martedì 9 dicembre 2014

La Rivoluzione del Medioevo

(Lettera aperta al Presidente di RCS Libri Paolo Mieli)
di 
Luciano Martinoli


Gentilissimo Presidente
Ho letto e molto apprezzato il suo commento sull'ultimo libro di Rodney Stark La vittoria dell'Occidente che lei ha ampiamente recensito nell' articolo sul Corsera di oggi dal titolo "La rivoluzione del Medioevo"; lettura certamente stimolante che provvederò ad effettuare. Tra i vari spunti mi ha colpito un suo passaggio che, immagino, sia una delle idee centrali del saggio: 

"Il merito di tutto quello che è accaduto in materia di sviluppo della civiltà... va attribuito alla circolazione delle idee. Sono le idee, più che le forze economiche e materiali, all'origine della modernità."

Sono perfettamente d'accordo con questa affermazione, ma se così è accaduto da sempre in occidente, ed oggi abbiamo bisogno di una "nuova modernità", quali sono i meccanismi di "circolazione delle idee" che oggi dovrebbero concimare il necessario sviluppo della nostra civiltà?
Certo abbiamo potenti media, internet in testa, che potrebbero veicolarle, ma sono purtroppo ridotti a condividere stupidaggini quotidiane (i social network) o stimolare pruriti inconfessabili (i siti porno). Non sono messi meglio i giornali (oggi sono dovuto arrivare a pagina 39, quella del suo articolo, per leggere di una opinione sulle idee) o le televisioni, appiattite sulle sterili polemiche della politica, alle quali fanno da amplificatore, o a dar risalto ai chiacchiericci da bar.

Ma forse il vero problema è nella mancata individuazione delle fonti di idee potenti e originali che non possono venire da classi dirigenti ignoranti o dai pettegolezzi sui fatti quotidiani, drammatici o faceti che siano.
Tali sorgenti, spero sia d'accordo, sono gli ambiti della conoscenza umana che pure hanno contribuito in maniera importante alle idee.
Purtroppo oggi la conoscenza è così dispersa e specializzata da renderla incomprensibile e impraticabile per quel "miglioramento delle condizioni di esistenza" che pure viene da lei citata.

Ad esempio: cosa ha scoperto la fisica, la matematica, la biologia come "idee" per arrivare alle scoperte scientifiche di cui ci raccontano solo gli effetti spettacolari (e neanche tanto bene) che potrebbero essere utili per affrontare le sfide della comunità umana del III millennio? 
Cosa ha da dire la filosofia, le scienze sociali, la psicologia, l'antropologia su cosa è, ma sopratutto cosa non è, l'essere umano e il mistero che lo circonda? 
Come queste e altre discipline possono aiutarci a convivere con questo mistero senza rinunciare alla nostra voglia di sviluppo e di dare una direzione a tale sviluppo?
Dopo tanti secoli, che immagino siano ben descritti da Stark nel suo libro, possiamo fare un salto di qualità nel meccanismo base del nostro successo, la circolazione delle idee, in maniera tale che non sia solo spontaneo, come accaduto finora, ma progettato verso mete che sorprenderanno gli stessi progettisti?

Sono interrogativi che dimostrano la necessità di un urgente dibattito, sconosciuto ai media e certamente derubricato dalle agende delle classi dirigenti politiche, economiche, istituzionali, forse anche culturali, occupati tutti, con poche eccezioni, a difendere i piccoli interessi di bottega.

Abbiamo provveduto, nel nostro piccolo, a farci carico di questo problema centrale che è la causa dello stallo sociale complessivo che proprio il mondo occidentale sta vivendo.
Abbiamo creato una "Associazione per l'Expo della Conoscenza", dove la parola Expo è strumentale al prossimo evento milanese che, temiamo, abbia perso l'occasione di essere motore di idee (di tutto si è parlato in questi anni preparatori tranne che di "idee").
Troverà una descrizione dei progetti e le motivazioni sul nostro sito (www.expoconoscenza.org) , i commenti ai principali eventi in un ottica di necessità di nuove "idee" sul nostro blog (http://balbettantipoietici.blogspot.it/).
Volendo fare un parallelo con ciò che riporta Stark a proposito dei Greci, noi intendiamo fare sulla conoscenza ciò che loro fecero sul senso della vita: non essere i primi ad occuparcene, ma essere i primi a farlo in modo sistematico. 

Mi congedo con la notizia di un evento, al quale parteciperemo, che è di buon auspicio.
Il PAM, Assemblea Parlamentare del Mediterraneo con la quale collaboriamo da tempo, insieme con l'Università di Catania, organizza per il prossimo 11 e 12 Dicembre proprio a Catania  il lancio di una "Piattaforma accademica del Mediterraneo" il cui scopo è proprio quella "circolazione delle idee" che, guarda caso, fu proprio all'origine del nostro sviluppo ed esattamente partendo dallo stesso mare dei Greci.

Cordiali Saluti


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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.