martedì 4 maggio 2010

Responsabilità sociale e irresponsabilità di business?

Oggi (martedì 4 maggio 2010) sulla stampa quotidiana (Sole 24 Ore e Corsera) sono usciti articoli che parlano di una iniziativa particolarmente incisiva della CONSOB: ha chiesto, come è nei suoi poteri e doveri, alle cinque più grandi banche del Paese (insieme hanno più della metà degli sportelli presenti in Italia) di
convocare i rispettivi Board per rivedere le procedure di vendita dei servizi finanziari. La ragione è che queste procedure non vanno bene. Più specificatamente (cito dall’articolo di Riccardo Sabbatini sul Sole 24 ore di oggi. Le parole in corsivo sono della Consob) “Le politiche commerciali adottate dalle cinque banche per la selezione dell’offerta di servizi ai clienti e le politiche di incentivazione del personale sono risultate in larga parte imperniate su logiche di prodotto (quantitativi di prodotti da vendere di norma di raccolta propria o del gruppo) anziché di servizio reso nell’interesse della clientela”.

Dopo aver letto questa notizia ho ripassato nella memoria i Bilanci Sociali di questa banche dove esse dichiarano che non solo gli interesse della clientela, ma anche quelli di tutti gli altri stakeholders, sono l’obiettivo fondamentale del fare banca.

Il contrasto è stridente.
Ma cosa dire di fronte a questa così smaccata contrapposizione tra il dire ed il fare? Voglio avanzare una giudizio ed una proposta un po’ particolari ..

E’ inutile avviare una campagna polemica del tipo: guarda i cattivoni che praticano la strategia dei vizi privati e delle pubbliche virtù. E’ inutile anche buttarla sull’etica: è necessario aumentare la cifra etica nella gestione aziendale. Ed allora cosa fare? La prima cosa è quella di capire perché questa eterna politica del doppio binario. Essa nasce dal tipo di conoscenze e metodologie che vengono oggi usate e non usate nella gestione aziendale. Le conoscenze e le metodologie che vengono usate sono quelle del management duro e puro che bada solo agli obiettivi. Quelle che vengono insegnate nei corsi di formazione manageriale. Quelle che nascono da una visione primitiva del fare impresa di stampo anglosassone. Quelle che non vengono usate sono le moderne conoscenze e metodologie di strategia d’impresa che permetterebbe di disegnare piani strategici che non si impantanano in pratiche commerciali devastanti e che, ad esempio, potrebbero permettere di rivoluzionare il rapporto tra banca ed impresa.
Detto tutto questo, la soluzione è semplice: buttiamo nelle banche nuove conoscenze e metodologie di management e di strategia d’impresa. Ed abbiamo fiducia che la buona fede, anzi l’alto senso etico che davvero alberga nei cuori di tutti il più avvertito management bancario faccia il resto. Insomma: non è un problema di etica, ma di strumenti. Quindi è un problema che si può risolvere da domani mattina.

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.