domenica 18 settembre 2016

Carlo Azeglio, un uomo

di
Francesco Zanotti

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Un uomo, come lo è stato il mio amico Giovanni. Un marito esemplare da settant’anni. Forse il mio amico Giovanni lo è stato per meno tempo, ma vi giuro che lo è stato almeno altrettanto …
Carlo Azeglio, un uomo come il mio amico Giovanni. Degni entrambi della più grande stima, degni della preghiera e della riconoscenza. Viva Carlo Azeglio e Giovanni.
Carlo Azeglio fu, però, un grande statista, mi si può osservare.  E su questo mi permetto di non essere d’accordo. Egli governò con diversi ruoli il nostro Paese, ma ispirato ad una visione troppo primitiva della società e dell’economia. Sacrificò tutto all’obiettivo della una moneta unica. E qualcuno dirà: così salvo l’Italia. Invece io credo che bloccò altre vie. La via di costruire socialmente un grande Progetto di sviluppo per il nostro Paese. La via non della concertazione, ma della progettualità sociale. Un grande progetto di sviluppo del nostro Paese avrebbe generato quella ricchezza che avrebbe reso inutile l’ombrello della moneta unica. E un grande progetto di sviluppo europeo, ancora di più!
Purtroppo, invece di pensare a costruire un nuovo mondo, ci siamo lasciati trascinare a pensare che il futuro fosse creare un nuovo strumento di scambio lasciando intatto un vecchio mondo dove stavano maturando tutte le tragedie odierne.  Immigrazione compresa. Come a dire: continuate pure a scambiare le cose di sempre tra i soliti noti, basta che usiate un’altra moneta. E i Giovanni di tutto il mondo non soffriranno più. Carlo Azeglio, certamente buono e degno, certamente animato da un’eticità profonda, però ci ha guidati (e noi ci siamo pigramente lasciati guidare) su una strada, dopo tutto troppo banale.
E non pensate che la mia opinione sia isolata. Tra i mille panegirici dei giornali vi sono degli articoli che criticano profondamente il sistema di conoscenze dei tempi di Carlo Azeglio. Non si fanno certo riferimenti espliciti. E questo è un male perché, invece di avviare un discorso serio sul significato delle scelte politiche dei tempi di Ciampi, si lascia lo spazio a volgari insulti.
Non si fanno riferimenti espliciti, ma quando Luca Ricolfi sul Sole 24 Ore critica le regole europee (non certo scritte oggi) che propongono di mettere in secondo piano il rapporto debito/PIL rispetto al deficit, mentre i mercati finanziari sembrano interessati al rapporto debito/PIL, certo contesta le scelte di quel tempo.
Quando Michele Salvati sostiene, come sul Corriere di oggi, che è necessaria una nuova teoria politica, certo, almeno, relativizza quella visione dell’economia e della società che ha ispirato l’azione di Ciampi.

Da ultimo, mi lasciate uno sfogo? Ma non vi sembra stucchevole e infantile cercare di far passare un uomo come la perfezione vivente? Se l’uomo fosse tale, non sarebbe un uomo. Anche l’uomo Carlo Azeglio quale volta avrà sbagliato, sarà stato vile, sarà stato ingiusto … Sarà stato desideroso e bisognoso di Perdono. Amici agiografi, raccontateci anche Carlo Azeglio l’uomo e non solo il Ciampi icona. Sarete anche più simpatici.

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.