lunedì 10 giugno 2013

Crescita, sviluppo e transizioni di fase

Riceviamo e con piacere pubblichiamo un contributo del Prof. Gianfranco Minati  in relazione al post Galileo e riforme e del successivo commento del Prof. Andrea Ichino La risposta del Professor Ichino e poi del Dott. Rizzi.


Vorrei contribuire portando alcune idee al dibattito ad integrazione di quanto già elaborato.
Vorrei partire dal noto fenomeno fisico delle transizioni da fase. Accenniamo a quelle del primo ordine in cui vi è possibile convivenza tra le due fasi della materia (prima e dopo) come per transizioni di fase liquido-solido-gasoso e quelle del secondo ordine per cui tale convivenza non avviene come paramagnetico-ferromagnetico.
Nei sistemi socio-economici avvengono processi di crescita e sviluppo spesso non chiaramente distinti ed intesi condizione necessaria o conseguenza l’uno dell’altro.
Processi di crescita sono da intendersi come processi di variazione quantitativa positiva come:
  •          lineare,  y = ax + b
  •          fattoriale,  y = x!
  •          esponenziale,  y = ex .

E’ stata introdotta anni fa la crescita logistica del tipo in figura:

                                                                                                     
                                          
caratterizzata da una fase iniziale di crescita crescente e una seguente di crescita decrescente.
La crescita può essere intesa data da eventuali estensioni della stessa curva di crescita (spostando l’asintoto verso l’alto magari con aiuti statali o attivando nuovi cicli consumistici in realtà equivalenti) coincidente con stabilità incapace di affrontare la saturazione se non drogando il consumo. Tali situazioni possono prepotentemente sopraffare la possibilità di nascita di nuove curve di crescita alternative e sostitutive diventando una gabbia asfissiante.
Lo sviluppo può essere inteso in vari modi come introduzione di nuove non-equivalenti curve di crescita come operatori trasformativi e nuove coerenze tra crescite e sequenze di crescite.
I cambiamenti di curva avvengono con innovazioni tecnologiche e variazioni di modalità. Sono intendibili come transizioni di fase sociali, a volte con coesistenza a volte no. Si tratta di transizioni di fase usualmente conviventi con precedenti fino al loro esaurimento (es. sviluppo fotografico e videotapes).
Lo sviluppo avviene (emerge) impostando e creando coerenze come stili di vita riconosciuti di qualità crescente.
Ora interventi riformativi di contesto possono essere per estendere e mantenere crescite. In tal caso da mentalità industriale.
Oppure posono essere introducenti non-continuità normative adeguate a facilitare nuove sperimentazioni riguardanti ad esempio modalità di start-up, politica fiscale, finanziamento, gestione della conoscenza, concetto di lavoro e retribuzione, periodi sperimentali protetti.
Tuttavia facilitare non significa causare.
Si tratta di svegliare generazioni formate colpevolmente al consumare, subito e in modo facile.
La transizione di fase è attivabile da motivi di contesto come riduzione o cambiamento di risorse disponibili o strutturali come stili alimentari, abitativi e di vita. Si spera in motivi tecnologici innovativi (es. sostituire oggetti come le chiavi, le carte, gli occhiali, ecc.).
Si tratta di usare finalmente concetti della scienza moderna come coerenza, molteplicità, sovrapposizione, uso dinamico di modelli, non-equivalenza, e quasi-. Come renderli fruibilità e trasformati in cultura generale (è un business questo stesso…) facendo in modo che aziende smettano di buttar via soldi in piani e ricerche inutili in principio vista la non-linearità del contesto?
Il terreno è dato dal materializzare in modo imprenditorialmente nuovo i verbi attuali (come comunicare, trasportare e abitare) o introducendone di nuovi con innovazioni (come è stato per fotografare e registrare).
Viene in mente il motto ‘Gentlemen, We Have Run Out Of Money; Now We Have to Think’  attribuito a Winston Churchill.
Il vero problema credo sia chi comincia, chi rischia, dove e come?
Diceva Peter Drucker (1909 -2005) che in una strategia di sviluppo non si tratta di fissare nuovi obiettivi, ma prima di tutto decidere che cosa abbandonare.

Un altro aspetto riguarda la rappresentazione.
Anche in economia si ripete una situazione di questo tipo:
1)        fenomeno reale (come economia reale) e sue rappresentazioni (es. il denaro);
2)        si opera usando le rappresentazioni dopo un po' acquisenti proprietà proprie (es. del mercato finanziario);
3)        le proprietà e i problemi del rappresentante (denaro) agiscono sul rappresentato;
4)        le proprietà e i problemi del rappresentato (economia reale) agiscono sul rappresentante solo per quanto può essere rappresentato in tal modo;
5)        quando le proprietà e i problemi del rappresentato (economia reale) non sono rappresentabili con gli strumenti disponibili sono comunque rappresentati con approssimazioni spesso inefficaci oppure sono ritenute dovute a cause  esterne  oppure si cercano nuove azioni sul rappresentato evitando di rappresentare in un altro modo (si pensa che quello attuale sia l'unico possibile).
E' il caso della rappresentazione termodinamica con la quale non si agirà mai sulle proprietà elettromagnetiche.
E' il caso della rappresentazione elettromagnetica con la quale non si agirà mai su proprietà quantistiche e nano.
E così per le proprietà emergenti ...
Si potrebbe pensare ad una nuova rappresentazione con cui i problemi dell’economia reale vengono rappresentati con corrispondenze diverse da quelle permesse da quella finanziaria e capace di aggregare vari spetti di cui quello finanziario sia un caso particolare (metaforicamente equazioni di Maxwell per l'economia...).
Si tratta di considerare nuovi spazi, come spazi delle fasi dell'economia.

E si tratta di un fatto di creatività non di calcolo…

Gianfranco Minati

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Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.