di
Francesco Zanotti
Forse esiste anche un’altra ragione della crisi e del perchè non riusciamo a superarla …
Ieri, a Rimini (secondo quanto riportano i media), in un
meeting che aveva come obiettivo il rapporto tra l’Uomo e l’Infinito, il Presidente del Consiglio ha
dichiarato il suo obiettivo: Stiamo mettendo i semi per rendere la società
italiana più normale, più guardabile in faccia e più ispiratrice di fiducia.
Per giudicare la qualità del suo obiettivo occorre
guardare gli Altri …
John Fitzgerald Kennedy, 12 settembre
1962
« Gli occhi del mondo, guardano ormai
verso lo spazio, verso la luna e i pianeti che vi sono oltre ad essa, e noi ci
siamo impegnati a far sì che tutto ciò non sia governato da una bandiera ostile
di conquista, ma da un vessillo di libertà e di pace ».
« Abbiamo iniziato questo viaggio
verso nuovi orizzonti perché vi sono nuove conoscenze da conquistare
e nuovi diritti da ottenere, perché vengano ottenuti e possano
servire per il progresso di tutti ».
Suo Fratello Robert, 18 marzo 1968
« Non troveremo mai un
fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero
perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni.
Non possiamo misurare lo
spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi del paese
sulla base del prodotto nazionale lordo (PIL).
Il PIL comprende anche
l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per
sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.
Il PIL mette nel conto
le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che
cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza
per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di
napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare
la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti
che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle
loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il PIL non tiene conto
della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della
gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia
o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o
l’onestà dei nostri pubblici dipendenti.
Non tiene conto né della
giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il Pil
non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né
la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese.
Misura tutto, in breve,
eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci
tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere Americani. »
Martin Luther
King, 28 Agosto 1963
« E
perciò, amici miei, vi dico che, anche se dovrete affrontare le asperità di
oggi e di domani, io ho sempre davanti a me un sogno. E’ un sogno profondamente radicato nel sogno
americano, che un giorno questa nazione si leverà in piedi e vivrà fino in
fondo il senso delle sue convinzioni: noi riteniamo ovvia questa verità, che
tutti gli uomini sono creati uguali.
Io ho
davanti a me un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia
i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo
possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza.
Io ho
davanti a me un sogno, che un giorno perfino lo stato del Mississippi,
uno stato colmo dell’arroganza dell’ingiustizia, colmo dell’arroganza
dell’oppressione, si trasformerà in un’oasi di libertà e giustizia.
Io ho
davanti a me un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un
giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della
loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. Ho davanti
a me un sogno, oggi!
Io ho
davanti a me un sogno, che un giorno ogni valle sarà esaltata, ogni
collina e ogni montagna saranno umiliate, i luoghi scabri saranno fatti piani e
i luoghi tortuosi raddrizzati e la gloria del Signore si mostrerà e tutti gli
esseri viventi, insieme, la vedranno. E’ questa la nostra speranza. Questa è la
fede con la quale io mi avvio verso il Sud. »
Signor Presidente, stava parlando
ad un consesso che voleva discutere del Rapporto dell’uomo e dell’infinito. Ad un consesso di giovani
Signor Presidente, doveva
lanciare un grande Progetto, un grande progetto per tutta l’Umanità, doveva
staccarci dalla stupidità, ormai scientificamente accertata dell’economia,
doveva dare, lei figlio del Rinascimento, a nome di tutti noi, un grande sogno
per l’Umanità.
E non l’ha fatto! Questa è la
radice profonda della crisi: una classe dirigente che non è capace di grandi
Progetti e di Sogni che emozionano.
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