di
Francesco Zanotti
“Le donne i cavalier, l’armi e gli amori, le cortesie, l’audaci imprese io canto …”
Sono passati quasi cinque secoli da quando Messere Ludovico Ariosto, nobile Ferrarese,scriveva questo incipit al suo Orlando Furioso …
Sono passati quasi cinque secoli, ma oggi continuiamo a trattare le vicende economiche con la logica dello scontro tra “eroi”. E’ quello che sta accadendo anche con il caso Telecom.
Ho letto stamattina su “Affari e finanza” un articolo di Giovanni Pons appunto sul caso Telecom. Cioè sulla prossima vicenda delle nomine in questa società. Che ne sarà di Bernabè, si chiede Pons? E si risponde così. Bernabè è stato nominato tre anni fa da un accordo Geronzi (pro Berslusconi) e Bazoli (pro Prodi). In questi tre anni Bernabè è stato il buono che ha combattuto per ridurre i costi e internazionalizzare Telecom. E’ anche riuscito a ridurre i debiti. Purtroppo non ha fatto gli interessi di Mediaset. Ed allora Geronzi, pretoriano di Berlusconi, ne chiederà l’estromissione. Punto e a capo. L’intera vicenda consuma il suo senso proprio nello scontro tra eroi negativi (Berlusconi, attraverso la mano armata di Geronzi) ed eroi buoni: tutti quelli che si oppongono aBerlusconi.
Cosa mi piacerebbe? Che qualcuno provasse a descrivere quale pensa sia la vera sfida strategica di Telecom. Se qualcuno pensa che stia solo nella riduzione dei costi, allora dimostra uno spirito conservatore e usa una cultura strategica superata da trent’anni. Cioè dal giorno dopo in cui M. Porter l’ha proposta.
Mi piacerebbe che qualcuno descrivesse quale è il ruolo di una Società di Telecomunicazioni nel costruire la società prossima ventura. Ad esempio, una modalità interamente nuova di coinvolgimento progettuale degli stakeholders ... Se qualcuno legge i nostri documenti (basta chiederceli) vedrà come questa strategia (il coinvolgimento progettuale degli stakeholders) potrebbe cambiare radicalmente il futuro di Telecom.
Basterebbe anche solo piantarla di usare la cultura strategia di M. Porter e dare una occhiata a qualcosa di quello che è stato pubblicato dopo … Che ne so: Mintzberg, Cummings …
Devo precisare che, ovviamente, non sono berlusconiano. Ma, sapete perché? Perché credo che Berlusconi non possa aiutare l’Italia proprio perché usa conoscenze (modelli e metafore per guardare il mondo e immaginarne uno nuovo) troppo povere. E' figlio di una cultura superata ed incapace di progettare il futuro.
Ma qui saltiamo dall’Ariosto ad un Signore che circa due decenni prima dell’unità d’Italia scriveva dell’Eccellenza austriaca che governava Milano.
"Che fa il nesci, Eccellenza? O non l'ha letto?
Ah, intendo: il suo cervel, Dio lo riposi,in tutt'altre faccende affaccendato,a questa roba è morto e sotterrato"
Ah, intendo: il suo cervel, Dio lo riposi,in tutt'altre faccende affaccendato,a questa roba è morto e sotterrato"
Sembra che tutta la nostra classe dirigente faccia "il nesci" nei confronti delle conoscenze di strategia d’impresa, che dovrebbero costituire lo strumento di lavoro di tutti coloro che hanno responsabilità economiche. E nei mille altre conoscenze, soprattutto di teoria dei sistemi.
Dai, coraggio, sostituiamo la descrizione delle battaglie con una vera e propria passione progettuale nutrita da nuova conoscenza.
Se, poi, però ci si mette anche Umberto Eco …
Ieri all’assemblea del PD ha fatto un discorso “epocale”: anche lui ha detto di no! Ovviamente a Berlusconi.
Professore, lei certo non manca di conoscenza. Ed allora perché aggregarsi a coloro a cui basta eliminare il cattivo per costruire un nuovo mondo? Ci aiuti con tutta la sua conoscenza a progettare e costruire un nuovo mondo. In esso, ovviamente, non ci sarà posto per nessun Berlusconi. Ma neanche vi sarà posto per tutti coloro che dicono continuamente solo di no.
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