martedì 11 maggio 2010

Ieri sera... alla serata sulla matematica... l'Expo in azione


L’Expo della conoscenza sta facendo i primi passi concreti. E, concretamente, cerca di sperimentare, rendere evidente il processo attraverso il quale può realizzarsi e può contribuire a costruire una nuova società.

Ieri sera, grazie all'ospitalità di Chiamamilano (che ringraziamo) si è tenuta la prima di quelle che chiamiamo “serate trasgressive”. L’abbiamo intitolata. “La matematica, la crisi e un mondo di nuove storie per costruire una nuova società”. Abbiamo “raccontato” di come il fare politica e il fare economia siano, oggi, modellati su di una visione della scienza che risale a Galileo (la visione delle sensate esperienze e certe dimostrazioni). Si tratta di una visione della scienza che porta a costruire ideologie (tautologie, ci ha suggerito un nostro nuovo amico di cui diremo). Ed è questo atteggiamento ideologico che impedisce di costruire nuove storie socialmente condivise ed esteticamente belle. Si tratta, però, di una visione della scienza che mantiene una sua validità solo per certi tipi di sistemi (i sistemi meccanici) e non vale, ad esempio, per i sistemi umani (dalla mente alle imprese alle istituzioni). Sta nascendo una nuova visione della scienza che sta contestando proprio i due pilastri della visione della scienza di Galileo: la matematica si è auto convinta che il lavoro del matematico (più generalmente: il ragionare umano) non costruisce “certe dimostrazioni” e la fisica si è convinta che il guardare il mondo non generi immagini oggettive, ma trasformi il mondo.

Ieri sera, abbiamo affrontato, cercato di approfondire la storia della scoperta che il lavoro del matematico non è costruire certe dimostrazioni. Se non lo è quello del matematico che usa tutta il rigore che gli è permesso, tanto meno lo è quello di chi fa politica e fa economia, che del rigore deduttivo non sa nulla.

Abbiamo concluso, allora, che, per superare la crisi attuale, occorre sostituire alla visione delle sensate esperienze e certe dimostrazioni una nuova visione del mondo che porti a considerare il proprio guardare il mondo come una esperienza personale e non come un oggettivo osservare e il proprio ragionare non come un dedurre certo, ma come lo scrivere storie che possono essere più o meno emozionanti. Così facendo, sarà possibile immaginare un nuovo modo di fare economia e politica che sia radicalmente diverso da quello “ideologico” attuale.

Ed abbiamo riassunto il nostro progetto “Expo della conoscenza”, che ha l’obiettivo di proporre socialmente la sfida e la responsabilità di costruire una nuova visione del mondo, capace di generare una nuova economia ed una nuova società.

Tra coloro che ascoltavano questo racconto abbiamo “scoperto” tre nuovi amici che ci hanno promesso di aiutarci a migliorare le slides che abbiamo utilizzato per rafforzare, specificare meglio il nostro messaggio. Sarà un aiuto che certamente aggiungerà non solo dettagli, ma anche visioni, sensibilità, punti di vista che arricchiranno il nostro messaggio.

Credo che questo riuscire a stimolare contributi costruttivi sia il risultato migliore della serata.

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.