lunedì 14 giugno 2010

Il martello rompe il vetro

di Francesco Zanotti

La Domenica mattina (oggi 13 giugno 2010) è un buon momento di riflessione e di proposta. Una lettura dei giornali un po’ più rilassata permette di scoprire dinamiche, costruire connessioni, arrivare a proposte...

Obama (Giuliano Amato sul Sole 24 ore), l’onda nera dei nuovi estremismi (Dario Fertilio sul Corriere), I comitati dei cittadini di Milano (Paola d’Amico ancora sul Corriere) , le crisi si prevedono (Franco Debenedetti, ancora sul Sole) … ma cosa hanno in comune con un teatrino dei pupi di un sonnacchioso ed assolato paesino siciliano degli anni ’50?
Ecco, è proprio in quel paesino che si nasconde il perché Obama non può mantenere le promesse, i nuovi estremismi non possono ed i cittadini non possono che costruire disillusioni e le crisi ci tamburelleranno ancora nei prossimi anni a venire… A meno che non la smettiamo di credere che il televisore si aggiusti a martellate…

Un sonnacchioso paesino siciliano di tanti anni fa ed un puparo che erige quel teatrino dei pupi che, verso sera, radunerà la popolazione davanti ad un spettacolo tradizionalmente affascinante, ma mediaticamente primitivo.

Quali sono gli strumenti che utilizza il puparo? Certamente il martello per montare il teatrino ed aggiustarlo quando inizia a sgangherarsi. Le martellate fissano e raddrizzano. Costruiscono e aggiustano.

Immaginate che a questo burattinaio di tanti anni fa si faccia vedere un televisore appena arrivato dal nord che mostra una immagine sgangherata: tutta inclinata a sinistra. Il nostro burattinaio non ha dubbi. Prende il martello e comincia a menare martellate nella convinzione che lo schermo reagisca come il suo teatrino: se è storto e lo si martella dalla parte giusta, si raddrizza …

Oggi tutti, anche nel più sonnacchioso teatrino siciliano, sanno che non si può aggiustare il televisore con il martello, credendolo il teatrino delle marionette. Non lo si aggiusta, lo si trasforma in stille di vetro.

Torniamo ai giorni nostri ed ai nostri problemi. Obama, gli estremisti, i comitati e gli economisti (che prevedono o non prevedono le crisi) stanno usando il martello. Usano una visione del mondo che non permette loro di cogliere la complessità della società attuale e di disporre di un metodo di gestione di questa complessità. E rimangono ancorati a pensieri ideologici (gli estremisti: solo noi conosciamo la verità) che generano conflitti, a soluzioni “etiche” (basta la buona volontà: Obama e i Comitati) che generano frustrazioni perché, poi, il mondo non è più il teatrino dei pupi; ad atteggiamenti fatali (gli economisti: la crisi viene dalle stelle) che ci bloccano a cercare di prevedere le crisi.

E’ la visione del mondo proposta da una scienza riduzionista che, per comodità espositiva, si può far risalire a Galileo (in realtà, si tratta di un pensiero che ha altri padri, ad esempio: Bacone)che inventato une sintetica ed efficace espressione “sensate esperienze e certe dimostrazioni”. Una visione che, allora, era profetica, ma che poi, quando è stata assolutizzata, ha ideologizzato tutta la società. Tutti noi compresi che ora consideriamo la nostra visione della società come assoluta, il nostro modo di ragionare come l’unico corretto.

Per piantarla di menare martellate, dobbiamo “indossare un nuovo paio di occhiali”, tenendo in tasca quelli di Galileo che, per certe situazioni (quando abbiamo a che fare con teatrini dei pupi), funzionano benissimo.

Con questi nuovi occhiali scopriremo che la prima cosa è dare, invece che parlare, è dotarsi di nuovi occhiali (ed auricolari) per guardare lontano ed ascoltare profondamente. Così gli “altri” diverranno fonti di idee, opportunità, profezie che a noi erano precluse. Poi, impareremo a costruire sintesi, nelle quali tutte le profezie trovino ospitalità e valorizzazione.

Si tratta di costruire processi di creazione sociale di conoscenza e di realtà. Che è quasi il contrario di quella supponenza progettuale di vertice (Obama compreso), che oggi regna nella pianificazione aziendale, come nella politica.

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.