di
Francesco Zanotti
L’evento che conclude l’anno politico, sociale e istituzionale è il discorso del Presidente della Repubblica …
E’ stato un discorso scoraggiante …
Sig. Presidente, i problemi, i drammi di questi tempi nelle
nostre contrade li conoscevamo già. Forse l’aver citato lettere di cittadini ha
aggiunto pathos, come quando le tragedie hanno un nome che conosciamo. Ma quel
pathos è già nei nostri cuori: i drammi e le tragedie hanno anche il nostro
nome, il nome di qualche amico, il volto di chi troviamo a elemosinare per
strada, il volto dello straniero che bussa alle nostre porte …
Ci aspettavamo una proposta alta e forte, come deve fare
il padre della nazione quando si rivolge i propri figli. Questa proposta non può
riguardare le riforme istituzionali. Non può nemmeno riguardare i costi della
politica. Questa proposta non l’abbiamo sentita. Abbiamo sentito esortazioni,
nobili. Ma le esortazioni senza proposta sono retorica.
Quest’anno la politica ci ha regalato un “contro discorso”.
Al di là di un incipit inquietante (Buon Anno a tutte le italiane e a tutti gli
italiani in ascolto ovunque voi siate. Vi guardo, vi vedo attraverso la Rete.
So tutto di voi. Vi controllo), poi è solo protesta, protesta ed ancora
protesta. Con una conclusione da venditore: votate per noi che si salveremo.
Velata di minaccia: se non farete e non scaccerete la classe politica attuale,
non avrete più il diritto di lamentarvi.
Cari amici che, a diverso titolo seguite questo blog,
sapete che noi abbiamo una proposta. Alta, forte, complessiva.
Non pretendo che essa sia l’unica possibile, ma voglio gridare alto e forte che esiste. Non voglio impedire che la rabbia gridi, ma dico che dobbiamo aggiungere il racconto della proposta. Dobbiamo “costringere” la classe dirigente ad ascoltarla. Non chiedo neanche che sia messa in pratica: basta l’ascolto. Se l’ascoltarla non mobilita, allora la proposta non va bene. Ma l’ascolto dobbiamo ottenerlo.
La nostra proposta in estrema sintesi.
Non stiamo subendo una crisi finanziaria ed economica che
sta diventano crisi sociale, politica istituzionale. Stiamo vivendo una crisi “cognitiva”. E’ una crisi
cognitiva che scatena una vera e propria ecologia di crisi in tutte le
dimensioni del vivere umano.
E’ una crisi cognitiva che sta distruggendo le persone, la
convivenza civile, la Natura.
In cosa consiste? Nel fatto che le nostre classi
dirigenti non riescono a staccarsi dalla visione del mondo della società
industriale. E’ una visione che è stata grandiosa, che ci ha permesso il più
grande progresso che l’umanità abbia mai costruito.
Ma ora non basta più, ha perso di senso. Lo dimostrano, da un lato, proprio l’ecologia
di crisi che stiamo vivendo e che ci racconta come l’attuale modo di fare economia,
socialità, politica ricerca stia opprimendo l’Uomo e la Natura. Dall'altro, mille
“Segni del tempo Futuro” ci aprono squarci
(esperienze, persone) di insperabile bellezza su di una nuova società possibile.
Ci raccontano di mille nuove risorse
cognitive che stanno nascendo in ogni area del sapere dell’uomo e che sono tracce,
inizi, ologrammi di una nuova visione del mondo che già si legge nelle
filigrane degli squarci di futuro che vivono intorno a noi. Nuove risorse
cognitive nascenti e generatrici.
Ma se le classi dirigenti (e, diciamo francamente: anche
tutti noi) continuano a farsi schermo con le risorse cognitive tipiche della
società industriale e con la visione del mondo che ne costituisce la sintesi
(la visione del mondo della fisica classica), leggeranno i “problemi” soltanto
come malfunzionamento della società attuale. E cercheranno di aggiustarla, di
farla funzionare meglio. La ricerca della competitività e la voglia di
riformare le attuali istituzioni sono la manifestazione di questa strategia
dell’aggiustare. Che è sostanzialmente una strategia del conservare.
E non riusciranno a veder, coltivare i mille “Segni del
tempo Futuro”.
Il cercare disperatamente (perché il farlo è senza
speranza) di conservare il passato e il trascurare ogni futuro emergente
indicano, però, la via maestra per trasformare la protesta, che nasce dal
disagio profondo verso una società che ha perso di senso, in una rivoluzione.
Tristemente, è probabile che non si scatenerà una grande rivoluzione come lo sono
state quelle del passato che, pur dopo la catarsi (da evitare con tutte le
forze) del distruggere, hanno acceso nuovi futuri. Probabilmente, si scatenerà,
invece, una ecologia di rivoluzioni locali che avranno come risultato solo
quello di spegnere la Storia dell’Umanità.
Per superare disagi profondi e rischi di rivoluzioni, ecco
allora la proposta: l’Expo della Conoscenza. Si tratta di organizzare un Evento
che genererà comunità di futuro. E’ un Evento che raccoglierà tutte le nuove
risorse cognitive che stanno nascendo in ogni area del sapere umano. E tutte le
esperienze di futuro più rilevanti. Un Evento che radunerà insieme tutte le
persone che hanno sviluppato le nuove conoscenze e le nuove esperienze. Con
loro si cercherà di costruire una sintesi (i tratti di una nuova visione e di
una nuova società possibile) da rendere,
poi, disponibile a tutta l’Umanità.
E questo basterà! Perché il buttare nuove risorse
cognitive e diffondere esperienze, che le rendono visibili, scatenerà il
formarsi di nuove comunità di futuro che continueranno il percorso di ricerca e
sperimentazione per costruire una nuova visione del mondo che “risuoni” in una
nuova società.
E’ già accaduto. Noi italiani lo sappiamo fare accadere.
Come abbiamo fatto con il Rinascimento. Esso è nato dal buttare nella società
medioevale la cultura classica, mediata anche dalla cultura araba. Il solo
buttare ha generato la ricerca di un nuovo futuro.
Cari amici … Cesare, Luciano, Maria Chiara, Riccardo, Laura,
Marco, Simone, Gianfranco, Ignazio, Franco, Emanuele, Alessandro, Gianni … e
mille altri.
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