domenica 28 agosto 2016

La ricostruzione: perché i soldi non ce li mette la BCE?

di
Francesco Zanotti

Risultati immagini per BCE

La soluzione è semplicissima: la BCE stampa tutta la moneta che serve per un gigantesco piano di ristrutturazione delle aree terremotate e la fornisce come dono. Ne faremo una costellazione di borghi da suscitare meraviglia nel mondo.
Mi immagino le razioni alla mia proposta: a è una assurdità economica.
E, invece non lo è!
Non vi è nessuna legge economica che la vieti. Innanzitutto per il semplice motivo che non esistono leggi economiche in generale. In particolare, perché non esistono algoritmi in grado di dimostrare che regalando soldi per costruire un grande progetto accada qualcosa di indesiderabile. Neanche si riesce a fare una lista delle accadimenti indesiderabili che si potrebbero verificare. Mentre la lista dei benefici è lunghissima.
Il rifiuto ad, almeno, discutere la mia proposta sarebbe solo frutto di pregiudizi: di tutti quelli che cercano di immaginare una teoria economica modellata sul modello della fisica classica. Purtroppo senza esserne consapevoli. Detto tecnicamente: pensano che esista una densità di lagrangiana da integrare su tutto il sistema economico e poi usare il principio di minima azione per cercare la posizione di equilibrio complessivo (la stabilità) da perseguire. Questo fantomatico punto di equilibrio complessivo non esiste. Se esistesse non sarebbe calcolabile. E la Natura, la Storia e tutti i diseredati che in quell’equilibrio soffrono lo distruggerebbero.

Io sto facendo tutto il possibile perché la mia proposta sia almeno discussa ... datemi una mano. Che razza di pase è quello che costringe la gente a immani sofferenze solo per pregiudizi teorici?

5 commenti:

  1. Volentieri condivido questo "appello", la speranza è che si cambi rotta ma sarà dura, molto dura. Non penso che vedremo un vero cambiamento in tal senso.

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  2. Nel complimentarmi per la Sua pregiata iniziativa, mi permetto di svolgere con Lei alcune riflessioni. Le conclusioni cui perviene sollevano un autentico dilemma sociale: da un lato vi è la Teoria economica, incentrata su un concetto astratto di equilibrio,di cui,senza dati,non sa(e non può dare) giustificazione empirica alcuna;dall’altro,vi sono i processi reali di diffusione delle conoscenze,di coordinamento dei piani individuali(ad es.imprenditori e burocrati) che costituiscono l’originaria giustificazione ed il fondamento implicito della stessa teoria,ma che non possono esservi formalmente incorporati.Questa situazione dilemmatica,senza un approccio incentrato,in prims,sulle azioni logiche ed illogiche degli agenti,è apparentemente senza vie di uscita.La comunicazione che da essi discende,quale elemento ultimo del sistema cui ineriscono non permetterebbe di cogliere compiutamente la sintesi delle sue tre selezioni: I) emissione, cioè l’atto del comunicare (chi e con chi,come,quando e con quali fini); 2) informazione (insieme dei dati e delle azioni iniziali);3) comprensione(conoscenza)della differenza tra emissione ed informazione.In altri termini,è come se un’azienda continuasse a rimediare ai virus presenti nei suoi sistemi,senza però implementare un adeguato Sistema di Gestione della Sicurezza delle Informazioni.
    Esiste una possibile soluzione :se i processi reali non possono risolversi con i soli strumenti della teoria economica,bisogna rinunciare ad essa e sostituirla con un altro sistema teorico più pratico;e dato che la teoria economica pura si fonda sul concetto di equilibrio, bisogna rinunciare anche a questo concetto e sostituirlo con un altro che non presenti gli stessi problemi.Questo concetto alternativo è il concetto di ordine sociale (HAYEK e LUHMANN).Un concetto molto più flessibile di quello di equilibrio.Un ordine sociale è,in primis, una struttura relazionale qualitativa a cui possono corrispondere relazioni quantitative molto diverse,non rigide ed insensibili come quelle economiche da Lei acutamente denunciate(non vi sarebbe alcuna legge in grado di limitare l’emissione di moneta per far fronte,non solo ai danni strutturali di una calamità, ma anche a quelli individuali cognitivi di un’intera comunità).
    Inoltre,se da una parte si rivelerebbe possibile asserire che in tal modo l’ordine sociale si preserverebbe attraverso un processo di aggiustamento e di cambiamento(nel caso di ripristino delle condizioni di vita di intere famiglie),non è invece possibile asserire la stessa cosa per uno stato di equilibrio economico;laddove si componesse ed operasse proprio con riguardo ai continui aggiustamenti quantitativi(limiti di moneta) che dovrebbero porre in essere gli stessi agenti (all’ Aquila è la burocrazia a decidere.Quali effetti? ) .
    In questo modo,tramite il senso e l'evoluzione sociale culturale (LUHMANN) l’ordine sociale potrebbe rivelarsi compatibile anche con una situazione di disequilibrio;anzi,sotto una prospettiva sistemica, la compresenza di un certo grado di disequilibrio potrebbe rivelarsi indispensabile per il ripristino e la conservazione dell’ordine stesso,cosa che è impossibile dirlo facendo ricorso all’equilibrio economico.
    E se è la burocrazia a limitare il tutto (quella egoista,cinica ed opportunista, piegata ai voleri del politico),con una proposta di una sua concezione più ristretta e qualificata, si potrebbe produrre una sorta di slittamento del pensiero Hayekano a quello Luhmanniano: dalle affermazioni sul carattere «parziale» del sistema politico,che nelle società complesse e differenziate non può indirizzare l’insieme del sistema sociale e deve rispettare l’autonomia degli altri sottosistemi,si giungerebbe alla riformulazione in termini di teoria sistemica delle tesi sulla deregulation. In questo modo potrebbe assistersi ad una parabola del funzionalismo sistemico nella prospettiva, oltre che di maggiore Libertà e Legalità, anche di maggiore Efficienza ed Umanità del rapporto fra Politica e Popolazione. Il che non farebbe male alla nostra Democrazia.
    Con stima
    R.P.

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  3. Caro Roberto, grazie per il suo importante commento. Come può vedere, se da' un'occhiata alla parte destra del blog vedrà che siano anche noi Luhmanniani, anche se parzialamente. Cioè, pensiamo che Luhmann spieghi molto bene cosa sta accadendo, ma meno bene perchè è accuaduto e soprattutto come si può governare una società fatta di sistemi autopoietici, grandi e piccoli, in accoppiamento strutturale. Aspettiamo ancora qualche giorno per vedere se riusciamo a raccogliere qualche altro commento .. anche se non nutro grandi speranze al riguardo. FZ

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    1. Ha espresso con estrema sintesi pregi e limiti di un grande approccio quale quello sistemico.
      Semplificare LUHMANN facendolo decorrere dal dato e dai fatti della quotidianità, cioè dalle relazioni fra dati, fatti e uomini fra loro, potrebbe contribuire a scoprire più agevolmente il valore di uno studioso unico nel suo settore. In questo vi è da sperare che la Sua traduzione serva ,una volta per tutte, a creare, non una moda luhmanana, perché di essa penso che non ve ne sia bisogno in Italia, ma una seria riflessione su di un pensatore che, con la Sistemica di von Bertalannfy (e Minati in Europa ed in Italia), tanto ha detto e tanto ha ancora da dire, soprattutto a coloro che di lui e del movimento non condividono posizioni né intellettuali né politiche.
      Per farlo vi è,però, bisogno di tanta apertura sistematica. Diversamente il rischio è quello di perdere, come sofferto dall’amico von Bertalannfy, pensatori del calibro di von HAYEK.
      L’esempio eclatante è quello di un altro grande pensatore “sistemico”, l’ americano David Easton. Non mancò mai di riconoscere il valore scientifico di un ‘economista “individualista” quale il premio Nobel per l’Economia ‘86 James Buchanan; evidenziando in ciò le analogie del concetto di equilibrio (Buchanan) con quelle inerenti la sua “grande idea “di Sistema politico. Easton denunciò quanto fosse inconcepibile che un esperto quale Buchanan, maestro nell’uso di strumenti matematici, non potesse essere dichiarato idoneo ad elaborare dei rapporti logici complessi fra variabili e linea politica.
      Stesso discorso fece Buchanan, allorquando riconobbe il valore dell’approccio sistemistico, immaginando quanto le preferenze individuali possano raccogliersi in decisioni collettive da una "scatola nera", il sistema elettorale
      L’onestà intellettuale di questi due grandi pensatori è unica. Essa, al pari di Luhmann e von Hayek, costituisce il primo stadio di sviluppo di ogni analisi e, solo dopo, di separazione fra uno schema all’altro ,a seconda dei tempi e dei luoghi, non delle posizioni preconcette imposte in nome di una qualche “semplificazione della realtà”.
      Purtroppo ,ancora oggi, l’ibridazione fra i due metodi (individualismo e sistemica) ,sia in campo politico sia economico, non produce alcun effetto positivo. Molti scienziati persistono nell’infettare ogni sede di confronto con astruse formule matematiche oppure concetti astratti,distanti dalla realtà, incomprensibili ai più, perdendo in ciò il vero senso dell’azione umana, unica fonte di differenziazione fra Sistema ed ambiente.
      I tempi per cambiare sono maturi. Ed in questo senso, il Suo libro costituisce certamente un passo avanti verso la strada, non solo di una maggiore comprensione, ma anche di una migliore semplificazione e selezione fra metodi ed autori diversi.
      Per questo ringrazio io a Lei e Le rinnovo i miei complimenti
      R.P.

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  4. Grazie ancora delle osservazioni precise e puntuali e dei complimenti. Solo una precisazione: la traduzione non è mia ma di Lorenzo e Luciano Martinoli. Io ho scritto la corposa appendice.

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.