di
Alice Gironi
Lettera aperta ai miei coetanei
Poco tempo prima che finisse il classico periodo di scuola,
all’incirca durante le ultime settimane di maggio, mi è stato proposto dal
liceo che frequento di aderire ad uno stage presso una società di consulenza
aziendale, ovvero di Strategy Advisoring, che si occupa principalmente di
proporre nuove idee e nuovi metodi d’impresa alle più importanti aziende
italiane. Dopo aver accettato con entusiasmo, mi sono ritrovata in un ambiente
completamente estraneo al mio, ma grazie al quale ho compreso molto sul mondo
della finanza, dell’economia, della politica e sulla società stessa: universi a
me, prima, quasi completamente sconosciuti. Le parole che seguiranno questa
sorta di introduzione narreranno della mia esperienza in un cosmo assolutamente
disordinato, che però mi ha lasciato un nuovo mondo dentro.
Durante il periodo di stage di tre settimane, occupandomi in
prima persona di questo blog, della correzione e dell’aggiornamento degli
articoli, sono riuscita a comprendere in modo abbastanza approfondito quali
siano esattamente le proposte che dovrebbero essere divulgate a tutte le
imprese italiane e non, che credo possano essere un punto di partenza per
rinnovare e cambiare radicalmente la nostra società, la cosiddetta “società
industriale”, che, ormai, è in pieno fallimento da ogni punto di vista:
economico, politico e sociale. Ritengo, infatti, che l’odierna e diffusa
mentalità, basata su culture e conoscenze di tipo “classico”, non possa
condurre il mondo che verso un ulteriore degrado e che, quindi, ci sia bisogno
di aspirare ad un nuovo modo di pensare e ragionare, i cui pilastri
fondamentali poggino su un nuovo tipo di conoscenza, completamente innovativa.
A questo proposito, vi è un evento alquanto importante
denominato “Expo della Conoscenza”, proposto dall’associazione ApEC
(Associazione per l’Expo della Conoscenza) e progettato per il 2015, durante
l’Expo che si svolgerà a Milano, che penso possa essere un buon inizio per diffondere,
in sostanza, una diversa visione del mondo a tutti coloro siano disposti a
concedere un nuovo avvio all’odierna società, ormai travolta completamente
dalla crisi.
Oltre all’organizzazione di eventi, credo fermamente che la
quotidiana offerta di servizi di genere strategico e organizzativo a moltissime
imprese italiane, quali, ad esempio, la scrittura di rapporti di rating, l’invio
di newsletter, l’aggiornamento continuo di documenti, proposte ed idee,
attività a cui, durante lo stage, ho parzialmente preso parte, sia un tipo di
atteggiamento, se così può essere definito, che possa portare ad ottenere ciò
per cui tutti coloro che leggono e sostengono questo blog combattono e per cui
si pongono contro la mentalità fondamentalista dei giorni nostri, muovendosi
letteralmente controcorrente.
Vorrei, inoltre, evidenziare, come ho appreso in queste
settimane , l’esistenza e l’importanza di quella parte delle organizzazioni
definita informale, costituita principalmente da dipendenti e, in generale,
componenti della Società autonomi e dotati di potere decisionale, che portano
da sé l’impresa verso cambiamento e sviluppo, rispetto a quella formale, dotata
di individui appartenenti all’azienda che sottostanno ad una rigorosa
burocrazia, senza poter utilizzare le proprie facoltà ed idee per incrementare
il successo della società, differenza molto spesso citata nei post del blog. Ecco,
io ritengo che il primo tipo di organizzazione sia quello più adatto ad
ottenere un vantaggioso sviluppo di un’impresa, poiché l’unione di più individui
con capacità, conoscenze e mentalità diverse, ma sempre rivolte
all’innovazione, non può che favorire la crescita, essendo tali persone
complementari le une alle altre; e, grazie allo stage, ho potuto ricevere una
conferma di tutto ciò, dopo aver osservato attentamente le modalità di gestione
di un’organizzazione di tale genere, che si basa su una conoscenza nuova,
definita come “quantistica”, estremamente differente da quella “classica”.
La differenza principale fra questi due tipi di conoscenza è
che la prima mira a modificare completamente ciò che, evidentemente, non
funziona più, con una serie di proposte e possibilità totalmente nuove, mentre
la seconda tenta invano di aggiustare qualcosa di completamente frantumato,
utilizzando metodi passati, che non sono più adatti alle innovazioni presenti. Ovviamente,
la conoscenza “quantistica” dovrebbe essere quella adottata da tutta la classe
dirigente, poiché maggiormente portata per natura allo sviluppo; invece, quella
che viene utilizzata è la conoscenza di tipo “classico”. In questo periodo, mi
sono convinta che non vi sia una particolare ragione per cui la classe
dirigente usufruisce solo di tale conoscenza, se non l’attaccamento al passato
e la paura di cambiamento, sebbene sia palese che quest’ultimo potrebbe portare
numerosi vantaggi. Credo davvero che, arrivati a questo punto, la nostra
società non possa fare altro che adattarsi all’innovazione, se non vuole
soccombere.
Le idee e le nuove proposte di cui sono venuta a conoscenza mi
hanno veramente colpita, in quanto, vivendo nella mia piccola bolla sociale,
forse anche a causa della mia giovane età, non spesso mi è capitato di pensare
che sia possibile creare una nuova società in tal modo, abbandonando completamente
questa, in piena demolizione, e formando davvero un nuovo futuro, di cui io
potrò far parte. Penso che qualcosa in me sia cambiato: sia semplicemente a
causa di un’esperienza lavorativa, come avrebbero potuto essere tante altre o
proprio grazie a ciò che ho letto, appreso in queste settimane. Sta di fatto
che la voglia in me di costruire un nuovo futuro, un nuovo mondo, sapendo che è
la mia generazione che ha il compito di farlo, è aumentata. Forse, anche
perché, al contrario, la voglia, la pazienza quasi, di sopportare ancora questo
tipo di società per tutti gli anni che andranno a venire, mi è passata
completamente, avendo ormai acquisito la consapevolezza che io, che tutti noi,
giovani e non solo, siamo in grado di fare e di cambiare qualcosa, se lo
vogliamo; e la mia intenzione è quella di mettermi d’impegno per fare in modo
che questo qualcosa avvenga, che nasca un nuovo Rinascimento culturale e
sociale, costruito con le nostre mani.
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