di
Gianfranco Minati, Presidente AIRS
Nel corso dell’Anteprima dell’Expo della Conoscenza, si è accennato alla necessità di abbandonare l’idea semplificante e rassicurante del rapporto lineare (proporzionale) obbligatorio tra realizzazioni e il loro supporto, ad esempio economico: più si investe e più si otterrebbe.
Occorre distinguere tra progetti, aventi ovviamente obiettivi e
finalità, e la gratuità.
I primi hanno un andamento di natura manageriale, sono dipendenti dalle
risorse impegnate e dalle condizioni al contorno come sociali, economiche,
politiche e organizzative.
Esempi sono grandi progetti di ingegneria come l’alta velocità, la banda
larga, dispositivi come aerei e computer, e farmaci.
La gratuità si manifesta in deviazioni tra percorsi equivalenti dal
punto di vista delineato prima. Essa si trova cioè tra eventi tutti autorizzati
ad accadere perché rispettanti protocolli prestabiliti di un progetto o perché
al di fuori di essi.
Ad esempio un docente universitario oppure un ricercatore ricevono
benissimo il loro stipendio senza dover obbligatoriamente generare qualche cosa
di innovativo…
Nessuno ha sponsorizzato o progettato la Teoria dei Sistemi oppure la
Relatività.
Bach non era certo obbligato a realizzare innovazioni musicali
straordinarie, per altro ritrovate per caso (ad esempio i concerti
Brandeburghesi).
La gratuità si supporta con gli sfridi, i residui opzionali (ad esempio
del tempo o delle risorse) del quotidiano ed avviene per motivi puramente
personali come la gratificazione, il perseguimento di un’intuizione e un’idea,
una vocazione, ecc.
Ecco chi paga la gratuità.
Come sempre le due dimensioni, quella della progettualità e della
gratuità, vanno combinate lasciando ai sistemi sociali parti significative di
non-proceduralizato in cui possano avvenire eventi significativi gratuiti
supportabili eventualmente con condizioni inducenti quali disponibilità di usi
di risorse in modo non-prestabilito, interazioni e accessibilità.
Viene da pensare all'esempio di aziende che hanno fondato l’industria
dell’elettronica che lasciavano ai propri dipendenti la possibilità di portarsi
a casa per il fine settimana alcuni dei dispositivi e attrezzature usati per
lavoro. I tecnici potevano così sperimentare creando una fecondissima
continuità tra l’attività professionale e quella gratuita personale di cui non
dovevano dare conto a nessuno.
Gran parte degli innumerevoli articoli e libri scientifici (e non solo)
vengono da gratuità. Sto scrivendo ora per gratuità…
Occorrono approcci manageriali capaci di far avvenire la gratuità, di
potenza inaudita, e da solamente indurre, proteggere e non certo pianificare,
sponsorizzare o comprare.
Questa gratuità ha lavorato e lavora ancora, qualche volta, nelle
piccole imprese.
Vogliamo generalizzarla come risorsa strategica zittita dai progetti e
dalle procedure?
Menziono solamente che essa è parallela concettualmente ad approcci
usati per la scienza della complessità in cui non si possono dare ordini ai sistemi
ma solo indurne la loro evoluzione come in biologia.
Credo sia ora di considerarla anche per l’economia. Ogni genitore la usa
per la famiglia ovviamente gratuitamente…
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