domenica 26 luglio 2009

Lettera aperta a Gianni Riotta



Egregio Direttore,
ho letto giusto ora (domenica 26 luglio 2009) il suo “Sogno italiano di mezza estate”. Certamente scritto bene, certamente saggio, ma … il problema sta nei cubetti del lego.
Ha presente quegli artisti che con i cubetti di lego costruiscono immense cattedrali, altrettanto fantastici ponti e quant’altro? Bene, costoro dispongono di una grande vastità e varietà di cubetti di lego …

 Oggi, come tutti stanno, piano piano, riconoscendo, è necessario riprogettare una nuova società. Niente di più niente di meno. E come si progetta una nuova società? Ecco che arriva il problema dei cubetti di lego …
Fuor di metafora, ma non troppo … Ogni società ha alla sua base un certo numero di cubetti di lego, cioè una visione del mondo che si sostanzia in un sistema specifico di modelli e metafore. In un linguaggio, insomma, che diventa lo spazio del possibile di quella società.
La nostra società è fondata su di un “cubetto” fondamentale. Esso è costituito dalla visione del mondo di Galileo: “le fondate esperienze e certe dimostrazioni”. Questa visione del mondo è stata profetica perché ha permesso un aumento straordinario della qualità della vita. Ma ora la società che è stata generata dal cercare “sensate esperienze” e dal credere in “certe dimostrazioni” ha raggiunto il suo limite di compatibilità sia con l’uomo che con la natura.
Se noi vogliamo abbandonare lungo la storia questa società e progettarne un'altra, dovremmo abbandonare la visione del mondo e il sistema di modelli e metafore che l’hanno generata.
Per fortuna intorno a noi esistono mille negozi di nuovi cubetti. Esiste una nuova visione del mondo ed è proprio nata dalle due scienze che Galileo riteneva fondamentali: la fisica (le sensate esperienze) e la matematica (le certe dimostrazioni). Queste due scienze ci hanno insegnato a superare loro stesse. La fisica ci ha insegnato a superare le sensate esperienze: quando si guarda il mondo, in realtà, lo si costruisce, non lo si misura. E la matematica ci ha insegnato a superare la cultura delle certe dimostrazioni: l’uomo non costruisce teorie, che deve, poi, difendere da altre teorie, ma scrive storie che può difendere solo esteticamente.
Da questo superamento sono nati mille nuovi modelli e mille nuove metafore che, se vuole usare un termine noto, può raggruppare nell’espressione “cultura della complessità”. Per concretizzare il discorso che ho fatto, e visto che Ella dirige un giornale economico, l’economia che va per la maggiore è ancora legata alla visione galileiana del mondo. Infatti, parla di “leggi dell’economia”. La nuova cultura della complessità rivela che “leggi dell’economia” non esistono. Esse sono una nostra costruzione e, se non ci vanno bene, potremmo formularne altre …
Il problema è che le classi dirigenti economiche, sociali, politiche, istituzionali, mediatiche conoscono ed usano solo la vecchia visione del mondo. Ed allora, quando si sforzano di progettare il futuro, non fanno che rimescolare le carte del passato. Cioè giocare con i cubetti lego che hanno a disposizione. Quando leggo i giornali al mattino la sensazione di un continuo rimescolare delle stesse cose diventa sempre più forte.
Per superare questa situazione, che noi crediamo essere una crisi nata da mancanza di regole e da comportamenti poco etici, e che è, invece, sostanzialmente un blocco “cognitivo” di tutta una classe dirigente, noi stiamo proponendo un nuovo sogno per questa nostra mezza estate: diffondere ed iniziare ad usare a fini progettuali una nuova visione del mondo. E, poiché siamo persone pratiche, abbiamo già iniziato a realizzare questo sogno …
Il 21 luglio scorso abbiamo presentato in un Evento di Fondazione l’idea di un Expo della Conoscenza, che raccolga e renda disponibili tutti i modelli e le metafore che costituiscono la cultura della complessità. Le invio il programma di quella giornata. Le invierò, se sarà di suo interesse, gli atti della giornata stessa.
Per realizzare il nostro Expo della conoscenza stiamo cercando tutto l’aiuto possibile perché siamo convinti che l’Expo della conoscenza sia la proposta che possa sbloccare l’impasse della nostra vita economica, sociale, politica e istituzionale.
Ma sarebbe veramente dannoso per tutti se questa proposta fosse costretta a seguire la vicenda di tutte le proposte veramente innovative. All’inizio, vengono completamente trascurate da una classe dirigente che, prima, legge chi invia e, poi, se conosce l'emettitore, i contenuti, dimenticando che contenuti innovativi, per definizione, possono venire solo da sconosciuti. Viene trascurata dalla grande maggioranza, ma da qualcuno no! Questo qualcuno gli farà da cassa di risonanza, perché è davvero rivoluzionaria. Allora non sarà più trascurata, ma combattuta. Finalmente, ma inesorabilmente, si imporrà. Con tutta la susseguente e stucchevole esaltazione retorica e fuorviante di chi l'ha proposta come coraggioso campione dell'innovazione.
Io le scrivo questa lettera aperta, che pubblicherò sui nostri blog (http://balbettantipoietici.blogspot.com/ e www.meconsulting.org) perché a noi tutti, che scriviamo a leggiamo questi blog, piacerebbe molto una sua risposta. La ragione è che, se ha sentito il bisogno di scrivere il fondo di oggi, significa che condivide la nostra convinzione che un altro mondo non solo è possibile, ma doveroso. Le scrivo questa lettera aperta, allora, perché le propongo di diventare nostro alleato per realizzare davvero un Expo della conoscenza. Così  da fornire alla nostra classe dirigente un’intera nuova batteria di cubetti di lego per costruire una nuova
cattedrale sociale.
La ringrazio per l’attenzione e cordialmente la saluto
Francesco Zanotti

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.