lunedì 5 dicembre 2016

Dopo il referendum: lettera aperta a Mario Calabresi

di
Francesco Zanotti

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C’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Ed è chi non riesce a vedere, sentire, ascoltare perché guarda solo al vuoto … basta che sia firmato.

Egregio Direttore,
certo l’incipit della mia lettera è un po’ criptico, ma alla fine, se avrà la cortesia di leggerla, le sembrerà una sintesi efficace del pensiero che voglio comunicarle.
Inizio con una apparente distrazione, un po’ autocelebrativa, ma poi vedrà che c’entra.
Due giorni fa su questo blog scrivevo: “il no vincerà se Renzi troverà appoggio (al si, ovviamente) dalla grande stampa e dagli opinion leader. Come è accaduto a Hilary Clinton nelle ultime elezioni americane.” Dal suo pezzo sulla Repubblica di oggi è evidente il suo rammarico che Renzi non abbia vinto. A conferma della mia previsione: la grande stampa è riuscita ad arruolarlo nell’establishment e, così, l’ha fatto perdere.
Sono un fan di Renzi? No, ma neanche un detrattore.
Se vuole conoscere la mia opinione, dia una occhiata qui

Fine della digressione che, però, è in realtà il contesto della mia comunicazione.
Scrive alla fine del suo articolo di oggi: “Questi italiani (quelli che sono andati a votare), non importa se hanno votano sì o no, si meritano una proposta di Paese credibile, che parli di un futuro e non di salti nel buio.
Sono d’accordo, ma le faccio notare che le proposte credibili ci sono. E’ che la grande stampa sembra non le possa sentire, vedere e ascoltare. E credo che la ragione sia che le manca la conoscenza per farlo. Ed allora è costretta a leggere prima la firma che le proposte. Se la firma è nota allora la grande stampa ci va a nozze. Se poi due firme note la pensano diversamente, ci va a “nozzissime”. Ma le firme note non possono che riproporre le idee di sempre.

Le propongo qualche nota a dimostrazione di questa mia affermazione. L’attuale teoria macro-economica (non vi sono teorie diverse, vi è una sola macroeconomia che poi si declina in dialetti non sostanzialmente diversi gli uni dagli altri) è del tutto insignificante. E non le sto parlando di pinzillacchere, le sto parlando di matematica. Supponiamo di prendere sul serio che sia necessario ricercare posizioni di equilibrio (ma che senso ha cercare un equilibrio, che si intende come stabilità, in un mondo straziato dalle ingiustizie e che sta distruggendo il Pianeta?). Bene gli ecomomisti propongono equazioni dalle quali emergono certamente punti di equilibrio. Il problema è che questi punti di equilibrio sono infiniti. Questo significa che i dibattiti economici non si rendono contro che quando vi è discordanza è perché si cerca di raggiungere punti di equilibrio che sono diversi, ma ambedue matematicamente insensati. E di posizioni alternative ulteriori ve ne sono infinite.
Sono dibattiti senza senso, portati avanti col furore insano di Orlando, ma che la stampa riprende compiacendosene.
Le conoscenze che mancano e impediscono di vedere, ascoltare e sentire? Le conoscenze matematiche senza le quali oggi pubblicare qualcosa di macroeconomia è come firmare una cambiale in bianco all’economista di turno.

Per essere più concreto, ecco un altro tema.

 
Tutti gli sforzi per salvare il sistema bancario sembrano una insensata danza della pioggia che pretende irragionevolmente di far piovere. Si sta parlando di patrimonializzare, ma nessuno ha qualche idea alta e forte per far tornare a guadagnare le banche. Le cito il caso BPM-Banco Popolare http://imprenditorialitaumentata.blogspot.it/2016/11/lo-strano-caso-della-fusione-tra-banco.html
Quali sono le conoscenze che mancano e impediscono di vedere, ascoltare e sentire? Sono le conoscenze e le metodologie di strategia d’impresa
Potrei continuare a lungo, ma le propongo un luogo dove sistematicamente e con lo sforzo di essere scientificamente seri, cerchiamo di raccogliere sia le proposte per “un Paese credibile” che le conoscenze che servono per comprenderle, migliorarle svilupparne altre.
E’ proprio questo nostro blog e gli altri due
Mi piacerebbe molto se desse loro una occhiata e ci onorasse di una sua risposta.
Un caro saluto



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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.