di
Francesco Zanotti
Leggo sul Corriere della Sera di oggi una descrizione del carattere
del Giudice Anna Patrizia Todisco. Leggo dal Corriere … quindi i miei commenti
si riferiranno ai giudizi del Corriere. Non partono da un mio giudizio sull’operato
della dott.ssa Todisco che non ho competenza ad esprimere.
Riporto alcune frasi del Corriere della Sera “Patrizia va alla
guerra. Sola. Gli articoli del Codice Penale sono i suoi soldati.”. Il Corriere
poi riporta i giudizi (ammirati) dei Colleghi: “Rigore giuridico perfetto”. E
quello di tanti avvocati: “Una dura oltremisura, rigida che più non si può”.
E’ inutile che continui: il lettore avrà certamente colto
il giudizio complessivo dell’articolista (Giusi Fasano) sulla dott.ssa Todisco.
Bene, se il Corriere ha ragione, allora il mio commento è
semplicissimo: che tristezza!
Non abbiamo bisogno di eroi duri e puri o meglio: l’essere
duri e puri non ha alcun senso scientifico.
Più in dettaglio. Non sto proponendo di sostituire la
durezza e la purezza del pensare con compromessi vigliacchi. Sto sostenendo, invece,
che la durezza e la purezza giuridiche sono un'illusione scientificamente
ingiustificata. Se poi porta anche a conflitti invece che a progresso, la
tristezza è davvero infinita.
Sono un’illusione scientificamente ingiustificata per le
seguenti ragioni.
Innanzitutto è stato dimostrato che un sistema formale,
come un sistema di leggi, è o incompleto o incoerente. Considerarlo un
riferimento assoluto è, quindi, un errore epistemologico. E’ anche un errore
pensare che non esista l’interpretazione: infatti ogni lettura di un sistema
formale è “personale”. Ogni lettura personale introduca un elemento di soggettività.
In più: anche la lettura dei fatti è assolutamente personale. Da ultimo: ma il
nostro sistema di leggi l’abbiamo costruito noi. Se vediamo che ci porta a
costruire situazioni conflittuali e non a costruire un nuovo sviluppo,
cambiamolo.
Quindi, “sommando” imperfezioni del sistema formale,
soggettività di ogni sua lettura, soggettività nella lettura dei fatti, riconoscimento
che le leggi attuali sono contingenti e non rivelazioni divine non porta che ad
una conclusione: ogni rigore è del tutto ingiustificato.
Non c’è nessuna guerra da combattere tra il bene ed il
male.
Esiste solo l’esigenza di un grande sforzo di
progettualità sociale che porti a contemperare le esigenze del lavoro e le
esigenze della salute. E’ possibile attivare e concludere positivamente questo
sforzo. Vi sono le conoscenze scientifiche e tecnologiche per riuscirci, vi
sono le risorse finanziarie, vi possono essere le metodologie di progettualità
sociale. E’ possibile, insomma, trovare una soluzione di sviluppo a patto, però,
che nessuno vada alla guerra. Per di più considerandola santa.
Riceviamo dal Prof. Gianfranco Minati e pubblichiamo con piacere ...
RispondiEliminaSono assolutamente d'accordo.
Pensare che la rigidità, sottoprodotto della rigorosità, generi efficacia, verità, robustezza, sostenibilità è una scorciatoia concettuale ormai inaccettabile, come si è rilevato prima di tutto nella scienza.
A questa stregua il nazismo avrebbe dovuto essere invincibile...
La semantica non viene gratis: bisogna pensare, proporre, rischiare e prendersi delle responsabilità.
La capacità di cambiare idea è legata a quella di imparare e creare, non è un sintomo di debolezza!