mercoledì 31 dicembre 2014

Ovvietà in un discorso di fine anno

di
Francesco Zanotti


Mi riferisco al discorso del Capo dello Stato. Grande rispetto per la persona di Giorgio Napolitano, ma qui intendo giudicare i contenuti che ha proposto. Contenuti che il ruolo istituzionale, e l’istituzionalità della comunicazione e la gravità della situazione che stiamo vivendo avrebbero voluto alti e forti. Invece ho ascoltato solo ovvietà, a tratti retorica.
Mi si potrà obiettare che non è il momento della critica, ma della proposta. Non è vero.
E lo dimostra il fatto che su questo blog stiamo avanzando analisi e proposte che giudichiamo interessanti non per la fonte, cioè le nostre persone che possono vantare alcuna “differenza” umana rispetto agli uomini della politica. Interessanti perché nascono dalla ricerca e dalla fatica. Nascono dall'ascolto di tutte le voci più autorevoli che in ogni campo del sapere, in ogni angolo della terra, ci parlano delle origini della crisi che stiamo vivendo e avanzano proposte. Abbiamo raccolto contributi in ogni territorio delle scienze umane naturali e li abbiamo proposti in questo blog. Interessanti perché di tutte le voci ascoltate tentano una sintesi. Interessanti perché la sintesi che ne abbiamo fatta ci sembra alta e forte. Almeno da discutere.
Diciamo che è il momento della critica perché, generalizzo il discorso, alla politica proposte interessanti … non interessano.
La politica chiede consenso e impegno a realizzare le sue idee.
Ed allora il nostro primo dovere è quello di esprimere un giudizio su queste idee che ci è richiesto di ammirare e di realizzare.
E il mio giudizio (qui parlo personalmente) è stato chiaro. Ed è frutto del confronto con le proposte inascoltate che tutti possono trovare su questo blog.
A cominciare dalla nostra proposta dell’Expo della Conoscenza che, se realizzata, non ci avrebbe costretti ad un ruolo di meri organizzatori di un Evento, senza alcuna proposta, alta e forte, sui temi dell’Expo. Ci avrebbe, invece, permesso di fare dell’Expo un grande luogo di proposta e di ricerca, senza soluzione di continuità, sul futuro del mondo. Ci avrebbe permesso di fare di Milano il centro motore di un nuovo Rinascimento mondiale, invece che allestitori (vedremo quanto bravi) di palcoscenici. Alla fine gli attori raccoglieranno gli applausi e noi potremo solo smontare il palcoscenico. Come le troupe televisive hanno smontato gli apparati di trasmissione dopo l’intervento di Giorno Napolitano. Speriamo almeno che gli attori per i quali stiamo allestendo il palcoscenico dell’Expo le proposte alte e forti le facciano loro.


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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.