di
Luciano Martinoli
Si affollano, ed aumenteranno man mano che ci si avvicineranno le elezioni, i proclami e le dichiarazioni dei vari schieramenti politici. Quale è il loro scopo? Attirare le intenzioni di voto verso il proprio schieramento ovviamente.
Come? Dichiarando di avere “capacità” o “ricette” idonee ad affrontare e superare l’attuale congiuntura sfavorevole. Nulla di male dunque se fosse possibile avere “capacità o ricette” che possano funzionare. Supponiamo per un momento che sia vero, ipotesi della cui falsità abbiamo già dato ampie dimostrazioni, e continueremo farlo, su questo blog.
La pretesa di questi signori, obbligatoria in virtù delle regole “competitive” istituzionali, e che tali meriti siano esclusivi, ovvero che solo una parte, un partito, possa averne. E’ esclusa la possibilità che qualcun altro, anche casualmente, possa averne di uguali. E’ un comportamento quasi obbligatorio dettato dalle regole del gioco democratico. Di questo tipo di democrazia.
La mia non è una tesi frutto di chissà quale elaborata analisi politica, ma è semplicemente ciò che si capisce chiaramente dalle recenti affermazioni di alcuni leader politici nostrani.
Iniziamo da Berlusconi.
Nel messaggio pasquale inviato attraverso i social network, definito “ecumenico” dalla stampa, il leader di Forza Italia invita i suoi “fedeli” a “convincere almeno un indeciso a votare Forza Italia, per la libertà”. Non è ammessa la possibilità che la libertà stia a cuore anche ad altri schieramenti, a meno che non si pieghino alla volontà del leader di Arcore, come già accaduto in passato. Chi non è con me è contro di me!
Manie di grandezza o carattere irruento di un capo di partito di destra (o centro-destra)?
Proprio no.
Infatti ad osservare da vicino le affermazioni di un altro importante esponente di uno schieramento ben diverso, il Movimento 5 stelle, il significato è lo stesso. Se non peggio...
Ieri Casaleggio, ideologo del movimento, ha criticato il capo del governo perché “cavalca le nostre idee”. Cioè invece di essere contento che qualcun altro realizzi ciò che il movimento, e dunque i suoi sostenitori, desiderava venisse realizzato, se ne lamenta. Con questo dimostra che non è per nulla importante realizzare un “programma”: lo scopo vero del gioco politico è l’occupazione delle istituzioni al posto di un altro. Indipendentemente da chi si propone, i suoi scopi, i suoi programmi.
Invito tutti a fare riflessioni da questa angolazione alle prossime dichiarazioni di esponenti di altri schieramenti politici, che non tarderanno a venire, e scommetto che le conclusioni a cui giungerete saranno le stesse.
Possono mai essere davvero credibili posizioni intellettuali, prima ancora che politiche, di questo tipo?
E’ possibile sostenere di avere in tasca l’unica verità possibile e che è tale solo se realizzata dal “legittimo” proprietario e non da altri?
Ma al di là del giudizio sulle singole persone e sulle specifiche organizzazioni, può una società raffinata ed evoluta come quella italiana, all'alba del XXI secolo, progredire con sistemi di governo, regole istituzionali e interlocutori politici così rozzi?
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