro di capire la realtà profonda dei sistemi umani e suggerire nuove modalità per governarli.
Le attuali classi economiche sono del tutto all'oscuro delle conoscenze di strategia d’impresa e di sviluppo delle organizzazioni.
Basta guardare la nostra analisi dei Business Plan delle società dellaBorsa di Milano per capire il gap tra le conoscenze di strategia d’impresa disponibili e quelle utilizzate. E basta guardare al mito della competitività che resiste inalterato nonostante sia oramai acclarato che è proprio la ricerca della competitività che genera la competizione.
Il caso più eclatante di refrattarietà alla conoscenze strategico-organizzative è quello della FIAT che si ostina a voler competere copiando gli avversari. In quale altro mercato un competitor copia le modalità di sviluppo e di gestione del suo concorrente più temibile, quando vi sono conoscenze molto più avanzate disponibili che potrebbero permettere alla stessa FIAT di costruire un radicalmente nuovo mercato dell’auto?
Le classi politiche e sindacali sono del tutto all'oscuro delle conoscenze sociologiche e politologiche. Rimangono ancorate a dibattiti infantili o ottocenteschi. E si cincischiano nell'immaginare riforme istituzionali che non possono essere il punto di partenza per costruire una nuova società. Ma possono essere solo definite ex-post quando la nuova società la si è già cominciata costruire dal basso.

Dopo gli esempi (che davvero sono solo tre tra i moltissimi possibili) allora la proposta, per riscattare una classe dirigente che è stata colpevole, ma che è ancora in sella, è semplice: impegniamoci a diffondere presso le classi dirigenti quelle nuove conoscenze che possono permettere un salto di qualità nella capacità di vedere e ragionare sul mondo.

Noi abbiamo fondato una Associazione che ha lo scopo di organizzare una grande Expo della Conoscenza che abbia lo scopo di raccogliere e mettere a confronto le nuove conoscenze apparse negli ultimi cento anni in tutte le scienze umane e naturali, nelle filosofie e nelle religioni. Così facendo si forniranno alle classi dirigenti nuovi occhiali e nuovi linguaggi. E, forse, si riusciranno a mettere in onda talk show dove prevalga lo scambio di conoscenze e la progettualità solidale invece che la ricerca di scoop, l’impegno a fare domande imbarazzanti, il compiacimento per le liti starnazzanti che si riescono a scatenare.

Signori, che ne dite della proposta della nostra Associazione?

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Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.