di
Francesco Zanotti
Se non usciamo dalla logica del conflitto, non solo
sprechiamo opportunità, ma anche non riusciremo a garantire i diritti …
Sto evidentemente parlando del caso Pomigliano.
La mia tesi è un po’ particolare, ma potrebbe
essere risolutiva del conflitto e capace di avviare sviluppo. Ma sembra che
tutti siano più interessati a vivere il confitto e nutrirsi della speranza
infantile di vincerlo.
Partiamo dalla competizione nel settore auto. La FIAT deve confrontarsi con i
suoi concorrenti sulla produttività. Supponiamo che sia così. Per competere sta
immaginando che la produttività sia raggiungibile solo imitando Toyota e il suo
“World Class Manufacturing”. Detto più brutalmente: usando la via primitiva
della “spremitura”. Non dei limoni, ma delle persone.
Ora è possibile immaginare un sistema di
produzione completamente diverso, molto più efficiente ed efficace del mondo
Toyota, cercando di capire di cosa “è fatta” esattamente una organizzazione. Un'organizzazione è fatta di una parte formale e di una parte informale. Ora, il metodo
Toyota ragiona sostanzialmente solo sull'organizzazione formale. Quando parla
di quella informale (considerandone solo la dimensione individuale e non quella
collettiva) lo fa con la stessa modalità con la quale parla della
organizzazione formale.
Cercando di capire come “funziona”
l’organizzazione informale e come la si può gestire, si potrebbe costruire una
organizzazione molto più efficiente ed efficace di quella di Toyota. Se si
ragiona sulla organizzazione informale si capisce come il vero guaio siano i
rapporti conflittuali. Essi vanno abbandonati e
sostituiti con un
coinvolgimento progettuale dei lavoratori. E non perché così si sembra più
buoni, ma perché si usa una cultura organizzativa molto più avanzata di quella
utilizzata dal concorrente più temibile.
In sintesi, occorre chiedere alla FIAT di
aggiornare la sua cultura organizzativa perché, se non lo fa, non solo
costringe i lavoratori ad essere conflittuali, ma non riesce neanche a fare
l’interesse degli azionisti. E il sindacato dovrebbe chiedere a gran voce che la FIAT cambi la sua organizzazione.
Dovrebbero cercare una alleanza con gli azionisti con i quali esiste solo
concordanza di interessi.
Ma poi …
In realtà la FIAT non dovrebbe
confrontarsi con i concorrenti sul loro stesso terreno: dovrebbe spiazzarli
tutti immaginando un nuovo mondo del trasporto individuale. E progettando i
veicoli più adatti a questo nuovo mondo. Per riuscirci non può che utilizzare
coloro che lavorano per lei come terminali progettuali, immersi nella diversa
società del mondo. Terminali attivi che possono intercettare le nuove istanze
che stanno nascendo in diverse parti del mondo e concretizzarle nella proposta
di un nuovo mondo del trasporto individuale.
Diritti ed opportunità. Se tutto quello che ho
detto è vero, allora la strategia più efficace per difendere il diritto al
lavoro è il dimostrare che i lavoratori non hanno solo un ruolo esecutivo, ma
ne hanno anche uno progettuale. Il che aumenta il loro valore per l’impresa.
Diventare opportunità per difendere veramente i diritti.
Ovviamente occorre abbandonare, da parte dei
sindacati, la strategia della contro spremitura di quei cattivoni di azionisti
che pensano solo ad un aumento a tutti i costi dei profitti. Sono azionisti che
non sanno che pesci pigliare di fronte ad una competizione sempre più feroce.
Solo il sindacato può indicare loro la via di una nuova alleanza. Se si aspetta
che lo facciano i top manager …
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